Silenzi, comunicazioni del Municipio e amianto nelle macerie dell'edificio abbattuto, alimentano forti dubbi sugli organi dello Stato
Invece di chiarire, la presa di posizione del Municipio di Lugano sulla demolizione dell’ex Macello ha gettato ombre oscure sul funzionamento delle istituzioni. Da Palazzo civico è giunta una nota stonata, che sta sgretolando la fiducia della cittadinanza nello Stato e nei rappresentanti eletti dal popolo. Difficile digerire che la maggioranza dell’esecutivo abbia dato il via libera all’abbattimento del tetto senza preoccuparsi delle procedure né delle modalità, tantomeno della possibile presenza di amianto e altre sostanze potenzialmente nocive nel vetusto edificio. Lasciamo un attimo da parte le conseguenze di un atto di inedita violenza simbolica che ha dato nuova linfa al movimento a sostegno dell’autogestione e cominciamo dalla decisione di acconsentire allo smantellamento del ‘solo’ tetto. Una decisione presa, stando alla versione ufficiale, alle 21.30 di quel sabato, affidata alla polizia e messa in atto nel più sfacciato dispregio delle regole edilizie. Eppure, in Municipio, c’è anche chi ha detto che si può ricorrere alla domanda di costruzione in sanatoria. Complimenti, davvero un bell’esempio da dare al cittadino e agli operatori attivi nell’edilizia che loro, sì, le regole le devono rispettare.
Non si è capito nemmeno perché tanta fretta nel dare il via libera alla polizia. Non bastava lo sgombero? Fa pensare (male) anche il fatto che per abbattere solo il tetto di quel vetusto stabile siano state chiamate (dalla polizia?) ditte giunte sul posto con le ruspe, solitamente azionate per buttare giù edifici interi. Il video pubblicato online (laregione.ch) mostra chiaramente il braccio dell’escavatore che distrugge lo stabile cominciando dalle mura.
Passiamo ora alla presenza di amianto e sostanze nocive per la salute pubblica e l’ambiente che, seppur in quantità minime, è stata accertata dal Ministero pubblico. È ancora credibile una maggioranza municipale che non tiene conto di queste questioni fondamentali e tenta lo scaricabarile sulla polizia? Qualcuno ha parlato di abuso di potere, qualcun altro di mancata chiarezza fra autorità e forze dell’ordine. Tanto che vien da chiedersi se non sia il caso, per i quattro municipali coinvolti, di pensare seriamente a rassegnare le dimissioni.
In questo momento, appare quantomai grottesca l’apertura al dialogo manifestata dal Municipio di Lugano che si dice disposto a intavolare trattative con le diverse realtà autogestite in città, ma pone una condizione imprescindibile, quella del rispetto della convivenza civile e delle leggi vigenti. Auspica approfondimenti e accordi da condividere nel quadro di una nuova convenzione. E aggiunge che la decisione di sgombero è il frutto di una serie di derive illegali che la Città non ha potuto, non può e non potrà neanche in futuro tollerare. Come se nella notte fra sabato 29 e domenica 30 maggio non fosse capitato nulla e la maggioranza dell’esecutivo avesse agito all’interno di un quadro legale, cosa che peraltro spetta alla Procura stabilire. Tuttavia, a livello politico, da questa vicenda il Municipio esce, come minimo, con una figuraccia.