Bellinzonese

Asta deserta a Bellinzona, nessuno compra Villa Bonetti

Metà dello stabile e del suo vasto parco restano nelle mani del proprietario indebitato. Il sindaco ribadisce: ‘Città non più interessata’

(Ti-Press)
29 ottobre 2020
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Nessuna svolta nel futuro di Villa Bonetti, lo storico edificio sottoposto a vincolo di protezione quale bene architettonico d'importanza cantonale incastonato, col suo parco di 3'500 metri quadrati, nel trafficato quadrilatero compreso fra piazza Orico, via Salvioni, viale Franscini e via Motta situato ai margini del centro storico di Bellinzona. Questa mattina l'asta agendata dall'Ufficio esecuzioni per la vendita di metà proprietà è andata deserta. Titolare di questa metà è un ingegnere della Riviera alle prese da tempo con una serie di problemi finanziari; l'altra metà appartiene alla moglie. L'avevano acquistata nel 2010 per farne la loro dimora. Pure avviati una serie d'importanti lavori di ristrutturazione, bloccati però all'insorgere di problemi finanziari di lui. Nei suoi confronti l'Ufficio esecuzioni riattiverà ora le procedure di carenza beni e i creditori potranno a loro volta far valere le richieste già pendenti. L'eventuale acquirente che si fosse presentato stamane davanti all'ufficiale Fernando Piccirilli aggiudicandosi metà edificio e parco, avrebbe dovuto ottenere il nullaosta della moglie comproprietaria, che vanta per legge il diritto di prelazione sulla metà del marito. Resta dunque nel limbo uno degli edifici di maggior pregio della Turrita. Durante il medesimo incanto veniva messa all'asta anche metà della villa di Galbisio appartenuta all'architetto e municipale Renzo Molina deceduto dieci anni fa: nemmeno in questo caso si sono fatti avanti acquirenti interessati. 

Cinque milioni, poi marcia indietro

Su Villa Bonetti l’anno scorso si era posato lo sguardo del Municipio cittadino che nel mese di giugno aveva ottenuto dal Consiglio comunale il nullaosta a procedere con trattative dirette contattando il proprietario e sottoponendogli un’offerta inferiore (pari a 5 milioni) al valore di stima (7,6 milioni) che risulta dalla procedura d’incanto. Offerta successivamente ritirata dal Municipio – per motivi non chiari – dopo un sopralluogo. Poco prima, un altro potenziale acquirente privato aveva a sua volta presentato un’offerta, ma anche in quella circostanza la vendita era sfumata. Nuovamente interpellato questa estate dalla 'Regione' al momento della messa all'asta di metà edificio e parco, il sindaco Mario Branda aveva spiegato che il Municipio non era più interessato avendo da tempo deciso di dare la priorità all'acquisto dell'ex ospedale di Ravecchia di proprietà di Armasuisse. Acquisto tuttavia sfumato, dal momento che altri settori della Confederazione (vedi Tribunale penale federale) ne hanno 'bloccato' una parte per soddisfare loro esigenze logistiche. Bisogna ora capire se la Città voglia di nuovo aprire una trattativa per Villa Bonetti. Ma il sindaco, interpellato al riguardo, mostra pollice verso avendo il Municipio nel frattempo deciso d'inserire la prevista “casa intergenerazionale della cultura e delle associazioni” all'oratorio di Giubiasco, la cui ristrutturazione andrà ultimata non appena si chiariranno i problemi legati al sorpasso di spesa. 

Buone idee ma nulla di fatto 

Il valore di stima peritale di Villa Bonetti, diviso due, ammonta a 3,8 milioni. Cui si aggiunge la metà della villa di Galbisio il cui valore di 3,16 milioni va pure dimezzato. Fatta realizzare fra il 1911 e il ’13 dall'imprenditore Giovanni Battista Bonetti e progettata dall'architetto di fama internazionale Enea Tallone, la villa cittadina è dotata di trenta vani suddivisi su quattro piani e sormontata da una torretta e tetti a padiglione: rappresenta uno dei migliori esempi di architettura in stile lombardo conservatosi in Ticino. Nel 2009 l'allora sindaco Brenno Martignoni aveva suggerito d'inserirvi la Scuola alberghiera e del turismo, oppure l'Ente ticinese per il turismo, oppure ancora una 'Casa dei popoli' nella quale le varie comunità di stranieri, associazioni e organizzazioni attive su scala cantonale avrebbero potuto trovare un luogo di riunione, espressione e scambio interculturale. Idee che nessuno ha mai raccolto, considerati non da ultimo l'onere dell'acquisto – allora 2,5 milioni di franchi – e di ristrutturazione per almeno altri 2 milioni d'investimento.

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