Sul ‘Corriere del Ticino’ di lunedì 31 luglio il consigliere nazionale Lorenzo Quadri ha pubblicato un articolo dal titolo “Un contributo federale per ridurre il premio a tutti”. La proposta, oggetto di un postulato dello stesso on. Quadri al Consiglio federale che dovrà valutarla, è riassunta in questa frase: “… Se si vuole venirne a una (con il continuo, accelerato aumento dei premi, ndr) è necessaria una impostazione diversa. Una soluzione concettualmente semplice e di facile applicazione consiste nell’introdurre un contributo federale per abbassare i premi di Cassa malati per tutti. È vero che ne beneficerebbero anche i redditi alti, ma sono sempre questi redditi che, con le loro imposte finanziano la riduzione del premio…” (per i beneficiari di redditi modesti, ndr).
A rendere sorprendente la proposta non è tanto il fatto che “ne beneficerebbero anche i redditi alti”, perché oramai quella di regalare soldi pubblici ai ricchi sta diventando una (cattiva) abitudine che aumenta le disuguaglianze. Sorprendente in questo caso è invece l’idea di trasferire soldi pubblici non a chi fa sempre più fatica a pagare il premio delle Casse malati, ma alle Casse malati stesse, sperando che, grazie a questo regalo, abbassino i premi.
La proposta è sorprendente perché si tratta di un ritorno al passato, quando con la legge in vigore, la LAMI del 1911, nelle assicurazioni malattia facoltative vigeva solo il principio della mutualità in base al quale i premi pagati dall’assicurato sano contribuiscono a coprire i costi dell’assicurato ammalato. In quegli anni la Confederazione versava appunto un contributo direttamente alle Casse malati per favorire un contenimento dei premi per tutti gli assicurati indipendentemente dal reddito. La situazione cambiò con la LAMal del 1994 quando, anche a livello federale, venne finalmente introdotto il principio della solidarietà verso gli assicurati meno abbienti (i famosi sussidi). A livello federale perché a livello di molti Cantoni, Ticino compreso, il principio della solidarietà era già stato introdotto da tempo.
La proposta è sorprendente perché l’on Quadri ammette che “il sistema di formazione dei premi è così complesso, macchinoso e fumogeno che qualsiasi correttivo… è destinato al fallimento” (citazione dal suo articolo), Questo perché la Casse malati non sono per nulla trasparenti nell’uso dei soldi che vengono messi a loro disposizione. Quindi noi premiamo questa mancanza di trasparenza versando loro altri soldi attingendo dalle casse pubbliche!
La proposta è sorprendente perché, sempre secondo l’on. Quadri, “... Berna è avara di soluzioni anche in seguito all’estrema lobbizzazione del settore sanitario… non mancano (ad esempio) i parlamentari federali che sono membri o presidenti di Cda di Casse malati (ibidem). E allora noi facciamo una proposta che sembrerebbe studiata dalle stesse lobby, ma che forse le lobby potrebbero persino rifiutare se la ritenessero troppo sfacciata.
La proposta è sorprendente perché le Casse malati hanno “fatto confluire nelle riserve in eccesso tanti miliardi di franchi prelevati agli assicurati tramite premi troppo elevati… con il rischio, tra l’altro, che vengano bruciati in Borsa (ibidem). E noi allora aumentiamo questo rischio con i soldi pubblici.
La proposta dell’on. Quadri è sostenuta anche da Bruno Cereghetti, ex capo (appassionato e impegnato) dell’Ufficio assicurazione malattia del Dss, perché spera, in questo modo, di evitare che vengano introdotti dei risparmi sulle prestazioni riconosciute dalla Assicurazione malattia obbligatoria, dimenticando che non è con i regali che si combatte la cupidigia (vedi la lupa di Dante “che non è mai sazia”).
Non so come si possa risolvere il problema dell’aumento dei premi dell’Assicurazione malattia, come si possano evitare gli effetti perversi di una assicurazione che si propone di evitare la medicina a due velocità, ma che ha il difetto di contemplare “la privatizzazione dei benefici e la collettivizzazione dei costi” (Guy Olivier Segond): introducendo un limite del premio in funzione del reddito oppure con i premi proporzionali al reddito o ancora con delle Casse malati pubbliche oppure statalizzando il settore come per le altre assicurazioni sociali obbligatorie (Avs, Ai, Insai), in ogni caso separando le gestione dell’assicurazione complementare da quella dell’assicurazione obbligatoria. Certamente non pensando di placare la componente di avidità degli assicuratori malattia con il versamento di soldi pubblici.