L’Acb naviga (di nuovo) nei bassifondi della classifica e l’ultima penalizzazione di tre punti comminata dalla Swiss Football League proprio non ci voleva
Una locuzione in latino ben descrive la situazione del Bellinzona: errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Puntuali come il giorno di Natale, ormai da qualche stagione nella capitale affiorano questioni extracalcistiche che destabilizzano tutto l’ambiente. Sedicenti patentini, fatture scoperte, mancanza di comunicazione. Rimasta più volte delusa, la piazza sperava finalmente di ammirare la squadra del cuore mettere in campo quella passione tanto decantata dal trio composto da Benavente, Rosas e Megias. E, se possibile, evitare ulteriori complicazioni a livello amministrativo. I proclami ostentati dal club a fine agosto hanno tuttavia posto di nuovo l’asticella troppo in alto. Proclami che almeno inizialmente sembravano rispecchiare i risultati conquistati sul campo, tant’è che i tifosi avevano tirato un bel sospiro di sollievo, concedendo un po’ di tregua alle coronarie. Un’euforia durata poco, finché la società non ha iscritto sul foglio partita otto giocatori non formati localmente, invece dei sette consentiti dal regolamento. Un inciampo burocratico costato tre punti. Le ambizioni di promozione hanno iniziato a vacillare, affievolendosi lentamente. La squadra ha infatti cominciato a marciare sul posto. A smarrire la bussola – e, soprattutto, punti – ruzzolando pericolosamente nei bassifondi della classifica. Un rendimento peggiorato nelle ultime nove fatiche di campionato, lasso di tempo in cui l’Acb ha racimolato quattro pareggi e ben cinque sconfitte. Nessun’altra compagine della serie cadetta è rimasta così a secco di successi. Una spirale negativa preoccupante, interrottasi solo in occasione della Coppa Svizzera. Il passaggio del turno non ha però influito sul rendimento in campionato. Il Bellinzona è infatti attualmente la settima forza della Challenge: in cascina (finora) ha messo 21 punti, sinonimo di cinque vittorie, sei pareggi e sette battute d’arresto. Forse una in più a causa di un secondo inciampo, la presentazione in ritardo dell’attestazione di pagamento degli oneri sociali. Tutto dipenderà solo dall’esito del ricorso interposto dalla società.
Un bottino che rispecchia le difficoltà mostrate in stagione da Nivokazi e compagni a gonfiare la rete. L’Acb ha infatti uno dei peggiori attacchi del campionato, solo lo Sciaffusa è apparso meno volte sul tabellino dei marcatori. L’ex bianconero è sicuramente fra le note positive. Nell’ultima tornata è salito a quota sette centri, come i migliori realizzatori della serie, e nei duelli aerei è secondo unicamente a Simone Rapp. Non hanno deluso le aspettative neppure Chacón e L’ghoul. I due hanno mostrato in più occasioni di saper mettere in apprensione qualsiasi rivale, ma quando la corrente non scorre – o in modo alternato – la squadra ne risente. Non bisogna tuttavia dimenticare la serie d’infortuni. Le assenze di Sauter e Sörensen hanno messo in seria difficoltà la società. Dalle parole spese a fine agosto sul mercato era lecito attendersi degni sostituti. E, invece… Il difensore centrale ha mostrato di essere una pedina fondamentale dello scacchiere: talvolta esagera, confidando troppo nelle sue capacità, ma la porzione di campo è presidiata in modo impeccabile. Un punto interrogativo scaturisce anche dalla scelta di mettere fuori contingente, ossia fuori rosa, Hugo Lamy. Presentato come una promessa del calcio, formatosi nel settore giovanile del Psg, quest’anno ha collezionato pochissimi minuti. Dal canto suo il natio di Monte Carasso, Sörensen, si è di nuovo lesionato il crociato. Come affermato da Benavente nel punto stampa indetto a poche ore dall’ottavo di Coppa, il 23enne lascia polmoni e cuore sul campo. Qualità che attualmente difettano a taluni dei suoi compagni. L’infermeria non è insomma mai stata vuota, ultimamente si è pure aggiunto Chukwuemeka e il suo il tendine d’Achille. La rosa sembra non aver soddisfatto le aspettative di Bentancur, tant’è che ha già dichiarato di voler tornare a operare sul mercato nella finestra di gennaio.
Il procuratore ha riunito sotto l’Acb anche il settore giovanile così da monitorare i giovani talenti e, se del caso, promuoverli a suo tempo in prima squadra. Qualche domanda sorge comunque spontanea: il ridotto impiego delle giovani leve già tesserate dal Bellinzona dev’essere ricondotto a quale motivo? Non sono all’altezza della situazione oppure nella capitale non si riescono a valorizzare? La serie cadetta non è il palcoscenico ideale dove incamerare minuti e, soprattutto, esperienza? Sbagliando, s’impara. Errare, come accennato in precedenza, humanum est. Ne sa qualcosa la società. Dal ritardo nel consegnare gli abbonamenti, fino alla comunicazione lacunosa (leggasi ad esempio numero di spettatori o ragguagli sulle condizioni fisiche dei giocatori). Piccolezze, che tuttavia dimostrano la grandezza di un club. La massima che recita ‘dura lex, sed lex’ vale per tutti. Grandi e piccini, ricchi e poveri. Nelle scorse ore la Federazione ha inflitto un’altra penalizzazione di tre punti alla squadra. Una penalizzazione che ha demoralizzato la società, ma queste pecche sono da ricondurre a mancanze strutturali che durano ormai da parecchio. Non è infatti la prima volta che il Bellinzona fa parlare di sé, anche oltre Gottardo, per errori burocratici. Oggigiorno sembra diventato più facile dare la colpa a qualcun altro, piuttosto che assumersi le proprie responsabilità. La scusa di essere ticinesi, e poco considerati dal resto della Svizzera, ormai dovrebbe essere superata. Come spiegare altrimenti i ruoli ricoperti da Lustrinelli, Petkovic e Tami? Le critiche non piacciono a nessuno, ma non sono (sempre) sinonimo di cattiveria gratuita. Forse più di attaccamento alla società. Una società di grande tradizione. Che non vive di passato, come affermato dal presidente Brenno Martignoni Polti, ma rispetta la storia.