L'Unione Socialisti e Indipendenti di Minusio chiede con una mozione che la Sopracenerina cambi il paradigma aziendale
Cambiare il paradigma aziendale “rinunciando alla massimizzazione del profitto a discapito di servizio pubblico universale a costi accettabili”; in caso di utili straordinari, “la Ses rinunci alla distribuzione di dividendi straordinari a favore di un abbassamento generalizzato delle tariffe e, se necessario, degli investimenti sulle infrastrutture”; in caso di versamenti di utili straordinari da parte della Ses, “il Comune di Minusio si impegni a riversare la sua quota parte ai cittadini-consumatori di Minusio in modo indipendente dalla loro tassazione”. E non è ancora tutto: “Si chiede al Municipio di adoperarsi tramite i suoi rappresentanti nei vari gremi della Ses affinché quest’ultima adotti una politica aziendale incentrata sulla trasparenza con in particolare: la pubblicazione dei conti preventivi e consuntivi, dei salari dei quadri dirigenti e degli emolumenti dei consiglieri d’amministrazione”.
Le richieste inoltrate con una mozione di Aldo Zwikirsch, dell'Unione Socialisti e Indipendenti (Usi) al Municipio di Minusio, traducono le reazioni scaturite dall'approfondimento apparso sulle pagine de “laRegione” riguardo a costi, guadagni, emolumenti e politica aziendale della Società elettrica Sopracenerina di Locarno.
Infatti, la mozione di Zwikirsch – presentata in occasione dell'ultima seduta di Consiglio comunale – prende spunto proprio dal lavoro giornalistico del collega Serse Forni, dal quale emergono diversi elementi, sottolinea l'Usi: “la Ses è un’azienda interamente controllata dai Comuni e, tramite l’Azienda elettrica ticinese, dal Cantone; negli ultimi anni le sue tariffe sono aumentate massicciamente e oggi sono tra le più alte della Svizzera (creando non pochi problemi a molti nuclei famigliari e piccole aziende); nel 2023 ha presentato un utile di 21,3 milioni di franchi, al netto delle imposte (contro un utile di 17,9 milioni nel 2022 per un aumento di 3,4 milioni); l’aumento delle tariffe ha portato a maggiori incassi ben superiori alle maggiori spese portate a giustificazione degli aumenti delle tariffe; durante l’ultima assemblea degli azionisti la maggioranza dei Comuni (compreso Minusio) ha chiesto e ottenuto ancora una volta un aumento del dividendo da 1,95 per azione a 3 franchi per azione”.
Davanti a questi dati, per l'Usi, “non si può fare a meno di rimanere perplessi su certe scelte effettuate dalla Ses e dai comuni azionisti. Invece di abbassare le tariffe a favore del cittadino-consumatore, si preferisce fare utili milionari rispettivamente incassare dividendi stratosferici riscuotendo una sorta di ‘imposta occulta’ a discapito del consumatore finale”. Scelte, insomma, “che sembrano prediligere la massimizzazione del profitto a discapito della maggioranza dei consumatori”.
Restando a Minusio, ma sempre parlando di soldi, è stato negato in Consiglio comunale il credito suppletorio di 58mila 500 franchi riguardante il mandato esterno conferito dal Municipio per l'accompagnamento, l'esecuzione e la messa in esercizio di tre grandi progetti comunali: la ristrutturazione e l'ampliamento del Centro culturale Elisarion, della Scuola dell'infanzia e dello stabile amministrativo Verbano (l'ex Posta). Per gli stessi progetti erano già stati votati 103mila franchi, ma lo studio d'ingegneria chiamato in causa ha dovuto lavorare più del previsto e ne è derivato un aumento dei costi. Aumento che il Consiglio comunale, a causa di diverse astensioni trasversali, si è rifiutato di concedere, contravvenendo fra l'altro alle raccomandazioni della Gestione. A questo punto, almeno tecnicamente parlando, al Comune mancano i soldi per portare in porto, con l'ausilio del “project manager”, i progetti così come previsto da mandato.
La commissione, per altro (relatore Aldo Zwikirsch) era stata critica con l'esecutivo, sostenendo che il messaggio “dimostra chiaramente i problemi di capacità gestionale degli investimenti da parte del Municipio e dell'Amministrazione comunale. Il fatto che si dia mandato ad un ‘project manager’ esterno non esula dal fatto che anche quest'ultimo deve presentare all'esecutivo dei rapporti mensili, regolari e tempestivi sull'andamento dei lavori e dei suoi costi, così come l'avanzamento del progetto”. Pertanto, concludeva la Gestione, “vista anche l'importante mole di investimenti che si prospetta per i prossimi anni, è assolutamente imperativo che in futuro anche il Municipio adatti il suo modo di gestire gli investimenti e più precisamente i relativi progetti, tempi e costi”.
Raggiunta da “laRegione” per un commento sulla mancata concessione del credito e su quanto ne deriverà, la capodicastero Opere pubbliche Valentina Aricò-Respini si è detta «dispiaciuta di non poter più contare, da ora in avanti, per questi progetti, sul “project manager”, che per me nuova municipale era un ottimo punto di riferimento».