La fine delle onde Fm per la radio Rsi porta al diventare digital only, passando al Dab+. Una forma più flessibile, ma anche più fragile
È una vecchia radio dal corpo in legno, rivestita in similpelle blu. Pare esista anche in rosso e grigio, ma quella di mia madre è blu. La dimensione è quella di un grosso romanzo, il design sobrio ed elegante. Un’antenna telescopica protrude dal fianco. Sul davanti, due pulsanti per scegliere fra onde medie e modulazione di frequenza e un quadrante per sintonizzarsi, incastrato in una griglia beige dietro la quale pulsa l’altoparlante.
Sul retro c’è una grossa vite. Infilando nella scanalatura una moneta da 10 centesimi la si fa girare per aprire il dorso dell’apparecchio. Dentro, nove transistors, varia altra elettronica arrangiata in maniera all’apparenza disordinata e due grosse batterie di quelle che quasi non si trovano più in commercio. Autonomia di circa 200 ore. Niente presa elettrica.
La costruì nel 1961 la Nordmende di Brema, in Germania, modello Condor E08. Mio padre la comprò quell’anno, pagandola 120 franchi di allora: uno sproposito, un quarto dello stipendio mensile da operaio. Io sarei nato alcuni anni più tardi, per cui l’ho sempre vista sullo scaffale della cucina dei miei genitori, questa radio. Quand’eravamo ragazzi, io e mia sorella talvolta la portavamo in giro – ha una maniglia, anche quella blu.
L’ho spenta l’ultimo giorno del 2024, a inizio pomeriggio, alla fine del Radiogiornale della Rsi. E non la riaccenderò più su quelle voci, perché la Ssr da allora non trasmette più in modulazione di frequenza (Fm). Come poco a poco tutto il resto, anche la radio pubblica è diventata digital-only, passando alla tecnologia Dab+. È una forma di trasmissione più flessibile e capace di una miglior qualità del suono. Ma è anche più fragile, con un degrado rapido (o anche interruzioni) del flusso audio in caso di segnale debole o di interferenze. Decine, centinaia di migliaia di radio in Svizzera sono come la nostra Condor blu: inadatte al digitale, e quindi ora (quasi) obsolete. Se n’è parlato molto, limitiamoci qui a prenderne atto.
Si è parlato meno della modulazione di frequenza, sistema di diffusione radiofonica che va scomparendo lasciando un’eco di ricordi che attraversano decenni di storie condivise, di musica, di parole, di emozioni. La sua disattivazione segna non solo la fine di un’era tecnologica, ma sottolinea anche una trasformazione sociale.
La radio esisteva già molto prima della Fm, ma la Fm è stata un punto di svolta, la voce dell’immaginario collettivo, il ponte che nei decenni dopo la seconda guerra mondiale (fu inventata negli anni 30 in America e arrivò nella vita quotidiana di americani ed europei e poi del resto del mondo a partire dagli anni 50) ha permesso a notizie (dette da voci autorevoli che tutti conoscevano), a nuovi tipi di racconti e soprattutto alla musica di entrare nelle case e di essere trasportata (il "transistor" portatile) ovunque. Fu soprattutto negli anni 80 che la Fm diventò un fenomeno sociale marcante, il canale di un universo culturale in espansione, portando la musica pop, rock, punk, riflettendo le tendenze del momento attraverso le voci dei "Dj" (professione che nacque dalla Fm), condividendo sogni ribellioni e speranze, prendendo ruoli negli altri media (in un film culto come "American Graffiti", per esempio, fa da sfondo costante all’ultima notte insieme di un gruppo d’amici) e scardinando un mercato fino a lì controllato dalle radio statali, rendendo possibili le "radio libere", le prime stazioni private.
La Fm era anche la radio di chi la sintonizzava con cura, di chi aspettava il proprio programma preferito per ascoltarlo in gruppo, una comunione mediatico-culturale ora spezzettata nei rivoli solitari della "personalizzazione". No, niente nostalgia, ma è necessario ricordare, nel momento in cui la spegniamo, fino a che punto la calda imperfezione della modulazione di frequenza ha dato forma alla magia dell’etere, a quel fruscio delle onde radio che per decenni sono entrate nella nostra quotidianità senza sforzo, senza preavviso e senza interruzioni.
La vecchia Nordmende Condor blu rimarrà sullo scaffale della cucina. Quasi obsoleta, dicevo. Quasi, perché molte radio private in Svizzera continueranno a trasmettere i loro programmi in modulazione di frequenza ancora per un paio d’anni. Abbiamo da poco cambiato le batterie e ascolteremo così per quel po’ altre voci, altre musiche, allungando la mano, in un gesto talmente ripetuto da esser diventato automatico, per girare la rotella, sul lato, che l’accende e regola il volume.