laR+ Lettere dei lettori

Se ci pensi, però…

Mentre i viaggiatori nel RE80 si dedicano alle loro attività di viaggiatori abituali, quatto quatto l’avvocato Francotti se ne sta seduto vicino al finestrino con l’atteggiamento di particolare attenzione proprio di chi fa qualcosa per la prima volta. “Prendere il treno come fa la gente” era un proposito che gli era balenato in mente verso la fine del 2024, al punto di notarselo sulla sua lista dei To Do. E ora – dopo un paio di rinvii “per forza maggiore” – da buon manager si apprestava a dar seguito a questo suo impegno preso. Dopo tutto il trasporto pubblico anche in Ticino è divenuto molto trendy e lui – a trent’anni dal suo ultimo viaggio ferroviario – voleva averne esperienza diretta. Nella sua posizione di conduzione nonché di membro di un importante consiglio di amministrazione è auspicabile avere regolarmente contatto con la realtà quotidiana dei cittadini. Che sono poi i consumatori del prodotto dell’azienda per la quale siede nel suddetto consiglio. Francotti è anche convinto che se dovesse confermare l’ipotesi – che sta valutando attentamente – di “scendere in politica” alle prossime elezioni, un preventivo “bagno” nella vita quotidiana dei cittadini che desidera rappresentare non possa che giovargli. E quindi eccolo qua: seduto nel Regio Express verso Locarno. Il treno ha appena lasciato Lugano e nella galleria del Ceneri Francotti ha tutto il tempo per osservare i suoi compagni di viaggio. Sono molti come numero e variegati come persone, perlomeno a giudicare dalle apparenze. Vi sono anziani ma pure diversi giovani. Vicino alla porta una giovane donna è seduta accanto a un passeggino il cui passeggero è con ogni probabilità suo figlio. Anche il bambino sembra osservare la gente. Alcuni chiacchierano. Altri solitari sono immersi nello schermo del loro cellulare. Due anziani seduti l’uno di fronte all’altro restano in silenzio. Un silenzio complice: infatti assieme girano la testa verso il finestrino non appena il treno sbuca a Camorino e si godono la prima impressione del piano di Magadino, con il sole che sembra dar loro il benvenuto. Alle fermate seguenti Francotti cerca di capire se chi scende o sale passandogli accanto lo noti. Non sembra il caso. Dopo tutto due sedili dietro il suo siede un altro distinto signore ben vestito che – un po’ curiosamente – sta mangiando un mandarino.

Guadando dal suo finestrino durante la sosta a Gordola nota tre persone salire. Le nota perché sono in divisa, una divisa che gli dice qualcosa. Appena il treno riparte i tre si presentano ai passeggeri con un: “Buongiorno, controllo dei biglietti, grazie”. I due giovani nello scompartimento vicino al suo estraggono simultaneamente il loro telefonino e ne strisciano – sempre sincronizzati – lo schermino con i rispettivi indici. In effetti i tre in divisa che avanzano verso Francotti si chinano a destra e a sinistra osservando di volta in volta brevemente il cellulare dei passeggeri e ringraziando gentilmente. Giunti davanti a lui Francotti saluta sorridente e dice: “Vorrei un biglietto per Locarno, per favore”. Ora tutte le teste si girano verso di lui mettendolo al centro dell’attenzione. Forse non nel modo che lui si sarebbe immaginato, ma se ci pensi, però…