Rimangono pochi giorni per votare e il tema della compensazione delle pensioni dei lavoratori pubblici e para-pubblici è sicuramente tra i più importanti, soprattutto per le conseguenze che potrebbe avere una mancata approvazione. Non ci sono piani B, se non dovesse passare il compromesso sottoposto al voto, 17’000 persone avrebbero un radicale peggioramento delle proprie rendite, che si vedrebbero ridotte del 20%. Sono giorni decisivi in cui ogni persona che ha minimamente a cuore le sorti di questi lavoratrici e lavoratori, deve ingaggiarsi per far votare Sì.
Uno degli argomenti che non ho ancora sentito in questa campagna di votazione è il seguente: ogni cittadino, con il proprio voto, esprime che tipo di datore di lavoro vuole essere. Siamo certi di aver capito la posta in palio? Con un voto positivo, si permette a poliziotti, docenti, infermiere di case anziani, addetti alle pulizie e molte altre fondamentali professioni che si occupano di servizio pubblico, di avere un secondo pilastro nella norma. Mentre con un voto negativo, ci si assume la responsabilità di tagliare le rendite, facendo sprofondare il nostro istituto di previdenza tra le peggiori casse pensioni. Un voto negativo equivale ad accettare di essere il peggior datore di lavoro pubblico in materia pensionistica. Chiedetevi: se il vostro voto fosse quello decisivo, se dipendesse solo e unicamente da voi, vi sentireste di assumervi la responsabilità di peggiorare le condizioni di vecchiaia di 17’000 persone, che per una vita hanno lavorato per fornirci servizi essenziali?
E il punto è proprio questo, ogni voto potrebbe essere decisivo. Per cui riflettiamo su che datore di lavoro vogliamo essere, e se siete già convinti di sostenere questa importantissima votazione, mobilitatevi contro l’astensionismo e a favore del Sì.