Tribuna libera

Allarme spionaggio nelle università svizzere

(Ti-Press)

Spionaggio comunista anche in Svizzera. L’allarme è stato lanciato a fine gennaio dal Servizio informativo della Confederazione (Sic, i cosiddetti “servizi segreti”): è stato pubblicato un opuscolo per descrivere i sistemi del programma svizzero Technopole per lottare contro lo spionaggio nelle università e negli istituti di ricerca svizzeri. Accusato principale: il Partito comunista cinese.

Lo stesso allarme è stato pubblicato poche settimane fa dal ministro tedesco per l’educazione alla ricerca: ha sottolineato che gli studenti cinesi nelle università tedesche, una volta tornati in Cina, mettono a disposizione dell’esercito le loro conoscenze acquisite all’estero. Altro allarme si legge nel recente documento sulla strategia con la Cina pubblicato dal governo tedesco, che parla chiaro: “Si deve tenere conto che in Cina le ricerche nel settore civile vengono utilizzate per scopi militari. Questa politica cinese di fusione fra il settore civile e quello militare impone dei limiti”. Per questo motivo il governo tedesco intende rivedere la legge sull’Ufficio federale per la sicurezza della tecnica di informazione, allo scopo di prevenire ogni messa in pericolo dell’ordine pubblico e della sicurezza dello Stato.

Stesso allarme anche in Inghilterra: da parecchio tempo il direttore dei Servizi segreti inglesi (M15) Ken McCallum, rammenta che obiettivo dello spionaggio cinese non sono solamente le attività dello Stato, ma che anche le università sono diventate “dei bersagli attraenti per lo spionaggio e per le manipolazioni”. M15 ha messo a disposizione degli uomini d’affari, dei funzionari, dei professori e degli studenti delle università un’applicazione che permette di riconoscere i profili inventati, che vengono utilizzati dalle spie (“think before you link”). Coerentemente con questa situazione allarmante, in Inghilterra è stata approvata la revisione della legislazione riguardante le informazioni segrete (Official Secrets Act / Osa). Pertanto sarà penalmente punibile ogni persona che agisce nell’intento di beneficiare gli Stati esteri di informazioni civili e militari sensibili. Diventa punibile lo spionaggio riguardante ogni informazione di carattere commerciale, economico, industriale e riguardante in particolare ogni nuova tecnologia sviluppata in Inghilterra. L’autore sarà punibile anche se ha agito per negligenza, ossia senza rendersi conto che il suo comportamento potrebbe mettere in pericolo la sicurezza o gli interessi nazionali. È dichiarata punibile ogni attività di sostegno e fiancheggiamento a favore di coloro che lavorano sotto copertura nell’interesse di servizi segreti stranieri. Secondo il legislatore inglese, di conseguenza, la distinzione tra Paesi amici e Paesi nemici deve essere superata, come pure la distinzione fra sicurezza nazionale e interessi economici del Paese.

Il parlamento svizzero marcia sul posto: la revisione in corso della Legge sulla sicurezza delle informazioni (Messaggio del Consiglio federale 22.073 del 2 dicembre 2022) riguarda solamente l’obbligo di comunicare gli attacchi informatici. Intanto Danimarca e altri Paesi mettono sotto controllo le attività del colosso cinese Huawei. Gli Stati Uniti si sono già attrezzati in modo più efficace: recentemente Shein, il gigante degli acquisti online nel settore della moda, con 200 milioni di follower in 150 Paesi, è stato bloccato venendo considerato come “il maggior pericolo per la sicurezza nazionale”. Per parte sua, il Municipio della città di Kiel ha revocato il gemellaggio con la città cinese di Qingdao. Infatti, da anni è risaputo che il sistema dei gemellaggi fra le città rappresenta un tipico strumento di infiltrazione del Partito comunista cinese. Il Municipio della città di Lugano vanta il gemellaggio addirittura con tre diverse città cinesi, impiegando un funzionario cinese a tempo pieno.

Intanto, sotto la Cupola federale è stata riattivata la macabra farsa del “dialogo sui Diritti Umani”, sempre in clandestinità, senza interpellare nessuna delle migliaia di famiglie in Cina e in Tibet alle quali il Partito comunista cinese ha deportato, torturato, violentato e assassinato madri, bambini e padri. La Svizzera potrà (forse) ancora rimanere neutrale fra due Paesi belligeranti, ma la Svizzera non può più restare “neutrale” quando a diventare bersaglio dello spionaggio cinese sono le sue università, i suoi istituti di ricerca e le sue aziende.

Questo articolo è stato pubblicato in francese sulla ‘Tribune de Genève’