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Dalle Alpi al Pacifico per ‘manipolare’ i Mondiali

Oltre a Del Ponte e Petrucciani, a Eugene sarà presente un terzo ticinese: Fabio Truaisch, fisioterapista, chiamato a occuparsi degli atleti targati Nike

14 luglio 2022
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Dalle nevi (quasi) perenni delle Alpi, ai boschi infiniti della costa nord-occidentale degli Stati Uniti. È questo il viaggio che attende Fabio Truaisch, pronto a trasferirsi dalla sua Ludiano a Eugene, dove da venerdì 15 luglio andranno in scena i Campionati mondiali di atletica. In Oregon ci saranno due rappresentanti ticinesi, Ajla Del Ponte e Ricky Petrucciani, pronti a competere nello stadio Hayward Field di una cittadina di 171’000 abitanti, a meno di cento chilometri dalle coste del Pacifico. Fabio Truaisch in pista non scenderà, ma si occuperà di muscoli, tendini e affini di chi lotterà per le medaglie. Assieme ad altri fisioterapisti provenienti da mezzo mondo, è stato ingaggiato da Wintecare, un’azienda ticinese che produce diverse tecnologie elettromedicali molto utilizzate in fisioterapia per agevolare e velocizzare la risoluzione di un certo numero di patologie, per occuparsi degli atleti della Nike. Quello della fisioterapia abbinata allo sport d’élite non è un campo nuovo per il bleniese, da 12 anni fisioterapista di Swiss Ski… «Ma arrivando dallo sci, per me si tratterà di scoprire un mondo nuovo. Anche solo la composizione della valigia sarà diversa: magliette e pantaloncini invece di giacconi e maglioni».

Truaisch è partito ieri da Zurigo per Eugene, via Montréal e Chicago… «I team di Wintecare saranno due e lavoreranno una settimana ciascuno. A me è toccata la prima, per cui tornerò in Ticino il 20. Lavorerò al fianco di un giapponese e due spagnoli. Uno degli iberici già lo conosco, in quanto aveva avuto contatti con Swiss Ski. Wintecare sarà presente in diverse hospitality allestite per gli atleti da diversi brand/sponsor e io lavorerò all’interno di quella targata Nike. Saremo posizionati all’esterno dello stadio e lì tutti i suoi atleti potranno recarsi per parlare con i loro manager, per la tenuta di gara e per usufruire dei nostri servizi. In quanto fisioterapisti, avremo la possibilità di recarci nella zona del warmup nel caso in cui la nostra presenza fosse richiesta».

In poche parole, il team del quale farà parte Truaisch fungerà da supporto a quanto messo in campo dalle varie federazioni, molte delle quali avranno a disposizione strutture mediche all’avanguardia… «Il nostro sarà un lavoro improntato principalmente sulla rigenerazione e sul recupero muscolare. Se invece l’atleta dovesse avere bisogno di cure mediche, sarebbe con ogni probabilità lo staff della federazione in questione a doversene occupare. Noi ci concentreremo sulla rigenerazione, sul recupero muscolare e cardiocircolatorio. Potrebbe capitare che la richiesta di intervenire in un caso di infortunio ci arrivi direttamente dalla Nazionale, ma di principio non dovrebbe essere il caso. E può succedere che un determinato atleta si trovi particolarmente bene con la terapia proposta dalla Wintecare, per cui richieda personalmente, una volta terminate le cure di base fornite dalla sua Nazionale, di proseguire con quel trattamento. Per me si tratta di una novità, per cui devo in primo luogo capire quelle che sono le dinamiche, in particolare con i manager, molto più potenti rispetto a quelli dello sci».

La capacità manuale di rigenerare i muscoli degli atleti, quella non si discute. Tuttavia, l’esordio nel mondo dell’atletica implica una certa preparazione mentale… «Nelle ultime settimane, da quando ho ricevuto la conferma del mio ingaggio da parte di Wintecare, sto cercando di avvicinarmi all’appuntamento ripassando sui libri quelli che sono i traumi e i sovraccarichi più frequenti nel mondo dell’atletica. Avrò a che fare con atleti di fama mondiale, con campioni olimpici o iridati, tutta gente il cui valore si conta in milioni di dollari».

Opportunità di crescita professionale

Il team completo sarà composto da molti terapisti internazionali, suddivisi sulle due settimane e sulle hospitality dei vari brand/sponsor… «Avere a che fare con colleghi provenienti da mezzo mondo darà a ognuno la possibilità di discutere con gli altri in merito alle tecniche e alle terapie applicate nelle varie nazioni. Il che rappresenta una straordinaria occasione di arricchimento professionale. Nello sci, ad esempio, abbiamo una chat all’interno della quale i fisioterapisti di Coppa del mondo possono scambiarsi consigli, suggerimenti, esperienze. Mi immagino che a Eugene il fatto di poter interagire con colleghi spagnoli, nipponici, cinesi, statunitensi possa permettere a tutti di rapportarsi con quella che è, nei rispettivi Paesi, la qualità della medicina riabilitativa in ambito sportivo. E per quanto ci riguarda, nonostante l’erba del vicino sia sempre più verde, avendo frequentato più di un ambito internazionale posso garantire che in Svizzera il livello della riabilitazione è altissimo, per competenze e possibilità. Per dare un’idea, spesso paragono la struttura di Swiss Ski con quella della Nazionale di calcio italiana».

La sintomatologia che il terapeuta ticinese troverà a Eugene rischia di essere molto lontana da quella alla quale è abituato agendo sui muscoli degli atleti di Swiss Ski… «Spero di essere confrontato con cose nuove, stiramenti o elongazioni. Questa è un’esperienza che mi permette di acquisire maggiori conoscenze che metterò in seguito a disposizione della federazione di sci. D’altra parte, prima di accettare l’offerta ho chiesto il parere di Swiss Ski, la quale ha apprezzato l’idea. Non sono comunque il primo a occuparmi di sci e atletica. Una decina di anni fa avevo conosciuto l’allora fisioterapista di Tina Maze, la quale in inverno lavorava con la slovena, mentre in estate si occupava dei muscoli di Usain Bolt… E già allora pensavo che mi sarebbe piaciuto vivere un’esperienza simile, passare dai traumi acuti a -20 gradi agli stiramenti a +30».

I Mondiali di atletica sono una manifestazione dai ritmi molto serrati, con competizioni ravvicinate che impongono agli atleti una costante rigenerazione muscolare. Non sarà, insomma, una settimana di vacanza… «Mi hanno avvertito, saranno sette giorni piuttosto intensi. Una decina di ore al giorno. Il rischio è che tutto si risolva in aeroporto - albergo - hospitality - stadio - aeroporto. Le competizioni sono numerose, gli atleti altrettanto e mi immagino ci sia sempre qualcuno di loro che necessita della nostra attenzione. D’altra parte, è il nostro lavoro. Mi sarebbe piaciuto vedere dal vivo Marco Odermatt vincere ad Adelboden, ma in quel momento ero impegnato con un altro atleta».

Terapeuta e un po’ psicologo

A Eugene, Truaisch dovrà rapportarsi con atleti con i quali non ha mai interagito prima, a differenza di quanto accade di norma in seno a Swiss Ski… «La relazione personale è fondamentale, l’atleta è un ragazzo che lavora con il suo corpo e quando un problema fisico gli impedisce di ottenere le prestazioni desiderate, subentra l’aspetto mentale. E con il fisioterapista, in quanto persona neutra dal profilo della performance sportiva, a volte gli atleti riescono ad aprirsi. L’aspetto del mio lavoro che più mi piace è il fatto di poter aiutare un ragazzo a ritrovare una qualità di vita migliore, permettergli di tornare ad avere le prestazioni sportive alle quali era abituato e, se tutto va bene, assaporare il suo sorriso sul podio. Non dimentichiamo che spesso sono tutti molto giovani, hanno poca esperienza di vita e occorre seguirli. In questo senso, il fisioterapista diventa anche un po’ psicologo».

Swiss Ski e Olimpiadi, un sogno avverato

Il 2022 è da poco giunto al giro di boa e in appena 7 mesi Fabio Truaisch ha collezionato due tra i principali eventi sportivi internazionali. Quello di Eugene diventerà realtà in questi giorni, ma nel mese di febbraio c’erano stati i Giochi olimpici di Pechino… «Un’esperienza incredibile, per me si trattava della prima volta. È stata molto particolare, anche per tutti gli aspetti legati al Covid-19, non da ultimo il fatto che sia io, sia gli atleti, fino a quando siamo saliti sull’aereo non eravamo sicuri di poter andare in Cina: da un giorno all’altro potevamo risultare positivi ed essere costretti a rinunciare alla trasferta. Per le gare di Coppa del mondo prima dei Giochi, Swiss Ski aveva messo in piedi un minuzioso protocollo di gestione, per cui gli alberghi erano tutti blindati, alla partenza si arrivava in elicottero per evitare il contatto con la gente e in elicottero si ripartiva a fine gara. Una volta a Pechino, ho trovato un’organizzazione davvero efficiente, tant’è che non è scoppiato nemmeno un focolaio. Il contatto tra gli atleti era libero, ma tutti gli inservienti erano bardati dalla testa ai piedi ed era impossibile interagire con persone esterne alla bolla. Non so quale protocollo adotteranno a Eugene, ma dovranno fare molta attenzione se non vogliono far ripartire la pandemia. Per quel che mi riguarda, in aeroporto e sul lavoro indosserò la mascherina, che sia obbligatoria o no. La passione per la fisioterapia mi è venuta già da bambino e il mio sogno è sempre stato di poter lavorare con la Nazionale di sci e di partecipare un giorno a un’Olimpiade. Per andare ai Giochi ho impiegato 12 anni, ma alla fine ce l’ho fatta, tutto si è avverato. A dimostrazione che i sogni vanno coltivati, nulla è impossibile».

Sci, atletica, ma anche nuoto… «Qualche anno fa ci trovavamo a Sierra Nevada con Swiss Ski e Massimiliano Rosolino, che lì si stava preparando per tentare di ottenere la qualifica alle Olimpiadi di Londra, mi ha chiesto se lo potevo seguire per tre settimane, siccome si trovava in Spagna senza fisioterapista. È stata un’esperienza arricchente, tant’è che tuttora a volte ci sentiamo».

A Eugene, Fabio Truaisch vivrà un’esperienza unica e di sicuro tornerà con un bagaglio professionale arricchito in un Ticino onorato sia dietro le quinte, sia in pista con Del Ponte e Petrucciani.