Il Lugano si fa rimontare due reti in una manciata di secondi. Ma il sangue freddo di Fazzini rimette tutto a posto. Guerra: ‘Fatte molte cose giuste’
I 4’800 della Cornèr Arena trattengono il fiato. Tutto potrebbe decidersi lì, in quella porzione di ghiaccio che va da centro pista alla porta sotto la Nord e difesa da Hollenstein. Luca contro Luca: Fazzini s’appresta a battere il rigore che potrebbe decidere le sorti di un incontro che pareva destinato a chiudersi senza particolari patemi d’animo, ma riapertosi in un batter di ciglia. Facendo anche venire qualche brivido di troppo al pubblico di fede bianconera. Il tabellone della pista è fermo al 57’33” e i tifosi bianconeri attendono in religioso silenzio che il momò compia il miracolo. Con una calma glaciale, il numero 17 dei bianconeri si porta a centro pista e da lì parte in direzione di Hollenstein. Pochi secondi dopo la Nord esplode in un boato: sì, il cecchino di Arzo il suo numero l’ha fatto. Ed è un gran numero: un polsino che trafigge il portiere gialloblù e rimette il Lugano sulla strada giusta, quella del primo successo stagionale.
Ampiamente meritato, ma anche, appunto, pericolosamente rimesso in discussione in entrata di terzo tempo, quando il Davos con due gol in rapidissima successione costringe il Lugano a ripartire dalla casella di partenza. E a quel punto il ‘momentum’ passa chiaramente nelle mani dei grigionesi, che spingono come forsennati alla ricerca del punto del sorpasso. «Quei due gol nel giro di una ventina di secondi potevano mandarci in panico – ammette a fine partita Samuel Guerra –. Invece abbiamo continuato a giocare, e con il rigore trasformato da Luca siamo riusciti a portare a casa i primi tre punti della stagione». Il Lugano è infatti bravo a resistere e a insistere, e a fronte di un powerplay non ancora registrato a dovere, stavolta mette in pista un boxplay che fa il suo dovere. Difendendosi pure con i denti quando è il caso, ma senza incassare reti. E, anzi, è proprio in scia a una situazione di inferiorità numerica che arriva il citato colpo che manda definitivamente al tappeto il Davos. Favorito da un disco malamente perso a centro pista da Fora e raccolto dal rientrante Alatalo. Il numero 22 dei bianconeri s’invola come un falchetto verso Hollenstein, ma al momento del tiro viene ostacolato fallosamente da Dahlbeck. Gli arbitri non hanno dubbi: è rigore. Il resto della storia, poi, la conoscete...
«Per noi è stato un buon test, abbiamo gestito bene la partita giocando molto nel loro terzo – prosegue nella sua analisi il difensore bianconero –. Abbiamo fatto molte cose giuste, cose che a Zugo, martedì, era invece mancate. Abbiamo messo in difficoltà i loro difensori, e questo toglieva loro la velocità. E non è una cosa da poco considerando che per una squadra come il Davos è un’arma micidiale. Senza velocità i grigionesi vanno in difficoltà; questo noi lo sapevamo. Non è stato il Davos a giocare sotto tono, ma noi a giocare forte. Ora dobbiamo subito confermare quanto di buono abbiamo fatto stasera».
Guerra si sofferma poi sulla sua di prestazione: «A livello personale mi sento bene, ho avuto una gran bella estate. Mi sono allenato senza infortuni, che negli ultimi anni mi avevano penalizzato. Sono riuscito a trovare i giusti accorgimenti, grazie anche al nostro preparatore fisico, per arrivare subito in forma e aver fiducia nel mio corpo. Questo mi permette di aver la testa libera e giocare il più possibile. Sono abituato a lavorare duro».
È uno sgolarsi e uno sbracciare unico Josh Holden. Minuto 33, secondo 28 di gioco: il suo Davos è alle corde e si ritrova sotto di due reti. Quando appena novanta secondi prima tra bianconeri e grigionesi il punteggio era ancora inchiodato sullo 0-0. In un amen la situazione è precipitata, al punto da indurlo a chiamare il timeout per strigliare i suoi. Complice la penalità di Ambühl, il Lugano ha piazzato il micidiale uno-due. Prima a 4 contro 4 e poi, e questa si che è una bella notizia per il clan bianconero, in powerplay. Dopo altri 8 minuti abbondanti spesi con l’uomo in più senza cavarne granché. Forse, a voler essere maligni, qualcuno potrebbe anche pensare che a far montare il fumo agli occhi al coach dei grigionesi sia stato proprio il gol incassato dai suoi per mano di un Lugano sin lì poco ispirato con l’uomo in più, sulla falsariga di quanto proposto da Arcobello e compagni non più tardi di martedì a Zugo. Meglio allora evitare di far notare a Holden che a piazzare la doppia stoccata siano stati due difensori.