L'uomo più in forma è squalificato, spazio a Buongiorno o a Mancini. Resta il dubbio centravanti: Scamacca o Retegui? Anche Jorginho rischia il posto
Le strade di Iserlohn, dove si trova il ritiro dell’Italia, sono grigie come le prestazioni degli azzurri di Spalletti, nonostante il sole continui imperterrito a scaldare la Germania. Non sembra quindi una questione di illuminazione, ma di attitudine. Una città di 90mila abitanti in cui ti chiedi dove siano finiti tutti, e dove pare ci sia una strana moda di aprire caffè che, dall’altro lato del locale, ti vendono pigiami e mutande (almeno due in poche decine di metri).
I negozi, e anche la Rathaus (in formato gigante), esibiscono la bandiera italiana, rigorosamente accanto a quella tedesca. È tutto così, l’ottico con in vetrina degli occhiali tricolore dell’uno e dell’altro Paese (quelli italiani solo un po’ più azzardati nel disegno), lo stesso funziona con le torte in una di quelle pasticcerie da Germania profonda dove tutti ti sorridono continuamente, con educazione e distacco e ogni dolce sembra uscito da un libro illustrato di fiabe.
Il ritiro dell’Italia è a pochi minuti dal centro, nell’hotel Vier Jahreszeiten, il solito compound blindato delle Nazionali. La squadra ieri si è allenata nel tardo pomeriggio, alle 18, perché l’afa insopportabile di questi giorni permette solo sedute mattutine o preserali. Ma a porte rigorosamente chiuse. D’altronde oggi arriverà a Berlino, dove in conferenza stampa parlerà Spalletti.
Mercoledì invece era stata una giornata a porte aperte: forse, il ct, dopo le tante polemiche nel post-partita di Italia-Croazia, divampate nonostante la qualificazione all’ultimo secondo (o forse proprio per quello) voleva evidentemente cambiare un po’ l’aria attorno a una Nazionale che arriva alla sfida di sabato con la Svizzera con un po’ di scorie e poca felicità nonostante lo scampato pericolo si pensava facesse pendere la bilancia sui pensieri positivi. Un pericolo che si sarebbe rivelato fatale: con i risultati degli altri gironi così come si sono sviluppati, senza il gol di Zaccagni l’Italia non sarebbe rientrata tra le migliori quattro terze e oggi sarebbe già a casa.
E invece c’è e deve capire come giocherà, se con la difesa a tre, come con la Croazia, o con quella a quattro. A giocarsi il posto - vista l’assenza di Calafiori, passato da sorpresa a giocatore insostituibile nel giro di poche settimane (con tanto di assist per il gol di Zaccagni) - saranno il romanista Mancini e Buongiorno del Torino.
L’altro grande dubbio riguarda il centravanti: Spalletti dovrà decidere se confermare Retegui o tornare a puntare su Scamacca, a oggi leggermente favorito. Retegui, però, pur non portando in dote nessun gol, come il compagno, ha sicuramente fatto vedere di più. Dipenderà anche da che partita vorrà fare Spalletti, se aggredendo di più l’area (Retegui) o cercando un gioco più manovriero (Scamacca). Qualche dubbio anche sull’utilizzo di Jorginho, eroe del 2021, ma anche l’uomo del doppio rigore sbagliato con la Svizzera, sembrato a corto di fiato e idee. Resta comunque favorito su Fagioli, le cui quotazioni sono comunque in rialzo. L’altra carta potrebbe essere l’uomo dell’ultimo minuto, anzi secondo, Zaccagni, che potrebbe trovare una maglia da titolare. Resta da capire, in quel caso, dove finirà Chiesa, forse a destra, forse di nuovo in panchina.
"Con la Svizzera - ha spiegato il giocatore della Lazio – servirà una grande gara. Loro sono forti e compatti, abbiamo già visto un po’ di video. Calafiori ci darà qualche consiglio”. Il riferimento non è casuale. Ben tre svizzeri nella stagione appena conclusa sono stati compagni di squadra del difensore azzurro: Aebischer, Freuler e Ndoye. Inoltre Calafiori ha giocato a Basilea. Per Zaccagni, la Svizzera – insieme all’Austria – è stata la squadra che più l’ha impressionato.
Ieri, a Casa Azzurri – il quartier generale della Figc in cui vendono pinse con nomi legati alla Nazionale, come “La maledetta” e “Tiro a giro” e mostrano cimeli dei tempi gloriosi, dalle scarpe di Bettega alla maglia di Totti – ha parlato anche Alessandro Buongiorno, il cui profilo da difensore puro potrebbe essere un vantaggio per conquistarsi una maglia in una sfida dentro o fuori: “Sappiamo che la Svizzera non è una squadra facile da affrontare, ma oggi più che mai abbiamo la consapevolezza di essere una squadra che non molla fino all’ultimo”. Un giornalista gli chiede anche perché in Italia si parla così poco della Svizzera nonostante l’ottimo cammino e quel che è successo alle qualificazioni Mondiali. Lui fa capire che l’importante è che la studino i giocatori. “Il mio compagno di club Rodriguez? Ci eravamo salutati augurandoci di rivederci in finale, è successo un po’ prima”. Cioè domani alle 18, all’Olympiastadion, lo stadio in cui gli azzurri hanno alzato la loro ultima Coppa del Mondo. Ma quella, Rodriguez e compagni lo sanno, era tutta un’altra Italia.