La longevità portoghese e la ‘frittata’ nella propria porta: viaggio tra euronumeri ed eurostatistiche
Il calcio è fatto di numeri e statistiche. In cui ci si può pure perdere, ma che possono rivelare qualche aspetto interessante. O, perlomeno, risvegliare la nostra curiosità.
È il caso del Portogallo di Roberto Martinez. E, in particolare, di quello sceso in campo a chiusura della serata di martedì per il suo primo impegno all’Europeo in Germania contro una Repubblica Ceca che gli ha fatto patire le pene dell’inferno, e che solo grazie al guizzo di Conceição è riuscito a piegare con un gol arrivato abbondantemente al di là del novantesimo di gioco.
Una rete arrivata agli antipodi rispetto a quella siglata da Bajrami per la sua Albania dopo appena 23 secondi di gioco contro l’Italia. Un fulmine, tanto che, al confronto, il russo Kirichenko, fin lì detentore del record del gol più rapido in una fase finale dell’Europeo con il minuto e 7 secondi impiegati per sbloccare lo score nel 2004 contro la Grecia, sembrava un bradipo.
La partita tra Portogallo e Repubblica Ceca è però anche stata, per restare nel campo della fauna, una sorta di terrario per le tartarughe delle Galapagos. Ossia animali che vivono assai a lungo (in media 177 anni). Il 39enne Cristiano Ronaldo, dall’alto delle sue sei partecipazioni alla fase finale di un Europeo, per un totale di 26 partite, che ne fanno sempre più il leader di questa speciale classifica. Dove, alle sue spalle, troviamo un altro dei protagonisti della sfida di mercoledì: Pepe, arrivato a quota 20.
E se Ronaldo detiene il record per partecipazioni e presenze su questa ribalta, Pepe l’altra sera se n’è preso un altro di primato: quello del giocatore più anziano a scendere in campo in un Campionato europeo: 41 anni e 113 giorni (il record precedente apparteneva al portiere magiaro Gábor Király, in porta nella sfida contro il Belgio degli ottavi di Euro 2016 all’età di 40 anni e 86 giorni). Comodamente una generazione in più rispetto ai 16 anni (e 338 giorni) dello spagnolo Yamal, diventato in Germania il più giovane ad aver mai calcato questa passerella.
Il match tra lusitani e cechi ci offre poi ulteriore spunto… A servircelo, stavolta, è Hranac, lo sfortunato difensore dell’undici di Ivan Hašek, che al 69’ ha deviato il pallone alle spalle di Stanek per la rete del momentaneo 1-1.
In questo genere di (infelice) esercizio, il difensore del Viktoria Plzeň è però in buona compagnia, visto che prima di lui, in Germania la stessa cosa era capitata al tedesco Rüdiger e all’austriaco Wöber. E ieri la medesima sorte è toccata all’albanese Gjasula prima e a Schär poi. Qui, a ogni buon conto, siamo ancora lontani dall’edizione record di Euro 2020, quando le autoreti totali nella fase a gironi erano state ben otto. A cui si erano poi aggiunte quelle dello spagnolo Pedri negli ottavi contro la Croazia, di Zakaria nei quarti di finale tra la Svizzera e gli stessi iberici e del danese Kjaer nella semifinale con l’Inghilterra. Per la cronaca, quel torneo terminò con un totale di undici autoreti, cifra addirittura superiore a quelle complessive contabilizzate (9) nelle 15 edizioni precedenti Euro 2020. Cadrà pure questo di record a Euro 2024?