Calcio

L’Fcl e una squadra da (ri)costruire, con il Crus e per l’Europa

Il giorno dopo la conclusione di una trionfale stagione, la società bianconera ha voluto fare il punto gettando già lo sguardo alla prossima annata

23 maggio 2022
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Le immagini, i suoni, le emozioni di una stagione tanto intensa quanto ricca di soddisfazioni sono ancora vive (e lo resteranno a lungo) nei cuori bianconeri, siano essi appartenenti a tifosi, collaboratori, dirigenti, membri dello staff tecnico e giocatori dell’Fc Lugano. Ma anche se il pallone ha smesso di rotolare per qualche settimana in quel di Cornaredo (per i giocatori impegnati con le rispettive Nazionali si prospettano invece gli straordinari) e tornerà a farlo solo il 15 giugno con l’inizio della preparazione estiva, fuori dal campo il lavoro è già ripreso – anzi non si è mai fermato – in vista di una stagione 2022/2023 che da quella appena conclusa ha ricevuto un’eredità importante: l’Europa.

«Capisco l’euforia, ma ricordiamoci esattamente dove siamo, ossia nelle qualificazioni di Conference League – ci tiene a precisare il Ceo dell’Fcl Martin Blaser, ricordando che i sottocenerini grazie alla vittoria in Coppa Svizzera inizieranno il loro percorso nella terza competizione per club europea nelle Q3, quindi con due turni da superare per accedere alla fase a gruppi (traguardo che frutterebbe poco meno di 3 milioni di euro) –. C’è una bella differenza rispetto a essere nei gironi, lì sì che si è dentro una competizione, nelle qualificazioni non ancora. Non a caso, qui a Lugano in tanti si ricordano soprattutto le stagioni 2017/2018 e 2019/2020, quando la squadra si era ritrovata nella fase a gruppi. Abbiamo anche visto quello che è successo quest’anno al Lucerna (come il Lugano vincitore l’anno scorso della Coppa Svizzera, ndr), eliminato proprio nella Q3 dal Feyenoord, ora in finale contro la Roma».

Un’incertezza che rende ancora più difficile la programmazione della stagione, in particolare a livello di qualità e ampiezza della rosa. E che porta a una domanda precisa: con quale obiettivo il Lugano approccerà le qualificazioni della Conference League? «Effettivamente in ballo ci sono diversi aspetti sportivi e anche commerciali, e per quanto l’Uefa cerchi di aiutare i club coinvolti anche attraverso un calendario preciso (il 18 luglio è previsto il sorteggio delle Q3, che vedranno i luganesi impegnati il 4 e l’11 agosto) non è sempre evidente. Per quel che mi riguarda, ripensando anche alle esperienze passate (dal 2013 al 2017 è stato direttore marketing, vendita e sviluppo dell’Fc Basilea, in quegli anni un habitué delle competizioni europee, ndr), non si affrontano mai delle qualificazioni senza volerle superare. Un po’ come per la Coppa Svizzera, ma anche in altri sport, come nel tennis, nessuno partecipa ai turni preliminari di Wimbledon senza sperare di arrivare nel tabellone principale. Lo stesso faremo noi in Conference League, consci che sarà però importante trovare un equilibrio nella costruzione della squadra, in modo da avere una certa flessibilità a dipendenza del percorso europeo, in particolare se non dovessimo riuscire a raggiungere la fase a gironi. In questo senso porto sempre l’esempio del Maribor, che dopo essersi qualificato per la Champions League aveva cercato di mettere in piedi una squadra all’altezza della competizione, offrendo contratti più onerosi e sul lungo periodo, che sono poi rimasti anche in seguito all’eliminazione dopo le sei partite del girone. I ricavi del piccolo – come in Svizzera – mercato sloveno non sono più bastati e il club è andato incontro a difficoltà economiche che lo hanno portato vicinissimo al fallimento. Ecco, non vogliamo commettere gli stessi errori, per cui dovremo trovare con la proprietà (tra l’altro mercoledì Joe Mansueto sarà a Lugano, ndr) un equilibrio che ci dia più chance possibili di centrare la qualificazione e allo stesso tempo non avere problemi in caso contrario».

Una buona notizia relativa all’avventura europea dei bianconeri in ogni caso c’è già… «Abbiamo ricevuto la conferma dalla Uefa che nel terzo turno qualificativo e nell’eventuale playoff potremo giocare a Cornaredo, anche se con delle limitazioni che dovrebbero portare la capienza massima dello stadio a circa 3’500 spettatori. Ma siamo contentissimi che non dovremo disputare queste partite in ‘trasferta’, come dovremo invece fare in caso di accesso ai gironi. In questo senso abbiamo già avuto dei contatti con i soliti stadi, ossia San Gallo e Lucerna, mentre Zurigo per via dei diversi concerti in programma al Letzigrund non dovrebbe essere un’opzione».

Blaser e le ambizioni future

Ma non di sola Europa vivrà la prossima stagione. Il Lugano ha chiuso al quarto posto con record di punti e ha messo in bacheca la Coppa Svizzera. A questo punto, occorre guardare a chi sta davanti, non a chi sta dietro... «Non ci sembra realistico pensare di poter raggiungere nel giro di un paio d’anni il livello commerciale di Young Boys e Basilea – prosegue Blaser –. Il sito internet dei renani parla chiaro: nel 2016 il bilancio annuale riportava ricavi di 19,7 milioni per la sola vendita di biglietti. Basta questo dato per capire che nel giro di qualche anno non sarà possibile raggiungere questi livelli. Ma, come avevamo detto quando avevamo ripreso la società, assieme a Chicago, a Da Silva e allo staff tecnico dobbiamo diventare così bravi da fare in modo che in campo la differenza finanziaria tra noi e loro si veda poco o nulla. Competenza, conseguenza e continuità: le tre parole magiche con le quali cercare di assottigliare il gap con chi ha più risorse di noi. Ma per quanto la forza finanziaria non possa essere paragonabile, la nostra filosofia rimane immutata. Per quanto mi riguarda, a inizio stagione, con una squadra pronta, il mio obiettivo è di vincere 36 partite. So che non è realistico, ma se sei mosso da spirito agonistico vai in campo con un unico scopo: vincere. È bello recitare il ruolo di Davide contro i Golia del calcio svizzero, ma la filosofia da seguire, per i giocatori come per ogni membro della società, è rappresentata dal successo. Senza esagerare, senza diventare arroganti».

«Proprio perché il prossimo anno oltre al campionato ci sarà l’impegno in Europa – aggiunge Mattia Croci-Torti –, sarà importante giungere all’appuntamento con giocatori pronti: non troppi, ma pronti. Nelle ultime settimane, ad esempio, abbiamo potuto ammirare prestazioni di livello da parte di Valenzuela, tant’è che molti tecnici di Super League si sono informati per sapere dove lo avevamo pescato: ma Milton lo abbiamo dovuto recuperare pian piano sull’arco di alcuni mesi e lo stesso abbiamo dovuto fare con Mahmoud e Amoura. Nella prossima stagione ci sarà meno tempo per aspettare la crescita e l’inserimento dei nuovi, per cui avremo bisogno di elementi già pronti, proprio in quanto giocatori pronti e inseriti sono quelli che abbiamo perso».

Sulla stessa lunghezza d’onda il coordinatore dell’area tecnica, Carlos Da Silva... «Adesso, a seguito delle partenze di alcune pedine importanti, ci ritroviamo con qualche buco da colmare e lo dovremo fare inserendo elementi dal profilo importante per la Super League. Dovrà trattarsi di giocatori dal forte valore aggiunto, in quanto abbiamo perso ragazzi di peso in campo come fuori. La vittoria in Coppa e la prospettiva di poter disputare la Conference League aumenteranno senza dubbio l’attrattiva della piazza luganese per quei calciatori stranieri o confederati intenzionati a prendere in considerazione un trasferimento in Ticino. D’altra parte, in attesa dello stadio nuovo, le infrastrutture ci penalizzano, per cui dovremo puntare su altri argomenti – la bellezza della città, il clima, il San Salvatore… – da aggiungere a certezze acquisite già quest’anno, vale a dire la solidità della società e il fatto che qui da noi è possibile lavorare per compiere un importante step in carriera».

Croci-Torti e il contratto

Opportunità della quale ha pienamente approfittato Mattia Croci-Torti, legato a un ulteriore anno di contratto, ma che potrebbe stuzzicare l’interesse della concorrenza... Pronta la risposta di Martin Blaser: «I 10 milioni che figurano sul suo contratto non sono in molti a poterli mettere sul piatto (risata generale, ndr). Scherzi a parte, nove mesi fa ci siamo presi tutto il tempo necessario per trovare il candidato giusto per la panchina e lo abbiamo scovato in Mattia, il solo capace di mettere d’accordo al 100% me, Carlos e Sebastian Pelzer. E concordo perfettamente con quanto affermato in precedenza da Da Silva, vale a dire che quella di affidare la panchina a Mattia è stata la decisione più importante assunta in questi nove mesi dalla nuova dirigenza. Adesso gli rimane un anno di contratto. Noi siamo contentissimi e spero lo sia pure Mattia. Nelle prossime settimane dovremo sederci attorno a un tavolo per capire quanto può essere investito, quanto può essere cambiato, cosa succederà e quali sono le sue idee e le sue aspettative. A quel punto si capirà se lasciare le cose così come stanno o se si potrà parlare di un prolungamento. Personalmente, non sono un amante degli accordi a lungo termine: di un certo grado di garanzia sì, ma la motivazione e il coinvolgimento nel lavoro svolto non sono determinati dalla durata del contratto».

In questi giorni si parla parecchio della situazione di alcuni giocatori. Iniziamo da Kevin Rüegg... «Il suo futuro è nelle nostre mani – afferma Da Silva –. Sta a noi decidere se riscattarlo, in quanto possediamo un’opzione. Nel corso della settimana ci metteremo in contatto con il Verona per comunicare la nostra decisione».

Zan Celar ha riscosso l’interesse di alcune squadre della Bundesliga... «Il suo caso calza a pennello per dimostrare quella che può essere la strada del Lugano – aggiunge Blaser –. Siamo andati a prelevarlo in Italia per una somma piuttosto bassa e in sei mesi il suo valore di mercato è sensibilmente cresciuto».

«Per il momento, però, rimane un nostro giocatore – precisa Da Silva –. Ha un contratto valido per le prossime tre stagioni e non abbiamo ricevuto alcuna offerta formale, solo rumors. Tuttavia, indipendentemente da quello che sarà il suo futuro, ci stiamo già muovendo su altri profili di attaccanti, in quanto non vogliamo essere legati unicamente alla presenza o meno dello sloveno».

Infine, c’è Ignacio Aliseda che in questi sei mesi non è riuscito a sfondare – prosegue Da Silva –. Forse, per lui sarebbe meglio andare in prestito da qualche parte... «Aliseda conserva la completa fiducia, mia e dello staff. Il ragazzo è giunto a Lugano nel mercato invernale, con le spalle gravate da due mesi di stop. Ha faticato ad adattarsi al calcio europeo dopo le esperienze in Argentina e negli Stati Uniti. Siamo convinti delle sue capacità e lui è altrettanto sicuro di riuscire a mostrare tutto il suo valore nel corso della prossima stagione».

«Aliseda ha partito il modulo di gioco adottato fino a poche settimane fa – conclude il mister bianconero –. Lui è un esterno come Haile-Selassie e Amoura, ma siccome ho tentato di mettere Bottani al centro del nostro gioco, affidando l’esterno del campo a Lavanchy e Valenzuela, i giocatori maggiormente penalizzati sono stati gli esterni offensivi. La prossima stagione non ci sarà più Maric e se il modulo dovesse rimanere quello delle ultime settimane, anche ragazzi come Aliseda avranno più spazio a disposizione».

Bottani e la chiamata di Yakin

Ultima ciliegina sulla ricca torta di una stagione da incorniciare, il Lugano dovrebbe festeggiare domani la convocazione di Mattia Bottani in Nazionale per le prime quattro partite della nuova edizione di Nations League (in Repubblica Ceca e Portogallo, poi contro Spagna e nuovamente Portogallo a Ginevra). Le convocazioni di Murat Yakin saranno rese note soltanto domani, ma dopo essere rimasto di picchetto in occasione delle amichevoli con Inghilterra e Kosovo (nel mese di marzo), il ticinese dovrebbe finalmente essere vicino a vestire la sua prima maglia rossocrociata. Il degno coronamento per quella che è stata senza dubbio la migliore stagione della carriera del trentenne ticinese.