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Laico, convertito, di sinistra. ‘Ma può fare la differenza’

Si accende il dibattito attorno all’ipotesi Boas Erez per il Rettorato del Papio. Il Vescovo deciderà più sul modello gestionale proposto che sul nome

In sintesi:
  • Erez: ‘Chi me lo fa fare? Bella domanda, potrò rispondere se il Vescovo mi sceglierà’
  • De Raemy: ‘Non conosco Erez ma l’apertura a un Rettore laico è possibile’
  • I politici asconesi: ‘Profilo giusto, porterà nuova linfa al Collegio’
Boas Erez
(Ti-Press)
22 ottobre 2024
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«Mi chiede chi me l’ha fatto fare a candidarmi? È una domanda legittima, alla quale però potrò rispondere molto volentieri solo quando il Vescovo avrà preso la sua decisione».

Si ferma qui, Boas Erez, raggiunto da ‘laRegione’ e interrogato circa il “senso” della disponibilità ad assumere il rettorato del Collegio Papio di Ascona, da laico (oltretutto di sinistra) quando don Patrizio Foletti andrà al beneficio della pensione, alla fine di questo anno scolastico. Un senso che, appunto, potrebbe sfuggire considerando anche solo il carico degli impegni professionali: Erez è impiegato al 100% all’Usi come professore di Matematica e sa che per contratto può assumere un ulteriore 20% altrove, ma non di più, se non eventualmente “pro bono” e per puro spirito di servizio. Spirito che ritroviamo nella lettera di candidatura inviata al presidente del Consiglio della Fondazione Collegio Papio, Filippo Lombardi, il 23 settembre, nella quale Erez chiariva il limite percentuale di un eventuale incarico come rettore, notando che “il mio impegno sarà basato su un mansionario che molto probabilmente mi porterà a lavorare più del 20% per il Papio, cosa che farei con piacere per spirito di servizio”. E contestualmente chiedeva di poter disporre di una camera al Papio per “passare tempo sul posto per legare con il territorio, con i membri della direzione, col corpo insegnante e con gli allievi”.

Audizionati altri due laici, la scelta finale spetta all’amministratore apostolico

La scelta del futuro rettore sarà, com’è noto, appannaggio del vescovo mons. Alain de Raemy. Alla Diocesi il nome di Boas Erez è stato comunicato sabato dal Consiglio di Fondazione del Papio dopo aver ascoltato Erez – sempre sabato – in audizione. Unitamente al professore, erano stati audizionati altri due laici, dettisi disposti ad assumere incarichi nell’ambito della nuova Direzione della scuola. Il fatto che le tre audizioni abbiamo riguardato tre laici significa probabilmente due cose: che nessun religioso idoneo è stato individuato dalla “Commissione cerca” istituita dal Collegio, ma anche che per la conduzione di una struttura come il Papio servono un profilo e una struttura più manageriali. Una convinzione poi fatta propria dal Vescovo in persona, che già ad agosto aveva fatto sapere che il sostituto di don Foletti sarebbe stato sicuramente un laico.

Eventuali dubbi di de Raemy riguardo a Erez potrebbero riguardare il profilo, anche politico, del candidato proposto dal CdF del Collegio. Ma questo lo può sapere soltanto l’amministratore apostolico. Più facile immaginare che la sua decisione verrà ponderata sulla base del “modello” dirigenziale proposto da Erez; modello in grandi linee illustrato nella stessa lettera di cui sopra: “Sarebbe necessario – scriveva Erez riferendosi all’attuale vicerettore Scascighini – che io possa contare sulla collaborazione stretta di una persona esperta e capace. Scascighini si è detto disposto a entrare in una tale collaborazione. Le importanti responsabilità che sarà così portato a svolgere dovranno pure essere definite in un mansionario, che chiarisca responsabilità e deleghe”. Così, proseguiva Boas Erez, “il rettore fungerebbe da ‘consigliere delegato’ e delegherebbe (una grossa) parte delle sue competenze al vicerettore (di cui sarebbe forse opportuno precisare il nuovo ruolo con un titolo appropriato). Allo stesso tempo, il rettore si farebbe carico di dare le necessarie garanzie alla Diocesi, sulla base di accordi che mi sembra meritino di essere esplicitati”. Infine, chiedeva di eventualmente poter entrare in funzione a inizio 2025, e non dopo, con l’inizio dell’anno scolastico 2025-26, “così da permettere una transizione serena, durante la quale si possa fare piena chiarezza sulla nuova organizzazione”.

Una nuova organizzazione e il ‘precedente’ dell’addio all’Usi

Organizzazione su cui si esprimeva sull’edizione di lunedì del nostro giornale lo stesso Filippo Lombardi, ipotizzando un Rettorato forte costituito da Erez ai vertici, con altre figure apicali più operative. Questo, aggiungeva il presidente del CdF, considerando che lo stesso Erez e i suoi collaboratori laici non dovrebbero (ovviamente) occuparsi della parte spirituale – finora in buona parte gestita da don Foletti –, che verrebbe invece curata da un “team” di sacerdoti. Aggiungeva Lombardi che «a noi importa che ci sia una figura di spicco che conduca il Rettorato, che sia attrattivo per gli allievi, che sia laico ma allo stesso tempo anche credente. A mente del Consiglio di Fondazione un professore universitario, ed ex rettore universitario, potrà portare una componente nuova nel Collegio, che è quella di una preparazione specifica per il passaggio dalla Media al Liceo e dal Liceo all’Università. Vorremmo che chi entra al Papio sapesse qual è la filiera e che qualcuno gliela spiegasse. Il senso di collegialità di Erez gli permetterà di coinvolgere probabilmente più vicerettori in una suddivisione dei compiti».

In questo senso va ricordato che Boas Erez nel 2022 si era dimesso da rettore dell’Usi e fra i motivi della partenza vi sarebbero state le difficoltà ad adattarsi al nuovo organigramma dei Servizi amministrativi universitari, con l’introduzione di una nuova figura apicale di “direttore/direttrice operativo/a a guida di tutti i servizi e garante del loro coordinamento e della trasversalità”. «Visioni diverse sulle dinamiche in ambiti amministrativi» erano state ammesse dalla presidente del Consiglio di Fondazione dell’Usi, Monica Duca Widmer. Ma lì la situazione era oggettivamente diversa: nel caso del Papio Erez entrerebbe già sapendo di dover delegare, come lui stesso ha anticipato.

Quella conversione tardiva che ha ‘arricchito la vita’

C’è, poi, la questione della tardiva conversione al Cattolicesimo da parte di Erez, di padre ebreo e madre protestante. Il professore ne aveva parlato apertamente a giugno alla trasmissione “Strada Regina” della Rsi. «La fede è una questione privata ma la religione lega, la liturgia è pubblica – aveva detto –. Mio padre, nato in Israele prima che ci fosse Israele, da giovane ha avuto un momento in cui è stato molto credente. È venuto in Svizzera per gli studi e ha incontrato una donna protestante. Al momento del matrimonio lei si è convertita e poi, un po’ stranamente, è lei che si è occupata della nostra educazione, ma io ho sempre avuto l’impressione che lo facesse leggendo il manuale. Insomma una cosa un po’ forzata e innaturale. Poi c’è stata la componente pubblica: avevo amici del campetto che andavano a messa il sabato sera e io li accompagnavo».

Quanto alla conversione, «è stata un’apertura alla sfera spirituale. In un certo senso era qualcosa che è sempre stato lì presente, a poca distanza, se solo io avessi ascoltato ciò che succedeva intorno a me. Un giorno ero con un’amica in auto e lei mi aveva detto che sperava di morire prima di me. Allora ero ancora lontano dal cammino del catecumeno e ho cominciato a voler capire cosa significasse per lei questa speranza. Credo significasse che mi voleva bene e che in qualche modo volesse essere presente quando per me fosse arrivato il momento del Giudizio. Quasi un “regalarmi la salvezza”». E ancora: «Sul retro della copertina di un libro intitolato ‘Catechismo per ignoranti colti’ trovato a Padova c’era scritto “Dio è amore”. Ho voluto verificare questa definizione sorprendente e ho capito che effettivamente questo è un nome di Dio. Per me la vita prima aveva perfettamente senso, così come le relazioni; non c’era un vuoto che dovevo colmare. Tuttavia, convertendomi al Cattolicesimo ho aggiunto un elemento e la mia vita si è arricchita».

‘Amici’ e politici concordi: si tratta del profilo giusto

Per Maurizio Checchi, presidente degli Amici del Collegio Papio, «la scelta di Boas Erez quale nome per il Rettorato è sopra le parti ed è maturata nell’intento di dare continuità al Collegio. Si tratta di un profilo che può fare del bene al Papio, perché parliamo di una personalità di grande spessore culturale. Inoltre, dobbiamo adeguarci a una società che cambia e lo stesso Concilio Vaticano II vuole il coinvolgimento dei laici nella Chiesa cattolica, perché porta nuova linfa e vigore».

Dal canto suo il sindaco di Ascona Giorgio Gilardi, uscito dal Consiglio di Fondazione del Papio proprio in seguito alla sua elezione della scorsa primavera quale capo dell’Esecutivo asconese (al suo posto è entrata la vicesindaca Michela Ris), sottolinea come «la decisione di proporre una persona laica ha la sua ragione d’essere, anche vedendo la direzione presa già da altre scuole di stampo cattolico. Non significa rinnegare la matrice religiosa del collegio, anzi rappresenta un’opportunità e un segnale di apertura».

Su Erez, Gilardi si limita ad affermare che «si tratta indubbiamente di una figura di spessore», mentre i rapporti tra il Comune di Ascona e il collegio «sono buoni. A cadenza regolare, in particolare quando si tratta di rinnovare la convenzione, discutiamo sul ruolo del Papio ad Ascona».

Ricordiamo che il Comune – che da statuto ha diritto, alla pari ad esempio del Patriziato, di avere almeno un suo rappresentante all’interno del CdF del Papio – versa ogni anno un contributo fisso (210mila franchi) all’istituto e sussidia (in base al reddito) le famiglie degli allievi domiciliati.

Il Vescovo de Raemy

‘Non conosco Erez ma apriamo ai laici’

Mons. de Raemy, quando è venuto a conoscenza della scelta del Consiglio di Fondazione e qual è stata la sua reazione? Conosce Boas Erez?

Ho incontrato il Consiglio di Fondazione sabato scorso. In quell’occasione mi è stato proposto per la prima volta il nome di Boas Erez come possibile Rettore del Papio, che non conosco ancora personalmente.

Come si pone rispetto alla laicità del candidato proposto?

Nel corso degli incontri con la “Commissione cerca”, io stesso avevo comunicato ad alcuni membri del Consiglio di Fondazione una possibile fatica nel trovare un sacerdote come Rettore del Papio. L’apertura a un Rettore laico è dunque possibile, come è sempre stato il caso per il Liceo diocesano a Breganzona.

Quali saranno i fattori che peseranno maggiormente sulla sua decisione?

Sulla decisione futura ho bisogno di riflettere, soprattutto con il Collegio dei Consultori, che nel tempo dell’Amministrazione apostolica prende il posto del Consiglio Presbiterale e del Consiglio Pastorale.

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