Ho letto con molto interesse le parole giuste della municipale Karin Valenzano Rossi all’indirizzo del vandalo o ladro che se l’è presa con il parchimetro di Campo Marzio a Lugano. Lo sdegno è ovviamente condiviso al 100%. Tuttavia la persona che ha avanzato tale condanna, vale a dire una rappresentante del Municipio di Lugano, pone qualche perplessità alla luce di quanto avvenuto all’ex Macello e comprovato dalle carte inizialmente sotto sigillo ed ora rese accessibili al Ministero pubblico. Vi è in effetti un problema di credibilità di chi pronuncia frasi che rammentano il rispetto della proprietà privata ed il rispetto di valori collettivi di convivenza che sono peraltro protetti anche da norme di diritto penale.
All’ex Macello le autorità si sono arrogate di fare qualcosa profondamente illegale ed ora, agli occhi dell’opinione pubblica, il Municipio di Lugano risulta ormai del tutto delegittimato a formulare tali condanne.
E questo è il vero problema per la democrazia e questo succede quando si adottano due pesi e due misure e non si rispettano le regole che il Municipio e la Polizia sono chiamati a far rispettare. Lo dico già da tempo: sono brutti tempi e chi non se ne vuole rendere conto perpetua questo senso di sfiducia e di discredito delle nostre autorità verso le quali dovremmo al contrario riporre totale fiducia. Ora siamo passati in un crinale pericoloso e il pessimismo dilaga. Quanto avvenuto all’ex Macello è molto chiaro: vi sono stati verosimilmente un abuso di autorità e un danneggiamento volontario (quindi un vandalismo!). Quando succederà ancora una volta che il Municipio di Lugano condannerà una condotta che lui stesso ha messo in atto quella famigerata notte preparando minuziosamente la demolizione dell’ex Macello? Quando succederà un’altra volta che il Municipio di Lugano infliggerà una multa per abuso edilizio quando lui stesso lo ha commesso grossamente quella famigerata notte? Sono questi interrogativi inquietanti e se si cominciano ad applicare i principi dei due pesi e due misure siamo posti di fronte alla fine dello Stato di diritto e a pericolose derive illiberali. Anche l’atteggiamento della Polizia cantonale, che ha voluto la posa dei sigilli a fronte di un’inchiesta del Ministero pubblico cui è sottoposto per legge, è un cupo segnale per il funzionamento delle nostre istituzioni. L’unica soluzione in questo caso è che chi ha sbagliato si scusi e si assuma le proprie responsabilità. Purtroppo non sarà così: l’arroganza del potere si manifesterà ancora una volta di troppo. È proprio quella parte di politica, che quella sera si è sentita onnipotente e che guarda con tanto disprezzo la realtà italiana, che si renderà ancora una volta protagonista del peggior malcostume tipico della vicina Penisola.