Come riportato su laRegione del 28 maggio, la recente assemblea degli azionisti Ses (70% Comuni, 30% Aet) ha deciso a maggioranza di versare un dividendo straordinario per l’esercizio 2023, quando la Ses ha aumentato del 50% le tariffe energia. Nel 2023, tra maggior incassi di 26 milioni per l’aumento delle tariffe e maggior uscite di 22 milioni per l’aumento del costo dell’energia acquistata sul mercato, ha incrementato l’utile di gruppo a 25,7 milioni pur con una diminuzione dei consumi del 5%: ha persino fatto la cresta sugli aumenti di mercato! E per il 2024 ha di nuovo aumentato le tariffe.
Il dividendo straordinario è stato di nuovo voluto dalla città di Locarno, che ritiene di dover spremere i consumatori di elettricità per far quadrare i conti comunali. È evidente che per gli azionisti (municipi) la Ses non viene considerata un servizio pubblico sovraccomunale, come ad esempio il Consorzio depurazione Verbano, ma una società anonima privata da massimizzazione dei profitti. Società anonima che poi in caso di errori, come avvenuto con gli speculativi acquisti di elettricità snobbando l’idroelettrico ticinese, scarica il danno sui consumatori con gli aumenti delle tariffe 2023 e 2024 (+75%). Scaricando i propri errori sui consumatori, Ses ha realizzato un utile ordinario di 25,7 milioni, dei quali 3,3 vanno direttamente ai Comuni (dividendi) e 5,2 di imposte in buona parte ai Comuni, il resto accantonato in riserve da utili. Riserve che hanno ormai raggiunto i 280 milioni, chiaramente pagati da consumatori attraverso le tariffe tra le più alte della Svizzera.
Ses opera in un comprensorio ricco di idroelettrico prodotto a 5 cts/kWh, ci fattura l’energia a 15,3 cts/kWh (+75% dal 2022) e 12,5 cts/kWh per il trasporto (+29% dal 2022). Nella categoria di consumo H1 (fino a 1’800 kWh/anno) sommando tutto (tasse base, tasse comunali ecc.) arriviamo a 43,2 cts/kWh, la più alta in Svizzera per le grandi aziende, solo alcune piccole aziende come Val de Travers ci battono. Lo stesso vale nel confronto cantonale per le tariffe ai commerci, dove ad esempio per la C1 (fino a 8’000 kWh) Ses fattura 34 cts/kWh contro i 26,6 dell’Amb.
L’utile record di 25,7 milioni (16,3 solo sull’elettricità) del 2023, anno del primo forte aumento delle tariffe, dedotti imposte e dividendi è stato destinato alle riserve da utili! A che pro? Con 280 milioni di riserve da utili Ses arriva a un capitale proprio di 306 milioni. Era a 237 nel 2019, anno pre Covid: da allora, in 4 anni e 4 volte dividendi straordinari, è cresciuto di quasi 70 milioni.
Viste le ingenti riserve accumulate nel 2021, su richiesta della città di Locarno, il Consiglio d’amministrazione propose per la prima volta il dividendo straordinario “per aiutare, seppur parzialmente, le casse dei Comuni azionisti, che si sono impegnati in prima linea nel sostegno a cittadini e attività economiche particolarmente toccati dalla crisi”. Comuni in prima linea? Semmai fu la Confederazione a finanziare con decine di miliardi la crisi Covid. Dividendo straordinario versato di nuovo nel 2022, allora la giustificazione fu l’aumento degli utili generati dal maggior consumo dell’utenza a seguito dell’inverno freddo. Avrebbero potuto abbassare le tariffe. Stessa scena nel 2023 e da ultimo come detto in entrata lo scorso maggio, in concomitanza con la prima stangata sulle tariffe che ha prodotto il nuovo aumento degli utili.
I Comuni proprietari di Ses dovrebbero finalmente capire che la Società distribuisce elettricità, un bene di prima necessità per i privati e per l’economia: non c’è nessuna ragione per la quale i Comuni debbano incassare tasse sui consumi di elettricità oltre a quelle, già eccessive, per uso suolo pubblico e Fer comunale (2 cts/kWh). Considerato che grazie alle tariffe più elevate del Paese Ses produce utili d’esercizio di gruppo per oltre 25 milioni. Accumulare ulteriori riserve non ha nessun senso e vista la situazione tariffale, men che meno dividendi straordinari. Pur garantendo il finanziamento dei notevoli investimenti in corso da una decina di anni, Ses può e deve ridurre durevolmente le tariffe rinunciando completamente agli ingenti e ingiustificati utili.
Quanto alle giustificazioni del Presidente Ses Alain Scherrer riportate nell’articolo citato, come dimostrato dalle cifre esposte precedentemente non è vero che “l’utile sarebbe utilizzato prevalentemente per gli investimenti”. Quanto alle “tante residenze secondarie che non rendono”, mi sembra che siano proprio i municipi a perseguire queste politiche immobiliari. Che poi “Ses avrebbe calmierato le tariffe nel 2020/21/22”, ci mancherebbe altro! In quei 3 anni Ses ha totalizzato 70,6 milioni di utili.
Contesto pure Scherrer quando dice che “i dividendi Ses permettono ai Comuni di fare aiuti mirati alla popolazione”. Ebbene, sempre ammesso facciano aiuti mirati non si finanziano con tasse sull’elettricità, ma con il gettito d’imposta. Sarebbe più opportuno ridistribuire alla popolazione la tassa incentivante Fer comunale, che invece rimane in gran parte nel calderone dei Comuni come qualsiasi imposta.