Riparte la Super League, senza pathos per la corsa in testa e in fondo alla classifica. Saranno gli ultimi quattro mesi a 10 squadre
Dieci e non più dieci. Quelli che ci apprestiamo a vivere saranno gli ultimi quattro mesi con una Super League a 10 squadre. Dal prossimo mese di luglio, dopo vent’anni esatti dall’ultima riforma, le compagini al via passeranno a 12 e pure la formula subirà un lifting sostanziale. Ma questa è musica del futuro (prossimo): per ora occorre concentrare l’attenzione sulla seconda fase della stagione in corso che qualcosa da dire ancora ce l’ha, malgrado le sia stato tolto l’interesse maggiore, in vetta come in coda. Sì, perché da una parte lo Young Boys è praticamente certo di aggiudicarsi il quinto titolo dal 2018, mentre nei bassifondi l’assenza di retrocessione diretta (per permettere l’aumento a 12 squadre) rende la posizione di Winterthur e Zurigo non particolarmente preoccupante: chi chiuderà al decimo posto, infatti, dovrà spareggiare contro la terza di Challenge League e sappiamo tutti quanto il divario tra i valori di Super e di Challenge rimanga elevato.
Lo Young Boys, dunque, se vorrà perdere questo titolo dovrà fare harakiri. Non c’è altro modo se non un suicidio rituale per scialacquare il vantaggio accumulato nelle prime 16 partite stagionali (+10 con una differenza reti di +26, vale a dire +17 rispetto al San Gallo a +9) e, soprattutto, una supremazia tecnica e fisica che non verrà certamente intaccata dall’eventuale cessione di Jean-Pierre Nsamé alla Sampdoria. Al suo primo anno sulla panchina bernese, Raphaël Wicky può tranquillamente giocare su due fronti, quello del campionato e quello della Coppa (nei quarti di finale affronterà la vincente della sfida Thun - Lucerna in programma il 31 gennaio), per centrare una doppietta riuscita tre anni fa al suo predecessore, Gerardo Seoane.
L’interesse principale di questa seconda parte di stagione si concentra sulla lotta per i posti in Europa, in particolare per la seconda piazza, quest’anno sinonimo di partecipazione alla Champions League. E se il pathos mancherà per il titolo e per la retrocessione, non farà certo difetto in una battaglia che dovrebbe coinvolgere sette squadre, tra il secondo posto del Servette a quota 25 e l’ottavo del Sion a quota 20. Cinque punti all’interno dei quali sono raggruppati San Gallo, Lugano, Basilea, Lucerna e Grasshopper. Nessuna di loro ha approfittato dei 70 giorni di pausa per stravolgere l’organico, in linea con un mercato poverissimo entro i confini nazionali e piuttosto dimesso pure nel resto d’Europa. Servette e San Gallo non hanno cambiato una virgola, le altre si sono limitate a un arrivo a testa, di quelli che tuttavia non stravolgono i valori di un gruppo. Lecito supporre, di conseguenza, che la lotta proseguirà con le medesime armi dello scorso autunno. E in questo senso, un piccolo vantaggio potrebbero averlo quelle squadre, come il Lugano, che la scorsa estate avevano più o meno stravolto il loro organico, con un inevitabile periodo a basso regime di giri e che adesso hanno la possibilità di ripartire con un gruppo finalmente cementato.
Nonostante quattro punti di ritardo sul Servette, il grande favorito per il secondo posto rimane il Basilea. Problemi societari e una tifoseria non proprio compatta alle spalle, non possono lasciare tranquillo Alex Frei. Per l’ex bomber della Nazionale, tuttavia, il mancato accesso alla Champions rappresenterebbe con ogni probabilità una pietra tombale sul suo futuro sulla panchina rossoblù. I primi sei mesi al St. Jakob’s Park non hanno cancellato le perplessità sulla sua inadeguatezza a una panchina tanto importante, nonostante la promozione ottenuta lo scorso anno alla testa del Winterthur. Le ultime due sconfitte amichevoli contro Borussia Dortmund (6-0) e Friburgo (3-2) non lasciano certo ben sperare, anche alla luce di un esordio in Super League sul difficile campo del San Gallo.
Se il cadreghino di Alex Frei scotta, c’è un’altra panchina storicamente piuttosto scomoda, quella del Sion di un presidente, Christian Constantin, che gli allenatori se li mangia a colazione. L’ultimo ad aver accettato la sfida della coabitazione con un numero uno ingombrante e imprevedibile, è Fabio Celestini. L’ex tecnico del Lugano esordirà domenica proprio contro i bianconeri, in una sfida da non perdere per non far montare subito la tensione. In Vallese è arrivato Reto Ziegler, guarda caso proprio dalle sponde del Ceresio, ed è rimasto al suo posto Mario Balotelli, il quale nel girone d’andata ha disputato 9 partite (solo cinque da titolare) per un totale di 545’ e cinque reti, ma ha ribadito di essere difficilmente gestibile e di creare più grattacapi alla società fuori dal campo di quanti ne riesca a risolvere dentro il rettangolo verde. E poi c’è la Coppa Svizzera, trofeo finito nella bacheca del Tourbillon ben 13 volte. Lo scorso anno l’avventura si era arenata già ai sedicesimi di finale con un secco 4-0 contro lo Stade Losanna: quest’anno i vallesani sono arrivati ai quarti di finale, ma per entrare nelle migliori quattro dovranno superare, il prossimo 1° marzo, il Lugano detentore del trofeo. E si sa come da quelle parti la Coppa rivesta un’importanza pari (se non superiore) alla vittoria del campionato…
Young Boys. Arrivi: nessuno. Partenze: Esteban Petignat (?)
Servette. Arrivi: nessuno. Partenze: nessuna
San Gallo. Arrivi: nessuno. Partenze: Daouda Guindo (Salisburgo)
Lugano. Arrivi: Jhon Espinoza (Chicago). Partenze: Mren Haile-Selassie (Chicago), Reto Ziegler (Sion)
Basilea. Arrivi: Hugo Novoa (Lipsia). Partenze: Sayfallah Ltaief (Winterthur), Noah Katterbach (Amburgo)
Lucerna. Arrivi: Mamady Diambou (Salisburgo). Partenze: Christian Gentner (ritiro)
Grasshopper. Arrivi: Teruki Hara (Shimizu S-Pulse/Giap). Partenze: nessuna
Sion. Arrivi: Reto Ziegler (Lugano). Partenze: nessuna
Winterthur. Arrivi: Markus Kuster (Karlsruhe), Sayfallah Ltaief (Basilea). Partenze: Florian Kamberi (Huddersfield), Stephan Seiler (Zurigo)
Zurigo. Arrivi: Daniel Afriyie (Hearts of Oak/Ghana), Stephan Seiler (Winterthur) Roko Simic (Salisburgo). Partenze: Karol Mets (St. Pauli)