Percorrere 900 chilometri per ricongiungere i puntini della sua vita fra Italia e Svizzera. Questo l'obiettivo di Soccorso Cresta, prossimo ai 64 anni.
Dalla Grande Lugano a Castelfranci, in provincia di Avellino, paesino di 2'000 anime adagiato sulle rive del fiume Calore. Soccorso Cresta, con casa a Breganzona e sangue campano, si sta preparando per una vera e propria impresa: percorrere i 900 chilometri che dividono il suo comune di nascita con quello che l'adottò 46 anni fa, quando emigrato dalla verde Irpinia scelse la Confederazione per trovare lavoro e costruirsi un futuro più agiato. Quasi mezzo secolo divide, dunque, quel giovane 17enne dal quasi 64enne di oggi (festeggerà il compleanno il prossimo 11 agosto) ma lo spirito che lo anima resta lo stesso: passione.
Custode per professione, maratoneta della Sam Massagno per hobby, accompagnato dal figlio Gabriele in bicicletta (reduce a sua volta dal giro della Svizzera su due ruote, cfr. 'laRegione' del 18 luglio) Soccorso è pronto per la sua sfida: correre in una ventina di tappe da 45 chilometri ciascuna (tre chilometri in più circa di una maratona). «Da qualche anno pensavo di fare questo percorso per creare un gemellaggio simbolico e un modo per ringraziare il mio paese d'origine e quello adottivo – ci spiega con una certa emozione –. Pensare che avevo cominciato col ciclismo... pedalando per una decina di anni. Appassionato poi di montagne, tanto che le cime ticinesi le ho fatte un po' tutte... Quasi per gioco, nel 1993, ho cominciato a correre e non ho più smesso».
Più che un divertimento però questo obiettivo pare un'impresa titanica. Venti maratone nelle gambe per altrettante tappe, ma come è possibile? «È tutta una questione di testa, se uno vuole può. Lo dico sempre: il problema sta dal mento ai capelli! Sta tutto lì, se riesci a mettere a posto le cose in quei pochi centimetri l'obiettivo, qualunque sia, diventa fattibile». E Soccorso, in effetti, non si è più fermato, partecipando negli ultimi anni a 48 maratone in tutto il mondo, da Monaco di Baviera ad Amsterdam, da New York a Oslo, da Berlino a Vienna e Praga, da Zurigo alla 30 km della Stralugano, «le ho fatte tutte!». Solo il coronavirus è riuscito a fargli appendere temporaneamente le scarpe al chiodo: «Con il nostro gruppo avremmo dovuto andare a Barcellona a marzo ma hanno annullato tutto e siamo dovuti stare a casa».
Mai domo di traguardi, Soccorso fa parte anche di 'All4all' (Tutti per tutti), l'associazione che permette tramite dei volontari di "prestare le gambe a chi non può correre in autonomia perché costretto a vivere su una sedia a rotelle". «Braccia, gambe e cuore» ci riporta il motto il nostro interlocutore. Quando non lavora o sta in famiglia, dunque, Soccorso corre. Non le bastavano più i sentieri della tenuta Bally? «Mi sento oggi profondamente luganese, di Breganzona a dire il vero. Ma non dimentico le mie origini. Era da quattro anni che mi frullava l'idea di realizzare un 'ponte' fra le due città 'natali'. L'ho voluto per ringraziarle entrambe! Infatti ho anche coinvolto i rispettivi sindaci. Marco Borradori, per esempio, sarà alla partenza in piazza della Riforma il prossimo 30 luglio, mentre il suo omologo mi attenderà all'arrivo previsto il 18 agosto. Per l'occasione ho fatto stampare dei gagliardetti dove sui due lati vi sono gli stemmi comunali e che farò firmare ai due primi cittadini per poi scambiarli».
Svizzera e Italia, due nazioni che spesso sono considerate amiche-nemiche: quale messaggio, invece, intende portare il runner? «Alla fine siamo tutti cittadini di questo mondo. Certo all'inizio l'integrazione non è stata facile, ma poi mi sono trovato benissimo, tanto oggi da considerare i due Stati come parte della mia storia. Basta un po' di buona volontà dalle due parti e possiamo convivere, dai!». Del resto la corsa, con la sua funzione motoria, ha molto unito gli animi delle persone, messe a dura prova dal lockdown. Così anche le nuove generazioni? «Purtroppo non è proprio così. A livello di società sportiva è un problema attualmente in generale e non solo in Ticino. I giovani si avvicinano all'atletica fino a quindici anni circa, dopo ne perdiamo tanti. Diciamo che su dieci sei abbandonano. Soprattutto le donne. Peccato... anche se per fortuna abbiamo ancora un buon vivaio».
Dai bambini a chi negli anta ci è arrivato da tempo, la corsa resta uno sport adatto a tutte le età: «Ho fatto iniziare a correre gente di sessant'anni. Uno, con le giuste cautele e con un controllo medico iniziale, lo può fare anche a ottanta. Elemento fondamentale sono semplicemente delle ottime scarpe. Io per il mio 'viaggio' ne ho preparate due paia, vediamo se lungo la strada dovrò acquistarne altre. Perché sa, come si suol dire... le mangio!».
Ma come ci si prepara fisicamente e mentalmente per 900 chilometri? «Curo naturalmente l'alimentazione evitando di mangiare certi cibi grassi, consumare alcol, non fumo chiaramente. E poi, io sono uno che non molla mai. Con la testa macino chilometri e chilometri. Nel mese di maggio ne ho fatti 615, giugno un po' meno e adesso prima di giovedì prossimo sono chiaramente calato. Domani (oggi per chi legge, ndr) faccio l'ultimo allenamento, tranquillo, sui 30 chilometri. Ma il mio obiettivo non è la velocità né il tempo, ma arrivare». Integratori? «Con la giusta alimentazione non ce n'è bisogno, certo qualcosa bisogna pur integrare quando si corre per molte ore. Importantissima è comunque l'acqua». Borraccia alla mano, Soccorso è dunque pronto. Le venti tappe, «magari se riesco a recuperare qualcosa via via anche meno», prima che nelle sue gambe, sono già nella sua testa!