Con l'anno nuovo si fanno buoni propositi: ecco i miei. Oggi occorre fare un discorso sulle antinomie della globalizzazione, al fine di poter formulare un giudizio sulla fase politica in termini di allargamento dell'antagonismo per i nuovi soggetti sociali e di integrazione per larghi settori della classe lavoratrice moderna, la cui partecipazione politica è ormai strumentale al seppur fragile mantenimento delle condizioni di esistenza fisica. Occorre un'analisi degli squilibri del sistema politico ticinese, segnato dalla frattura tra i partiti (storici e neostorici) e l'opinione pubblica e dal tentativo della classe dominante di perpetuarsi in una logica di pura sopravvivenza.
Affinché tutto ciò non rimanga sterile occorre però un nuovo strumento organizzativo che, oltre ad essere anticapitalista e antiglobalista, sia anche internazionalista, d'opposizione politica, democratico, aperto. Nell'insieme, un impianto ideologico che dichiari senza troppe ambiguità a) i soggetti a cui intende parlare: la classe lavoratrice e i ceti medi, cognitivamente mobilitati; b) l'avversario: le grandi aziende importate e la loro socialdemocrazia; c) gli obiettivi: il rovesciamento della logica contabile e l'edificazione di una società socialista e di diritto.