Nel mercoledì in cui il Lugano ritrova infine il successo, il finlandese entra a far parte dello staff bianconero. ‘I suoi consigli saranno utili a tutti”
Lugano – Sala stampa della Cornèr Arena, ore 18.30 precise: Hnat Domenichelli e Antti Törmänen si stringono la mano davanti ai giornalisti, suggellando simbolicamente l’annuncio fatto in mattinata. Quando nel comunicato diffuso dal Lugano si spiegava che l’ex allenatore di Bienne e Berna, che alle nostre latitudini non ha certo bisogno di presentazioni, da qui a fine stagione vestirà i panni del consulente, aiutando Luca Gianinazzi e lo staff tecnico a uscire da una crisi non solo di risultati che s’era fatta sempre più manifesta negli ultimi giorni. «Questa è una decisione presa dalla società – spiega il general manager bianconero –. Quando ti capita l’occasione di ingaggiare una persona come Törmanen il suo arrivo è un grande valore aggiunto, per qualsiasi ruolo».
In cosa consisterà il suo lavoro di preciso? Andrà anche lui sul ghiaccio con i giocatori? «Sì, credo che anche lui andrà sul ghiaccio durante gli allenamenti. Non tutti i giorni, ma ogni tanto sì. La sua consulenza sarà infatti d’aiuto anche per i nostri giovani, così come per gli allenatori dell’U20, se ne avranno bisogno. L’abbiamo già spiegato: lui non farà l’allenatore, anche volendo non sarebbe più in grado (il tumore l’ha già costretto a fermarsi due volte, ndr). Antti è una gran persona e ha una grandissima esperienza. Ci darà la sua opinione a tutto campo. Anche a livello di management, ciò significa che io stesso mi confronterò con lui».
E Gianinazzi come l’ha presa? Non credete che ciò in qualche modo possa sminuirne il ruolo? «No, non credo proprio. Sono un paio di settimane che discutevamo con lui, per capire cos’avremmo potuto fare per aiutarlo. Non l’abbiamo mai lasciato solo, e infatti abbiamo aggiunto una persona in più nello staff. Ma non solo per Luca, anche per i giocatori».
Oltre all’indubbio carisma, Törmanen porta in dote o una grandissima esperienza, che l’ha condotto – tra l’altro – a vincere un titolo col Berna (era il 2013) e a trascinare il Bienne in finale (due anni or sono). «Voglio ringraziare tutti per la possibilità di essere qui – sono le prime parole del cinquantaquattrenne ormai ex tecnico finlandese –. Le cose nell’hockey vanno davvero in fretta: mi hanno contattato domenica, e oggi è mercoledì e sono già qui. È un nuovo ruolo per me, e se da una parte so di non aver più la possibilità d’allenare, d’altra parte questa è un’opportunità di tornare a lavorare. Ho visto che c’è del potenziale in questa squadra, avevo già seguito alcune partite alla tv in stagione. Così, quando mi hanno proposto di venire qui, mi son detto ‘okay!’».
E cosa può dire di questo Lugano, Annti Törmänen? «Sapete, una partita è una combinazione di fattori. È possibile che una squadra in pista sia la migliore e invece a conti fatti finisca per perdere, a causa di un banale errore o di un rimbalzo sbagliato. Quando va a finire in quel modo, è facile perdere la fiducia nei propri mezzi. Del resto sono cose che capitano durante una stagione. Però so che c’è il potenziale per invertire la tendenza: bisognerà lavorare insieme sulle piccole cose. E di principio posso dire di conoscere tutti i ragazzi, siccome a parte Zohorna e Schultz li ho già visti tutti giocare».
C’è qualche trucchetto che Törmänen ha in mente per dare subito un colpo di mano? «Non è una questione di trucchi – conclude –. Semplicemente i giocatori devono sforzarsi di applicare il sistema, impegnandosi a fondo, giocando assieme, prendendosi cura della zona difensiva e confidando in ciò che dicono gli allenatori. L’hockey è questo, e se vinci le battaglie sul ghiaccio aumenti la probabilità di vincere anche le partite».
Qualche buon segnale, alcuni applausi spontanei che diventano convinti non appena squilla la sirena conclusiva, ma soprattutto tre punti che servivano come il pane, dopo gli scempi delle ultime uscite. «Per uscire da un periodo negativo l’unica medicina è vincere. Stasera il nostro ‘gameplan’ era molto chiaro, soprattutto in fase difensiva» dice un Luca Gianinazzi più sereno dopo il 2-0 al Rapperswil in un mercoledì in cui l’ottimo Schlegel può festeggiare il primo shutout della stagione, alla venticinquesima di campionato.
Sull’arco dei sessanta minuti il Lugano desta un’impressione migliore rispetto al suo avversario, ma naturalmente il primo successo dal derby a questa parte – frutto delle reti di un Carr particolarmente attivo (al 16’55”) e di un Aleksi Peltonen che non aveva ancora segnato (al 21’19”) – certamente non permette di dire che i bianconeri si siano improvvisamente rifatti una salute. A proposito di salute: oltre ad aver temuto il peggio per Joly, rimasto a terra dietro la porta di Melvin Nyffeler poco prima di metà partita, dopo un contrasto perso con Nardella nell’angolo (fortunatamente, il topscorer bianconero sarà di nuovo in pista un paio di cambi dopo), Gianinazzi stavolta deve fare i conti con l’uscita di scena di Zohorna, messo fuori combattimento per colpa di una botta ricevuta ancora sul finire del primo tempo, ciò che ha costretto il coach bianconero a operare qualche ritocco alle linee strada facendo. «L’arrivo di Törmanen? L’ho vissuto benissimo – dice Gianinazzi, riferendosi alla collaborazione con l’ex tecnico del Bienne, che gli farà da consulente –. La mossa del club è molto chiara: in panchina c’è un coach giovane e la squadra in questo momento è in difficoltà, quindi è arrivata una persona d’esperienza che ci può dare una mano. Personalmente credo che l’arrivo di Törmänen sia un attestato di fiducia nei miei confronti. Chiaramente lui ha vissuto esperienze che io alla mia giovane età non ho, e cercherò di approfittarne. Ho già discusso in mattinata, ed entrambi abbiamo un’idea dell’hockey piuttosto simile, questo ci permetterà di lavorare bene».