L'originale, e impegnativa, 'vacanza' dei luganesi Gabriele e Loris: in sella alle loro due ruote, a caccia delle oltre 50 foto del Grand Tour of Switzerland
Entusiasmo alle stelle, l'energia dei vent'anni, un pizzico di 'follia' e... tanta voglia di pedalare. Gabriele Cresta e Lorenzo Pereira Malheiro, amici da una vita, più che una vacanza preferiscono definirla un'avventura. Ed effettivamente lo è: un mese in sella alle proprie bici alla scoperta della Svizzera sulle orme del Grand Tour of Switzerland, un percorso contrassegnato da oltre cinquanta postazioni fotografiche che incorniciano altrettanti fra i luoghi più suggestivi del Paese. Oggi i due ventitreenni di Breganzona si apprestano a concludere il proprio giro, ma noi li abbiamo sentiti in piena avventura, quando si trovavano a Cossonay (Vaud).
Il Grand Tour of Switzerland interamente in bici. Una vacanza quantomeno originale.
La definiremmo più un'avventura che una vacanza. Per esempio oggi siamo arrivati qui nel canton Vaud, abbiamo trovato un fiumiciattolo, il posto ci è piaciuto: ci siamo fermati, abbiamo tirato fuori il fornello e il pentolino, tra poco mi laverò nel fiume... è proprio un'avventura. Ed è fighissima! E comunque è anche abbastanza tosto come viaggio.
Ecco, ci vorrà un fisico bestiale...
In realtà io (Gabriele, ndr) non mi ritengo un grande sportivo, più uno scappato di casa fuori di testa (ride, ndr). Sì, sono cresciuto in una famiglia di sportivi: mio papà è maratoneta. Ma non siamo partiti perché siamo ciclisti. Anzi, è la prima volta che facciamo un giro così in bici. È proprio voglia di avventura, non vogliamo troppa pressione: se non ce la facciamo, vorrà dire che perlomeno ci abbiamo provato. Per ora siamo carichi, siamo arrivati al 15° photo spot.
Viene da chiedervi: perché lo fate?
È un obiettivo personale, oltre alla voglia di vivere un'esperienza come questa. Vediamo cose e posti bellissimi, ho già fatto oltre 300 video. Visitiamo luoghi nei quali non siamo mai stati. Inoltre siamo studenti, non volevamo spendere molto, e questa è una vacanza quasi a costo zero.
A chi è venuta l'idea?
A me (Gabriele, ndr). Un giorno ho visto per caso uno di questi photo spot (le postazioni dove scattare fotografie lungo il percorso, ndr). Mi sono informato, l'idea mi è piaciuta e mi sono appassionato coinvolgendo anche Loris. Ho fatto un ricerca preparando tutto: 80 pagine con le informazioni sul percorso, gli spot, le tempistiche e anche le variabili. Poi ci siamo preparati portando di tutto: sacchi a pelo, tappetini, tenda, ricambio, antizanzare, il borotalco per il quieto vivere (ride, ndr).
Famigliari e amici cosa vi hanno detto?
Gabriele: La mia famiglia non lo sa ancora (ride, ndr). Ai miei ho detto che andavo a Friborgo. Quando ci arriverò gli dirò che allungheremo un po' il viaggio...
Loris: Mio padre ha detto che sono un pazzo, mia mamma che la vita è una sola e che faccio bene e mio fratello mi ha detto che sarebbe venuto a prendermi in auto a Bellinzona, alla fine della prima tappa (ride, ndr).
Idealmente, il Grand Tour è circolare. Voi da dove siete partiti?
Siamo partiti il 24 giugno da Chiasso, dove non ci sono photo spot ma è il punto più a Sud della Svizzera. Durante il primo giorno abbiamo pedalato fino a Bellinzona, il secondo fino ad Airolo, il terzo il Passo del San Gottardo e il successivo il Furka, e così via. Tranne Zugo mi sembra, il circuito tocca tutti i cantoni e il nostro obiettivo è quello di vedere tutti gli spot.
Per dormire e mangiare come fate?
Dipende. La prima sera abbiamo dormito sotto un ponte a Bellinzona perché diluviava. Il giorno dopo invece abbiamo chiesto ospitalità per la notte a un contadino di Airolo, che ci ha fatto dormire sul suo prato. Alla mattina ci siamo svegliati con le mucche a un centimetro dalla tenda (ridono, ndr). Altre volte, come a Visp o a Zermatt, siamo stati nei campeggi. Per pranzo di solito mangiamo freddo, per la sera invece abbiamo il fornellino da campeggio e cuciniamo di tutto: pasta, wienerli, uova, cordon-bleu. Molto alla buona. Ma ogni tanto ci permettiamo anche il lusso di qualche ristorante, grazie ai nostri sponsor...
Spiegatevi.
Quando siamo partiti, per scherzare abbiamo detto ai nostri soci di twintarci dei soldi. E pian piano lo stanno facendo: ci sponsorizzano i nostri amici via Twint (il sistema di pagamento via smartphone, ndr). Un'amica ci ha mandato 10 franchi, un altro 20. Gli amici ci seguono su Instagram (@toastimburrato e @peruzpereira), ci danno forza e carica e ogni tanto si fanno prendere dalla compassione (ridono, ndr).
Social a parte, i vostri cari quando dovrebbero aspettarsi di rivedervi in carne e ossa?
Inizialmente avevamo calcolato 24 giorni. Ora siamo già a due di ritardo, dovuti a maltempo o forse a previsioni un po' troppo ottimistiche, ma non vogliamo andare di fretta: non è una gara, ma un'avventura. Prima di partire abbiamo preparato anche una pagina imprevisti: se qualcuno si fa male o se piove, si rallenta. Non è un problema. Quando arriveremo a Friborgo (dove studiano, ndr) ci fermeremo una giornata per lavare tutto e anche per un attimo di relax. L'ultima tappa, se ce la facciamo, dovrebbe essere il San Bernardino comunque.
Un'avventura, un'esperienza... ma quali sono i posti che più vi sono piaciuti finora?
Loris: A me il ghiacciaio dell'Aletsch e il giro fra i vigneti del Lago Lemano
Gabriele: Se devo sceglierne uno, direi il Cervino: era una giornata con il cielo terso e abbiamo visto questa montagna bellissima che si stagliava, maestosa.
L'altra faccia della medaglia: il tratto più duro?
Sicuramente quello fra Visp e Zermatt: è la parte con il dislivello più alto.
In definitiva, consigliereste questo viaggio?
Lo consiglieremmo un sacco, ma è anche impegnativo come viaggio: in totale sono circa 2'000 chilometri. Bisogna essere un po' avventurosi, sapersi adeguare. Se avessimo avuto dieci anni in più non so se l'avremmo fatto (ridono, ndr). Però è davvero un'esperienza fantastica, anche a livello umano: abbiamo conosciuto numerose persone e tanti ci fanno i complimenti per il viaggio che stiamo facendo. Sono tutti stati molto carini con noi.