Il cantiere dell'area di svago entra nel vivo. Restituirà una porta d'ingresso, recuperando una zona residua. I ragazzi: ‘Non vediamo l'ora’
Emanuele (Tettamanti) negli ultimi tempi, passando da lì, buttava l'occhio ogni giorno sull'area dell'ex macello di Mendrisio. «Così quando ho visto fare manovra i mezzi da cantiere – ci confessa aprendosi in un sorriso –, mi sono detto: Ci siamo». Sotto braccio ha una tavola da skate, griffata Associazione Momò Skateboarding. Una tavola simbolica: sarà la rituale ‘prima pietra’ su cui si realizzerà l'area di svago che consegnerà ai ragazzi e alle ragazze della Città – gli stessi e le stesse che hanno preso parte al processo partecipativo che ha accompagnato il progetto – skatepark, parkour e workout. E oggi, martedì, il sindaco Samuele Cavadini, la vicesindaca Francesca Luisoni, l'architetto Mario Botta e i rappresentanti dei giovani, Samuele Butt, Emanuele Tettamanti e Claudio Ceppi ci hanno proprio messo la loro firma.
I primi lavori in via Franco Zorzi sono iniziati il 4 novembre scorso, ma adesso si entra dunque davvero nel vivo di un'opera attesa da tempo, ma soprattutto espressione diretta della volontà popolare locale. Per dare dei contenuti pubblici a questa porzione di territorio di 2'900 metri quadrati - pronta, da programma, per l’autunno dell'anno prossimo - si è passati attraverso un referendum. Poco più di un anno fa, in effetti, la cittadinanza ha detto ‘sì’ alla proposta comunale (e all'investimento di 2,6 milioni), con quasi il 58 per cento dei consensi.
La realizzazione di questa area di svago, del resto, a Mendrisio si è caricata di significati. E non solo perché rappresenta una conquista. Di fatto si tratta del primo ‘residuo’ urbano della Città che viene recuperato, riqualificato e ridato alla popolazione con una nuova valenza. E non è poco. A maggior ragione perché si trova all'ingresso del Comune. Nei prossimi mesi, ricorda il sindaco Samuele Cavadini, il progetto prenderà forma e per la Città si presenta «l'occasione di realizzare un riordino urbano all'entrata di Mendrisio su un comparto che restituirà un accesso piacevole e un bel biglietto da visita, che affaccerà su un giardino». In altre parole, quella parte di Comune «cambierà volto».
Dentro le stanze del Municipio non si dimentica, d'altra parte, che se tutto ciò è stato possibile lo si deve a quanti hanno preso parte a questa ‘avventura’ e a quanti hanno sostenuto l'operazione, passando attraverso un percorso democratico durante il quale la popolazione, ha ribadito Cavadini, «si è espressa chiaramente». Ora dato il ‘la’ al cantiere, «presto ne vedremo i risultati». Sperimentato, come detto, un processo partecipativo che ha coinvolto la cittadinanza, anche in futuro, ha fatto sapere il sindaco, si proseguirà su questa strada, ormai tracciata, soprattutto quando ci si occuperà di pianificare delle aree strategiche con contenuti puntuali.
Davanti all'opportunità di poter contare su un luogo di svago e di incontro, i primi a non tirarsi indietro sono stati proprio i giovani. Che non vedono l'ora di cimentarsi nelle varie attività, confortati dal fatto, sottolinea Samuele Butt dell'Associazione Momò Skateboarding, «che siamo stati sempre appoggiati nelle nostre idee e nelle nostre iniziative e che la popolazione ci ha dato ragione». Tutto questo, rimarca, «significa che la Città crede in noi, nei ragazzi, e che vi è la possibilità di realizzare dei progetti nati dai giovani per i giovani – di varie fasce di età, ndr –, per poter far crescere la Città e al contempo per creare degli spazi aggregativi e di svago aperti a tutti e inclusivi».
Francesca Luisoni, a capo del dicastero Pianificazione e spazi pubblici, non ha dubbi. Quello vissuto martedì in via Zorzi è «un bel momento che testimonia della tenacia di questo gruppo di giovani, del Comune e non solo, che hanno fermamente voluto l'area di svago». Certo, annota, questo cantiere è finito spesso sotto i riflettori. «Ora, però, la strada è spianata verso la nuova porta di ingresso che guarda anche a viale Stazione e a un comparto che stiamo progettando». Un dossier oggi all'esame dell'autorità cantonale.
Nel corso degli anni, d'altro canto, si è guardato più volte con interesse a questa porzione di territorio che ha ospitato il vecchio macello. Lo rammenta bene l'architetto Mario Botta, che ha firmato il Centro di pronto intervento (Cpi) lì accanto. Ovvero il complesso a cui era annesso il terreno su cui sorgerà la zona di svago. «Questa area – fa presente Botta – era parte del concorso promosso nel 2008-2009. Da subito l'impegno era stato dare una destinazione d'uso a una parte della Città a cavallo tra la fine di viale Stazione e il Cpi. E da subito è sempre stata pensata come un elemento di svago, un'area verde e di riposo da attribuire a diverse attività, immaginando la presenza di sedici grandi alberi – come dei pini marittimi – per poter dare un po' di ombra e relax alle mamme che, spero numerose, sosteranno qui con i propri figli». L'intento dichiarato, quindi, era quello di lanciare un «segnale verde». Ecco che il significato di questa area, richiama ancora Botta, era quello di «trasformarla da zona residua, con talune attività precarie, a comparto che necessitava di una destinazione forte con un carattere verde». Una vocazione che vale una promessa mantenuta e che sarà completata da un posteggio di servizio per eventi straordinari.