Gianinazzi e il Lugano intascano altri 3 punti sulla via che porta ai playoff, nonostante l'epilogo allegro. ‘Non va bene rianimare una partita gia morta’
Lugano – Dicono che nessuno regala più nulla. Vale a maggior ragione adesso, nel rush finale di una regular season che ha ancora molto da dire, nonostante restino solo una manciata di partite alla fine. Infatti, il Langnau arriva in Ticino con il coltello tra i denti, e se i bernesi sono più che mai immersi nella lotta per un posto nei ‘play-in’, al tempo stesso sanno che sono proprio loro quelli ad aver giocato il maggior numero di partite (ben 49), e così devono fare punti sempre e comunque. Sul ghiaccio della Cornèr Arena gli uomini di Paterlini il sogno di combinare qualcosa di buono lo cullano fin quasi alla fine, nonostante il Lugano sembrasse aver messo le cose a posto già dopo il 2-0 di Thürkauf, che in realtà è una monumentale papera del povero Boltshauser, il quale finisce per buttarsi alle spalle con il guantone un puck che non sarebbe neppure arrivato in porta, al 46’50’’ di un match avaro di reti fino al delirante finale, in cui cadono in un sol colpo due reti più una terza poi giustamente annullata per il pedatone di Lapinskis, che beffa un Koskinen furibondo al punto da voler frantumare il bastone sulla traversa della sua stessa porta. «Una cosa che non deve succedere – dice il coach Luca Gianinazzi –. È davvero un peccato che ci sia stato quel rilassamento: forse i giocatori pensavano che la partita fosse finita, ma abbiamo praticamente regalato due reti, e di quegli ultimi minuti non siamo contenti. Dobbiamo prenderla come lezione: rianimare una partita già morta non va bene, bisogna in questi momenti essere più cinici e schiacciare l’avversario fino in fondo». Poi il tecnico spende due parole sul rientro di Canonica. «Ottima prestazione la sua. Lorenzo ha ripreso bene, e non era facile per lui dopo questo lungo stop, in una Lega che oltretutto per lui è nuova».
Al di là della cocciutaggine bernese e il sostanziale equilibrio che regna in pista per gran parte dei sessanta minuti, al tirar delle somme sono i ticinesi a mostrare le cose migliori sul fronte offensivo, trascinati dalla superlinea di un Calvin Thürkauf a cui sembra riuscire davvero tutto. Di che rallegrarsi insomma, per un Lugano che battendo il Langnau non solo conquista tre punti pesanti, ma impedisce pure ai suoi avversari diretti di avvantaggiarsi in un epilogo di regular season che per i bianconeri potrebbe ridursi alla lotta a tre con Berna e Davos per aggiudicarsi gli ultimi due posti a disposizione nei playoff veri e propri. «Ogni punto conquistato in questo momento è importante, se guardiamo la classifica tutte le squadre sono vicine. Prima di questa partita – aggiunge Gianinazzi – i Tigers erano primi nella speciale classifica delle ultime dieci partite giocate per numero di punti, e hanno dimostrato in pista di essere una squadra solida e molto ben organizzata. Non è stato semplice per noi vincere, ma alla fine dovevamo portare a casa un risultato positivo e ci siamo riusciti. Ogni linea schierata oggi un compito ben preciso e penso che tutti hanno dato il loro contributo per aiutare la squadra. È un mix speciale, il nostro: per gli avversari dobbiamo essere un ostacolo duro da abbattere, e siamo sulla buona strada».
È il 4’27’’ della sua diciassettesima partita con il Lugano, quando – con un sorriso grosso così – John Quenneville può infine festeggiare il suo primo tiro che finisce in porta. Nella porta giusta almeno, siccome il ventisettenne dell’Alberta un paio di settimane or sono a Porrentruy era già stato protagonista suo malgrado, per quello sfortunato autogol di pattino sul puck messo in mezzo da Audette proprio davanti a Koskinen. Una rete, la prima del canadese in bianconero, frutto del gran lavoro di Fazzini dietro la porta e poi dell’illuminante assist di Arcobello. Eppure, al momento della conclusione del numero 71, la prima impressione è che dopo aver messo fuori causa Boltshauser, il suo tiro fosse finito sul palo anziché in porta. Fortunatamente, però, è semplicemente un’illusione ottica: infatti il disco va a incocciare il montante interno piazzato al centro della gabbia e poi torna fuori. Insomma è gol: per la gioia di tutti, anche dei tifosi più scettici. Del resto, a parte la valanga di reti con lo Zsc due stagioni fa (ben 20), nel 2020 a Rockford Quenneville aveva totalizzato 1 gol in 16 partite, poi 5 in 19 match col Leksand e altri 4 in 25 gare a Belleville un anno fa, quindi ci sarà senz’altro stato chi ha pensato ‘già segna poco, se poi sbaglia anche da lì…’.