Dagli scandali delle Nazionali canadesi U20 del 2003 e 2018 (squadra in cui giocava Formenton), al caso Miller: esempi di malagestione fuori dalle piste
L’arrivo ad Ambrì di Alex Formenton ha riaperto le polemiche riguardo allo scandalo emerso alle nostre latitudini nel corso dell’estate, ma che in realtà risale al 2018. Di cosa parliamo? Di una storia di abusi sessuali e no, con cui deve fare i conti l’hockey nordamericano.
L’ultimo in ordine di tempo ha macchiato la reputazione dei Boston Bruins e, soprattutto del loro difensore Mitchell Miller, giovane di belle speranze, rovinate, per usare un’espressione eufemistica, da una condotta non proprio esemplare.
Infatti Mitchell e un suo amico pensano "bene" che un buon passatempo nelle pause scolastiche e sul bus che li riporta a casa sia prendere a calci e a pugni Isaiah Meyer-Crothers, un loro compagno afroamericano con disturbi cognitivi. Alle botte si aggiungono sputi, insulti razzisti e, casomai che una volta toccato il fondo non si fosse ancora scavato a sufficienza, gli offrono un lecca-lecca precedentemente sfregato sui bordi interni di un gabinetto.
Nel 2016 (gli abusi si trascinavano ormai da qualche anno) i due, all’epoca quattordicenni, vengono sospesi da scuola e condannati a novanta giorni di riformatorio in Ohio. La carriera hockeistica di Miller sembra però poter proseguire senza troppi intoppi, anche perché fino al 2020 la notorietà della vicenda rimane piuttosto limitata e Miller milita regolarmente in Ushl (il campionato juniores degli Stati Uniti) con i Cedar Rapids RoughRiders dapprima e con i Tri-City Storm poi. I risultati sono buoni e gli permettono di essere draftato in National Hockey League al quarto turno dagli Arizona Coyotes e di ricevere una chiamata dall’Università del Nord Dakota per militare in Ncaa. Qualche giorno più tardi la madre di Isaiah prende contatto con i Coyotes e con l’Arizona Republic e descrive le disturbanti azioni commesse da Miller, fatti dei quali Miller aveva sì informato le franchigie di Nhl in una lettera, in cui riconosceva gli errori commessi e se ne scusava, senza però scusarsi direttamente con Meyer-Crothers.
Avviene così che i Coyotes decidono di rinunciare ai diritti sul giocatore, mentre l’Università del Nord Dakota lo esclude dalla squadra di hockey, pur permettendogli di proseguire gli studi sui suoi banchi. Miller salta così la stagione 2020-21, prima di fare ritorno, lo scorso anno, agli Storm in Ushl. A cinque anni dai fatti l’allenatore e direttore sportivo Anthony Noreen lo ritiene infatti una persona diversa e maturata. Miller si rivela essere il miglior difensore della lega, cosicché per l’inizio della nuova stagione, è storia dello scorso 4 novembre, i Boston Bruins decidono di offrirgli un contratto Entry Level, con l’intenzione di girarlo a Providence in Ahl. Il presidente della franchigia del Massachusetts Cam Neely ha spiegato che un gruppo di dirigenti aveva osservato il comportamento di Mitchell nelle settimane precedenti, ritenendolo pronto a lavorare con varie organizzazioni per crescere personalmente e che potesse fungere da insegnamento per gli altri.
Tuttavia appena due giorni dopo il contratto viene sciolto, con le seguenti motivazioni da parte di Neely: «Avevamo inteso il fatto come un incidente isolato, frutto di una decisione sbagliata e che fosse attivamente impegnato a rimediare e a crescere personalmente. Tuttavia in base a delle nuove informazioni abbiamo ritenuto più opportuno rescindere il contratto con Mitch». Inutile dire che i Bruins (che già non figurano tra le squadre più amate dai tifosi avversari) già nei giorni precedenti sono stati sommersi dalle critiche, che sui social sono proseguite ancora qualche giorno.
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Il post di Isaiah Meyer-Crothers
Ma quali sono le "nuove informazioni" di cui si parla nel comunicato? Beh semplicemente nel frattempo, Isaiah Meyer-Crothers si è esposto in prima persona con un post sui social network, in cui descrive le angherie subite e di come queste si siano ripetute nel tempo, iniziando già in prima media. Inoltre Isaiah continua a ritenere le parole di scuse di Miller non veritiere e di aver continuamente rifiutato le sue proposte di amicizia.
Ne appare un evidente quadro in cui c’è qualcuno che pur di salvaguardare la propria carriera si prodiga in scuse poco sentite e chi invece avrebbe la possibilità di far effettivamente pagare questi comportamenti che li declassa a bagatelle o poco più. Salvo poi, anche in questo caso, spendere tante parole a favore dell’uguaglianza.
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Cam Neely, presidente dei Boston Bruins: ‘Avevamo inteso il fatto come un incidente isolato’
Questo non è infatti l’unico caso in cui il mondo dell’hockey si è rivelato tristemente incapace di gestire dei casi di abusi. Sono infatti recentemente balzati all’onore della cronaca anche i casi all’interno dei Chicago Blackhawks e di Hockey Canada.
Kyle Beach, ex attaccante dei Blackhawks, ha infatti rivelato l’anno scorso di essere stato vittima durante i playoff del 2010, conclusi vittoriosamente in finale contro i Philadelphia Flyers, di abusi da parte del video coach Brad Aldrich. Beach si era immediatamente rivolto all’associazione dei giocatori dell’Nhl. Aldrich ha anche poi inviato dei messaggi ricattatori. A svelare la vicenda è la diffusione di un report di 107 pagine dello studio legale Jenner & Block, il giorno successivo Kyle Beach rivelò di essere lui quel John Doe menzionato nel report.
Il General Manager Stan Bowman si è dimesso, l’Nhl ha multato la franchigia del Michigan di due milioni di dollari, mentre l’allenatore dell’epoca Joel Quenneville ha lasciato i Florida Panthers. Aldrich si "ripete" nel 2013 con un ragazzo di sedici anni, durante il suo impiego come assistente allenatore dell’Houghton High School, dopo aver ricevuto una referenza positiva da parte dei Blackhawks, nonostante questi fatti fossero un segreto di pulcinella all’interno dell’organizzazione dei falchi neri. Altri due giocatori (e uno della Miami University in Ohio) hanno a loro volta accusato Aldrich.
I casi forse più aberranti (di cui si ha notizia) riguardano le due nazionali canadesi U20. Il primo episodio risale al 2003, il secondo invece al 2018, di cui si parlava all’inizio dell’articolo. Otto giocatori di quella squadra (selezione in cui giocava appunto anche il neo biancoblù Alex Formenton) secondo ricostruzioni, si resero autori di uno stupro di gruppo nei confronti di una ragazza di vent’anni, dopo averla ubriacata. Dopo aver svolto degli atti sessuali con la ragazza, un giocatore ha fatto entrare sette compagni, tutti autori di atti sessuali per diverse ore, nonostante il tentativo di fuga della ragazza in lacrime. A tutt’oggi nessuno ha mai divulgato pubblicamente il nome degli otto sospettati in quel gruppo di ventidue giocatori.
Il fatto è avvenuto a un evento celebrativo svolto in giugno a London (Ontario) per festeggiare il titolo mondiale giovanile. Al momento in cui i fatti sono emersi, Hockey Canada ha deciso di pagare il silenzio della ragazza, versandole un risarcimento di 3,5 milioni di dollari. Gli accertamento svolti in seguito hanno portato alla luce l’esistenza di un conto bancario appositamente creato per risarcire le vittime di abusi, cosa che naturalmente, specialmente dopo l’intervento della politica (tra cui quello del primo ministro Justin Trudeau), ha portato all’azzeramento totale dei vertici della federazione.
Hockey Canada è stata accusata nella denuncia di non aver affrontato gli abusi sistemici nella sua organizzazione e di aver tollerato una "cultura e un ambiente che glorificavano il degrado e lo sfruttamento sessuale di giovani donne". Per il momento tuttavia, le accuse non sono state provate in tribunale, né Hockey Canada ha presentato una dichiarazione di difesa.
Il primo caso, invece risalente al 2003 si riferisce anche in quel ad alcuni ragazzi della nazionale U20, impegnata ad Halifax per i Campionati del mondo junior (ai quali conquistò la medaglia d’argento) per un assalto sessuale. Due dei protagonisti di questa vicenda, dei quali gli inquirenti hanno i nominativi, hanno poi avuto un’importante carriera ai massimi livelli nella National Hockey League.
Cosa accomuna questi ultimi due casi agli altri due di Miller e Beach? La troppa indulgenza da parte degli organi hockeistici nel punire gli autori o almeno di trasmettere il caso alle autorità civili. L’impressione è però anche che (lo si vede con Miller e con le nazionali canadesi) vi sia una certa incapacità da parte dei giovani giocatori di regolare i propri comportamenti, forse abituati a una disciplina in cui la sottomissione fisica (in senso buono però) dell’avversario è parte integrante della narrativa.