Quali sarebbero le conseguenze per le regioni di montagna se l’iniziativa biodiversità venisse accettata? Ci ha pensato il consigliere comunale ecologista di Centovalli Rocco Vitale, nella sua lettera del 27 agosto a dirlo, confermando i miei, nostri timori. L’attività economica principale sarebbe la manutenzione delle aree naturali e paesaggistiche protette per “imprese edili, forestali, per agricoltori e per studi di progettazione”. Una nota: chi ha esperienza con questi progetti sa che sono in gran parte gli ultimi a beneficiarne e la loro sede è raramente in Valle. Il problema è un altro: sono queste le prospettive future per le regioni di montagna e il modo di combatterne lo spopolamento? Come agricoltore di montagna ritengo che la mia missione, sancita anche nella Costituzione, sia produrre cibo di qualità e in quantità sufficiente, prendendomi cura del territorio nel mentre. Nella mia azienda ho il 15% di Superfici per la promozione della biodiversità (Spb), più del doppio di quanto richiesto per Legge. Per fare un esempio concreto, la qualità del fieno nelle Spb è inferiore rispetto a quello delle superfici convenzionali, anche visivamente è evidente e non è che gli animali fanno i salti di gioia quando provo a darglielo… Anche fiori e insetti preferiscono le superfici convenzionali alle altre, poiché è proprio lì che c’è più biodiversità!
Questa è la nostra realtà, il nostro impegno e il nostro lavoro! Imporre agli agricoltori e alle altre professioni nelle regioni di montagna di diventare principalmente fornitori di servizi paesaggistici, con limitazioni e divieti, sarebbe un durissimo colpo. Privandoci davvero del nostro futuro, siccome noi non possiamo delocalizzare la produzione. Votiamo no a questa iniziativa sulla biodiversità estrema e controproducente.