Il gm bianconero Hnat Domenichelli difende Gianinazzi dopo un sabato febbrile. ‘Non sacrificherò un coach di belle prospettive per far felice qualcuno’
Lugano – Hnat Domenichelli ci mette la faccia, nell’assordante silenzio di uno stadio vuoto, mentre cala la notte sulla Cornèr Aren, dopo un lugubre Lugano-Friborgo. E quando prende la parola davanti ai giornalisti, il general manager bianconero – che, in parole povere, è il responsabile di ciò che combina la prima squadra – non lo fa solo per dire che Gianinazzi non si tocca, ma lo fa per difendere un’idea. «Credo che uno dei problemi sia proprio questo – spiega Domenichelli –. Tutti si aspettano qualcosa, vale quindi anche per i giocatori, ma io a loro l’ho detto chiaramente: quel qualcosa, da parte mia non arriverà. Io sto con ‘Giana’ e vado avanti con lui. Semmai, è arrivato il momento di fare eventualmente qualche scambio o trovare soluzioni per i giocatori che non seguono le sue idee».
Ma siamo sul piano delle ipotesi oppure le tue sono certezze? «No no, io non ho alcuna certezza. Però è sotto gli occhi di tutti che c’è qualcosa che non va. È evidente che questo non è il vero Lugano, che non è la stessa squadra di inizio stagione». In ogni caso, l’ipotesi – mettiamola così – di Domenichelli sembra ricalcare le parole a mezza bocca di Calvin Thürkauf, martedì, dopo la disgraziata partita contro il Langnau, quando il capitano bianconero aveva lasciato intendere che il sistema di gioco è quello giusto, semmai il problema è che c’è chi non lo applica. «Forse – continua Domenichelli – è arrivato il momento di capire esattamente di chi si tratta, e chiedere a questi giocatori se vogliono restare qui a Lugano. Perché io sono dell’opinione che non ha senso bruciare la carriera di un allenatore giovane che ha un grande futuro davanti a sé, solo per far contento qualcuno per un paio di mesi».
Insomma, la tua posizione sembra irremovibile. «Io sto cercando di cambiare la cultura. Bisogna saper accettare che arrivano dei momenti difficili, e magari bisognerà anche toccare il fondo per poi risalire. So che è dura, fors’anche molto dura da digerire, ma io non sono disposto a barattare Gianinazzi per far felice qualcun altro. Infatti non credo che sia quella la soluzione giusta. Quando hanno voglia di fare, quando seguono ciò che il coach chiede loro, questi giocatori hanno già dimostrato cosa sono capaci di fare. Invece, con tutto il rispetto per nostri avversari, ciò che abbiamo capito questa settimana è che il problema siamo noi, e se andiamo avanti in questo modo sarà difficile fare risultato contro chiunque».
Pur con una partita o due da recuperare rispetto alle cinque o sei squadre che gli stanno davanti, con la sola eccezione del Servette, quando più di metà regular season se n’è andata il Lugano è penultimo della classe, ma soprattutto è reduce da tre kappaò uno più devastante dell’altro, ogni volta con cinque reti al passivo. Insomma, una soluzione bisognerà pur trovarla... «In questo momento tutte le opzioni sono sul tavolo – aggiunge Domenichelli –. Ma, sia ben chiaro, vogliamo prendere una decisione che sia quella giusta, non semplicemente una che faccia felice qualcuno. Ammettiamo, appunto, che ci siano giocatori che stanno giocando contro l’allenatore: in tal caso la responsabilità di risolvere tale questione è mia, non di Gianinazzi. Però spero di non arrivare a dover prendere misure drastiche: mi auguro che sia soltanto un brutto momento passeggero, confido nel fatto che bastino un paio di vittorie a invertire la tendenza. Vedete, il punto è che quando una squadra non vince, tutti si chiedono il perché, e tutti si aspettano che succeda qualcosa. A cominciare da voi giornalisti, perché sono vent’anni che a Lugano va a finire così: quando le cose non vanno, l’allenatore salta. È da un mese, ormai, che circolano certe voci, e ogni volta che perdiamo una partita siamo tutti qui come stasera a chiederci “e adesso, che succede?”. Io credo che quell’idea sia entrata anche nella testa dei giocatori, per questo sto cercando di far passare il messaggio che è meglio che smettano di credere che arriverà qualcuno a salvarli: toccherà a ciascuno di loro assumersi la responsabilità, e andando avanti uniti smetteranno di pensare a tutte quelle storie e si limiteranno a giocare. Poi io non dico che siamo una squadra migliore delle altre, so benissimo che ci sono cose da sistemare pensando a lungo termine, ma ragionando sul breve periodo credo che uno dei problemi sia proprio questo, che i giocatori debbono smettere di credere che qualcosa capiterà, perché da parte mia non succederà proprio niente».
E i tifosi? «Quelli che seguono il Lugano da tanti anni sanno che questo non è il vero Lugano, questa cosa è chiara a tutti. Ma in questo momento mi piacerebbe che loro avessero la mia stessa idea, ovvero la volontà di continuare a sostenere un giovane coach che non merita di vivere tutto questo. So bene che i fan sono frustrati, ma spero che capiscano che ‘Giana’ è un valido allenatore, ed è degno di avere il loro appoggio».
La società, invece? Cosa pensano i vertici del Lugano della posizione assunta da Domenichelli? «Ah, questa è una cosa che dovreste chiedere a chi sta sopra di me – conclude –. Io posso soltanto intervenire sulle cose su cui posso effettivamente avere un controllo. So che per Giana questo è un momento difficile, ma mi dico che se sapremo resistere, una volta che tutto sarà finito sarà un allenatore migliore, perché sarà un allenatore più forte. E noi con lui. Ciò che mi chiedo, semmai, è quando questo momento difficile finirà, quando rivedremo il Lugano che conoscevamo. A Luca posso soltanto dire che adesso deve tornare alla base delle proprie convinzioni e ritrovare la gioia nel lavorare con i giocatori, pur se so bene che ora è frustrato, rimettendo piede in pista domani con l’obiettivo di preparare nel migliore dei modi possibile la partita di mercoledì contro il Rapperswil». Un avversario messo pure peggio dei bianconeri, siccome è reduce da due sole vittorie nelle ultime dieci uscite. Ma mettersi a fare dei paragoni può essere davvero pericoloso, mai come in questo momento.