Commento

Villa Bonetti all’asta, sogniamo e ragioniamo

Un’occasione (di quelle sempre più rare) per prendersi cura di un angolo di verde in mezzo alla Città

Una proposta lanciata da due consigliere comunali dell’Mps (Ti-Press)
29 maggio 2019
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L’ultracentenaria Villa Bonetti va all’asta? Che se la aggiudichi la Città di Bellinzona! Su due piedi, senza riflettere su ogni suo mattone, la proposta lanciata da due consigliere comunali dell’Mps ci è piaciuta. Si tratta di un’occasione – di quelle sempre più rare – per prendersi cura di un angolo di verde in mezzo alla Città (che è cresciuta non poco con l’aggregazione e il galoppante fermento edilizio) e pure di un pezzo di storia (anche se la sontuosa villa nel tipico stile lombardo è di per sé protetta). Prendersi cura e aprire le porte dell’edificio ai bellinzonesi. Un sogno, un sogno bello.

Ma c’è un ma: la Città, pur essendo un ente pubblico, non può esimersi dal fare anche un ragionamento di carattere economico. Acquistarla per quanto? Sensato quindi capire quale possa essere il ‘prezzo giusto’ per un simile gioiello e dunque anche quale il momento in cui fermarsi fra un rilancio e l’altro della prevista asta pubblica. Quantificazione non poi così difficile da farsi, visto che le perizie già ci sono e i periti in materia abbondano. Guai se l’operazione si rilevasse però solo una mossa per togliere a qualcuno che ha fatto male i propri calcoli (un privato? una banca rimasta con la Peppa Tencia in mano?) le castagne incandescenti dal fuoco! E qui vediamo un rischio: infatti, sarà facile che all’asta, chi ha interesse a recuperare i (tanti) debiti, rilanci il più possibile, sapendo che la Città sborserà potenzialmente fino ad una certa somma… Comunque sia, a questa serie di considerazioni di portafoglio se ne legano anche altre non secondarie: acquistarla, bene e bello, ma per farne poi cosa? Una domanda importante, sì, perché il ‘cosa’ significa anche costi di trasformazione. Fornire una risposta non è così facile per una villa sottoposta a tanti vincoli di protezione. Se per ipotesi girassimo l’interrogativo a una decina di politici – scommettiamo – rischieremmo di ricevere quasi una decina di risposte diverse.

Quindi, nel lasso di tempo che resta fino all’asta, è fondamentale chiarirsi anche sui contenuti e sui derivanti costi di trasformazione. E poi, pur spinti anche da motivi di carattere ideale, decidere se il santo vale la candela, tenendo conto dell’interesse pubblico all’acquisto in ottica anche futura. In caso contrario, senza idee chiare, visto che probabilmente non c’è la fila di pretendenti all’asta, la ritirerà la (solita) banca e il Comune potrà in un secondo tempo, e con calma, riaprire il discorso dell’acquisto con l’istituto trattando privatamente.