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‘Sarebbe semplicistico dare tutta la colpa al fallo di Alatalo’

Nonostante le buone impressioni offerte da Valtteri Pulli, il Lugano a Kloten non riesce a gestire il ‘momentum’ e a concretizzare la rimonta

Audette festeggia così il gol del 3-0
(Keystone)
19 dicembre 2024
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C’è il Lugano spento, assalito dai dubbi, con i dischi che scottano quando arrivano sulle palette dei giocatori, i quali non riescono a dialogare in rapidità, restando preda delle proprie insicurezze. È il Lugano della prima mezz’ora alla SwissArena, in un impietoso confronto con un Kloten che scende in pista con tutt’altre certezze, e infatti propone un hockey fluido, anche perché i cinque uomini in pista lavorano con la lucidità di chi non ha la testa piena di preoccupazioni, e a cui più o meno tutto, inspiegabilmente o no, riesce facile. Infatti, dopo appena ventitré minuti di gioco gli uomini di Lauri Marjamäki sono già sul 3-0. E poco in porta se il 2-0 alla fine dei primi venti minuti fosse una punizione un po’ troppo severa per gli uomini di Gianinazzi: a ben vedere, in quel primo periodo il Lugano riesce a crearsi una sola occasione che abbia davvero il peso del gol, con Fazzini, e il tiro del momò da ottima posizione, al quindicesimo, viene deviato nel traffico. Insomma, dopo la prima mezz’ora Kloten-Lugano sembra un film già visto. E invece, improvvisamente, l’ultimo arrivato – in ordine cronologico, beninteso – suona improvvisamente la carica, segnando il primo gol alla sua primissima apparizione in maglia bianconera (la numero 46, per la cronaca), lui che tra l’altro di mestiere fa il difensore, e neppure offensivo, stando a ciò che dicono i suoi numeri. Tuttavia, ci è mancato poco che nel terzo periodo, sul 4-2 per gli Aviatori, Valtteri Pulli non firmasse addirittura una doppietta. Al di là della rete, il ventitreenne di Turku è stato senz’altro la sorpresa più piacevole del Lugano visto all’opera ieri, tanto da guadagnarsi il premio destinato al migliore dei suoi. Purtroppo per i ragazzi di Gianinazzi, oltre che per lui, gli spunti dello spilungone sbarcato da San José non sono bastati per fare la differenza, in una partita che dopo l’improvviso 3-2 di Arcobello al trentottesimo – in un’azione viziata da una carica di Carr ai danni del malcapitato Diem destinata a far discutere – sembrava del tutto riaperta. E in fondo, aperta la partita lo è stata davvero, per una decina di minuti buoni, i primi del terzo tempo, quando il gioco della formazione ticinese acquista infine maggior consistenza, e gli Aviatori incontrano molta più fatica nel riuscire a crearsi degli spazi rispetto a prima, siccome debbono fare i conti con l’accresciuta fisicità ospite. Purtroppo per loro, sarà proprio una dura carica alla balaustra di Alatalo a Marchon – neanche a farlo apposta, il numero 87 era entrato in pista nel secondo tempo al posto dell’infortunato Diem, e pure lui dovrà fare anticipatamente ritorno negli spogliatoi – a sancire la fine delle speranze di un Lugano che dovrà restarsene in pista prima per 5 lunghissimi minuti con l’uomo in meno, e poi per un altro minutino a 3 contro 5, dopo che lo staff tecnico bianconero deciderà di giocare la carta del coach’s challenge, facendo leva su una possibile ostruzione di Derungs su Schlegel in occasione del 4-2 di Smirnovs, ostruzione che invece non c’è. «Sapevamo che sarebbe stato complicato qui a Kloten, però è vero, ci abbiamo messo troppo a entrare in partita – dice il rientrante Samuel Guerra ai microfoni di Rsi –. Sarebbe semplicistico dare la colpa ad Alatalo e alla sua penalità di partita: sono episodi che capitano nell’hockey, lui e Marchon erano in velocità ed è successo quello che è successo… Di sicuro, però, l’unica cosa che possiamo portare con noi da questa partita è stato che quando tutti credevano che il Lugano fosse ormai sparito abbiamo reagito, e siamo andati veramente vicino a ribaltare le sorti del confronto».