Lunedì riparte ospitando l'Yverdon il campionato della squadra di Davide Morandi, che evitando i pericoli del Covid deve guidare i suoi verso la salvezza
Da una parte la voglia di tornare a giocare, sfruttando un privilegio concesso fino a poco fa solo ai professionisti di Super e Challenge League ma che dopo il riconoscimento della Promotion quale lega semiprofessionistica è stato esteso appunto anche alle compagini della terza divisione del calcio rossocrociato. Dall’altra la preoccupazione legata all’incertezza globale che continua a regnare a causa del coronavirus e a un contesto che in realtà dal vero professionismo è ancora ben lontano. E che di conseguenza, pur cercando nel suo piccolo di adottare tutte le misure di prevenzione possibili, per allenarsi e disputare le partite espone inevitabilmente i suoi interpreti a rischi maggiori, con tutte le complicazioni del caso anche a livello di programmazione e avanzamento della stagione.
È con dentro questo vortice di sensazioni contrastanti che Davide Morandi e i suoi ragazzi si apprestano a tornare in campo lunedì al Comunale contro il leader Yverdon per la prima partita ufficiale (l’ultima l’Acb l’aveva disputata lo scorso ottobre a Münsingen) dopo la lunga pausa forzata (il match sarà trasmetto in diretta streaming dal sito de laRegione).
«Effettivamente la voglia è tanta, ma anche la preoccupazione – afferma l’allenatore del Bellinzona, già tecnico di Locarno e Lugano in Challenge League e chiamato a sostituire Valerio Jemmi sulla panchina granata a fine settembre 2020 –. Per fortuna molti dei nostri giocatori possono muoversi in una sorta di bolla visto che non lavorano, ma di certo non siamo a livello dei professionisti e soprattutto non è così per tutti, perché mica tutte le squadre sono composte esclusivamente (o quasi) da giocatori che vivono di calcio come ad esempio l’Yverdon, il Rapperswil e il Köniz. Non è già semplice gestire la situazione ai massimi livelli, figuriamoci per noi. In sostanza viaggiamo davvero a vista, tanto che c’è già stato un caso positivo nel Brühl con conseguente annullamento della partita che avrebbe dovuto giocare contro il Köniz (ieri, ndr), così come in dubbio è quella contro di noi del 10 aprile al Comunale. E se dovesse saltare, sarebbe un primo problema visto che per quel che ci riguarda le date infrasettimanali delle prossime tre settimane sono già occupate dai recuperi accumulati nella prima parte di stagione. Con tanti saluti al piano della Lega di rimettere tutti in pari e chiudere l’andata (requisito minimo per l’omologazione del campionato, ndr) entro la fine di aprile. Ai miei giocatori ho fatto un discorso molto chiaro, dicendo loro che dobbiamo diventare ancora più bravi di quanto fatto finora – e facciamo già tanto, dal lavoro a gruppi poi mantenuti anche nei quattro spogliatoi che utilizziamo all’obbligo della maschierina all’interno e negli spostamenti – ed evitare contatti inutili, in modo da minimizzare i rischi e preservare l’integrità di tutto il gruppo. Purtroppo al momento il contesto nel quale dobbiamo muoverci è questo, per cui ci è richiesta un’ulteriore capacità rispetto al solito, ossia quella di convivere con questa situazione senza farsi troppo condizionare, facendo in modo che il piacere di esserci e di poter tornare a giocare sia superiore alle preoccupazioni. Ed è quello che abbiamo fatto durante tutte queste settimane».
Un lavoro non facile quello di tenere il gruppo unito e il morale alto, in particolare prima del ritorno agli allenamenti a inizio marzo… «I nostri giocatori sono giovani e per i giovani in generale è un periodo difficile, perché questa pandemia ha tolto molte libertà e azzerato o quasi i contatti sociali. Durante i mesi in cui non ci siamo allenati, come staff abbiamo cercato di rimanere costantemente in contatto con i nostri giocatori e soprattutto a loro disposizione, facendo capire che per loro noi c’eravamo, pur mantenendo un profilo basso e rispettoso delle diverse sensibilità dei ragazzi. Aver potuto finalmente riprendere ad allenarsi tutti assieme per loro è certamente stato un toccasana e sono convinto, per quanto impegnativo a causa di tutti i motivi elencati in precedenza, che far ripartire il campionato sia stato giusto. Anche perché questi ragazzi hanno bisogno di vivere qualcosa di differente da questo maledetto Covid e quando si va in campo, si dimentica tutto il resto».
Sul campo, l’Acb avrà un obiettivo preciso, che è ben diverso dalla promozione e a cui si ambiva a inizio stagione ma sfumata ben presto dopo una parte di stagione a dir poco disastrosa (8 punti in 9 partite) che ha portato la compagine della capitale a occupare attualmente il quart’ultimo posto in classifica, due punti sopra la prima squadra a rischio retrocessione (il Köniz, che però ha disputato un match in più) e a 21 dal leader Yverdon… «La situazione è chiara, se non ci diamo da fare nelle prossime sei partite (quelle che mancano ad arrivare a quota 15 match giocati, con il campionato che dovrebbe poi proseguire, pandemia permettendo, con sette ulteriori match tra le formazioni divise in due gruppi, la metà alta e la metà bassa della graduatoria, ndr) faremo fatica a salvarci. Nel calcio nulla è scontato e tutto va molto velocemente, il Köniz si è permesso di prendere gente come Andrist (ex anche di Basilea e Thun arrivato dal Chiasso, ndr), Glarner (Thun) e Harambasic (Stade Losanna) e anche le compagini U21, essendo legate ai club professionistici, hanno potuto ingaggiare chi volevano fino al 31 marzo, mentre invece noi ci siamo dovuti fermare il 28 febbraio. E poco importa cosa succederà nelle altre categorie (anche la Prima Lega deve completare almeno la metà delle partite per veder omologata la stagione e promuovere due squadre nella categoria superiore, ndr), vogliamo guadagnarci sul campo la permanenza in Promotion e la possibilità l’anno prossimo di essere protagonisti e fare di tutto per raggiungere un grande obiettivo. In fondo, il modo migliore per preparare la prossima stagione è finire bene questa, ma ora come detto dobbiamo cambiare marcia, altrimenti non ci sarà un bel niente da preparare».
Nel mercato invernale in casa granata è arrivato il difensore ex capitano del Chiasso Simone Belometti, mentre hanno lasciato la squadra per motivi personali e professionali Patrick Berera (passato all'Arbedo in Seconda Lega) e Ivan Lurati (anch’egli in Seconda, ma a Sementina)... «Solitamente non guardo mai quelli che partono, ma stavolta c’è anche da dire che abbiamo perso dei giocatori (Rivoira è andato in Lettonia, Bueno al Livorno) spinti ad andare all’estero anche dall’incertezza del nostro campionato. Fortunatamente però abbiamo una rosa che era competitiva prima e lo è ancora adesso – e sarebbe potuto esserlo ancora di più se avessimo potuto fare il mercato che volevamo, in particolare con i giovani –, per cui abbiamo tutte le possibilità di ripartire bene».