La scomparsa di Bruno Breguet, di Olmo Cerri, a mio avviso, dovrebbe essere portato nelle scuole medie. È ora ammesso pubblicamente che il disagio giovanile è alle stelle. Per questo motivo, sono proprio tematiche come quelle avvicinate dal documentario, che si devono affrontare con coloro che si affacciano al mondo. I giovani hanno un profondo bisogno di confrontarsi con delle storie, a loro molto vicine, per capire la Storia che li circonda. Nelle scuole dell’obbligo, i programmi, per come la vedo io, non creano le condizioni per diventare cittadini consapevoli poiché vi mancano due materiali essenziali: filosofia e geopolitica. Nulla è troppo difficile da insegnare, dipende da come glielo si fa. Queste due discipline devono trovare il loro posto urgentemente. Solo loro sono capaci di educare al discernimento, alla comprensione reale delle informazioni. Portano alla presa di coscienza di quale contributo personale voglio dare al mondo. Ovviamente, osare parlare di geopolitica e di filosofia nelle scuole dell’obbligo può spaventare. Per evitare di cadere in ovvi rischi, occorrono persone formate molto bene. Credo che proporre un film, come quello di Cerri, moderato con competenza, possa aprire un dialogo, un dibattito essenziale. Sarebbe uno di quei gesti coraggiosi che una scuola moderna, consapevole del suo ruolo nella crescita dei giovani, dovrebbe fare. Io credo nella scuola ma credo anche che sta passando accanto alla sua più fondamentale missione: sviluppare una coscienza politica. Capire che, ogni movimento di rivoluzione che si oppone a un potere oppressivo segna la Storia, non implica essere concordi con certe scelte, come quella della lotta armata. Insegna invece una cosa vitale: la resistenza è l’unica soluzione per portare a un vero cambiamento.