Ad ogni votazione ritorna, con differente intensità, il dibattito sul divario politico (e non solo) tra città e campagna. Questo non è necessariamente negativo, in quanto rispecchia la diversità di opinioni nella nostra comunità democratica ed è fondamentale per comprendere quali sono le tendenze e i pensieri in regioni diverse dalle nostre. I problemi sorgono invece quando alla comprensione si sostituisce l’incomunicabilità. Perché capire le posizioni altrui non significa condividerle, ma accettare di mettere in discussione anche quanto per noi appare scontato. Le regioni rurali e di montagna sono una parte fondamentale della storia svizzera e del suo immaginario. Spesso le idealizziamo, senza conoscerne davvero la quotidianità, le sfide e le opportunità concrete. Negli scorsi mesi abbiamo sentito persino chi proponeva di valutare l’abbandono di certe valli, poiché la ricostruzione non si giustificherebbe dal punto di vista socioeconomico. L’iniziativa “natura e paesaggio - biodiversità” è diversa nei modi ma non nelle conseguenze che avrebbe. Le possibilità di sviluppo delle regioni montane e rurali verrebbe infatti limitato dalle nuove norme a difesa del paesaggio e della natura esistenti e alla creazione di nuove aree protette dove le attività umane ed economiche sarebbero fortemente limitate. La costruzione di infrastrutture energetiche sostenibili, economiche, agricole e turistiche sarebbe circoscritta. Approvare l’iniziativa biodiversità sarebbe davvero uno di quei casi in cui le regioni urbane impongono a quelle rurali un pesante sacrificio sul e del loro stesso territorio. Le buone intenzioni non devono impedirci di ascoltare e, soprattutto, di riflettere. Sì alla biodiversità, ma NO a iniziative estreme e penalizzanti come quella in votazione il 22 settembre.