Il maratoneta luganese ha raggiunto la sua meta di Castelfranci, accompagnato dal figlio Gabriele in bici: il resoconto dell'incredibile esperienza
Lugano-Castelfranci: 970 chilometri, in 19 giorni. A piedi. Soccorso 'Soc' Cresta ce l'ha fatta: partendo il 30 luglio dalla sua città d'adozione è arrivato ieri nel suo paese d'origine in provincia di Avellino. Abbiamo seguito giorno per giorno il maratoneta 64enne – accompagnato in bici dal 20enne figlio Gabriele –: una corsa a tappe che dal Ticino alla Campania ha regalato ai due avventurieri grandi soddisfazioni e incredibili emozioni. Circa 50 chilometri percorsi quotidianamente dai laghi prealpini alla Pianura Padana, dal mare Adriatico agli Appennini: tanta fatica, ripagata da ricordi indelebili. Ecco le impressioni del 'Soc' a fine impresa. Per ripercorrere tutto il suo viaggio: vedi correlati.
Dopo quattro anni è riuscito a realizzare il sogno di unire i suoi due Paesi attraverso la corsa, come mai proprio in questo particolare anno?
Finalmente, dopo tanto tempo in cui pensavo di lanciarmi in quest'avventura sono riuscito, con il sostegno di mio figlio e dei miei famigliari, a viverla. È proprio grazie a questo particolare periodo delle nostre vite che sono riuscito a cogliere l'occasione per partire e seguire l'itinerario che mi ero prefissato, collegando i miei due Paesi. A correre ero solo, l'unico che mi accompagnava era mio figlio, quindi non correvo rischi per quanto riguarda il Coronavirus.
È stato come si aspettava?
Come mi aspettavo e anche meglio! Durante tutto il tragitto abbiamo trovato moltissima gente che, colpita dalla nostra impresa, ci ha mostrato il proprio interesse e supporto. Come per esempio quando un giovane ventiseienne prendendo a cuore la nostra storia ci ha offerto la cena. Posso dire che non siamo passati inosservati e che il calore della gente ci ha motivati molto. A viaggiare insieme a noi c'erano anche le bandiere della Svizzera, dell'Italia e dell'Avellino.
Cosa le è rimasto più impresso?
Aldilà della gentilezza e disponibilità della gente, ricordo un episodio in particolare nel quale un signore, vedendoci passare ha intercettato mio figlio per consigliarci di seguire una nuova pista, completamente ciclabile, chiamata 'strada dei trabocchi' dove passava la vecchia ferrovia. Un percorso piacevolissimo e inaspettato. Un altro momento simpatico è stato quando siamo arrivati in un paesino in zona Parma dove siamo dovuti passare attraverso un sottopassaggio che però era allagato, ho dovuto togliermi le scarpe e scivolando sono riuscito ad arrivare dall'altra parte. Avrei voluto muovermi ancora un po' a piedi scalzi ma l'asfalto era rovente. A Falconara, durante la tappa numero dieci, abbiamo dormito in tenda sulla spiaggia siccome non siamo riusciti a trovare nessun altro alloggio. Vista la stagione è stato difficile trovarne, soprattutto considerando il poco margine di previsione e di prenotazione. Non potevamo programmare tutto nel dettaglio. Quindi ci è capitato di dormire in tenda, sia in spiaggia che in un agriturismo, sotto un albero di nocciole e vicino agli asinelli. Un ulteriore giorno che mi è rimasto impresso è quello nel quale abbiamo visitato Pieterlcina, luogo nativo di padre Pio, al quale ho voluto porgere ringraziamento.
Il tratto più impegnativo?
Sicuramente la diciottesima tappa Castalpagano-Venticano è tra le più impegnative in quanto anche la più lunga, di 66,7 chilometri. Ma a ripagarci c'è stata l'accoglienza della gente, ad esempio quando siamo arrivati a Venticano in un club avellinese dove ci hanno ospitati per cena e ci hanno riservato l'albergo.
Cosa vi ha dato la carica?
A darci la carica è stato sicuramente il sostegno delle persone care e della gente che ci ha accolti di paese in paese e di città in città. Sull'ultima tratta per esempio i festeggiamenti sono iniziati già a 10-15 chilometri dal mio paese. C'era gente che ci raggiungeva in motorino, in macchina ecc. Nel territorio di Castelfranci è arrivata anche una macchina della polizia municipale ad accoglierci, e paesani che ci portavano l'integratore per dissetarci.
Cosa ricorda del momento in cui è arrivato?
Quando sono arrivato in paese ero prossimo allo svenimento, è stata un'emozione incredibile. All'arrivo c'è stato addirittura il nastro da raggiungere e spezzare.
Qualche aneddoto divertente?
La sera prima della partenza ho tagliato la barba e da lì in avanti ho deciso di non tagliarla più fino al mio arrivo. Così è stato. Infatti, una volta a Castelfranci mi sono recato dal barbiere che, a mia grande sorpresa ha deciso di non farmi pagare, regalandomi il taglio. Così come lui, in qualsiasi negozio entrassi mi sono state regalate le cose. Un trattamento d'onore da parte della popolazione.
Al suo fianco c'è stato suo figlio Gabriele. Il vostro rapporto è cambiato?
Devo ringraziarlo moltissimo. Il suo ruolo è stato fondamentale. È stato lui a darmi le dritte su quale percorso seguire e dove svoltare. Inoltre è stato lui a portare tutto il carico sulla bicicletta. Ha avuto una grande pazienza e sono fiero di lui, come lo sono anche di mia figlia Simona e di mia moglie Maria che ci hanno supportati sempre. Posso dire che questo viaggio ha fortificato moltissimo il nostro rapporto. Ci sono sempre piccoli problemi tra padre e figlio ma il tutto si è sempre risolto in grande armonia.
... e le scarpe? Hanno resistito?
Le scarpe sono andate benissimo. Le cambiavo anche durante la giornata. Le avevo ben collaudate prima di partire. Un paio è sicuramente da buttare o da usare per qualche lavoretto in giardino (ride, ndr).
Cosa consiglierebbe a una persona che vuole intraprendere un percorso simile?
La prima cosa di cui dotarsi per affrontare un percorso simile sono una grande convinzione e determinazione. E ovviamente fare una grande preparazione sia fisica che mentale. È buona cosa studiare e capire i propri limiti, ascoltare il proprio corpo e saper gestire le proprie energie. La testa è fondamentale secondo me perché è lei a guidare il corpo. Anche se si vuole procedere ma il corpo e la mente non ce la fanno consiglio di fermarsi, così da non consumare tutte le forze.
Mentre corre che fa? Pensa? O svuota la mente?
Durante la corsa si pensa a tante cose: agli amici, all'infanzia, alla famiglia, ecc. Sono momenti di riflessione bellissimi anche perché sei solo con te stesso e con la tua mente. È un correre fisico ma anche un correre tra i pensieri.