Il Ps vuole mettere un ‘tetto’ a una ‘tassa anomala’. Quanto costerebbe l’iniziativa? Chi ne beneficerebbe? Risposte alle principali domande
Su cosa votiamo?
Sull’iniziativa popolare ‘Al massimo il 10 per cento del reddito per i premi delle casse malati (Iniziativa per premi meno onerosi)’. Lanciata dal Ps nel gennaio 2020, chiede che nessuno paghi più del 10% del reddito disponibile (vedi ‘Glossario’) per i premi dell’assicurazione malattie obbligatoria (Lamal). L’importo eccedente verrebbe assunto dallo Stato: attraverso i sussidi, coperti per almeno due terzi dalla Confederazione e per un terzo dai Cantoni.
Perché l’iniziativa è stata lanciata?
I costi della salute continuano a crescere. E i premi di cassa malati, che ne sono il fedele riflesso, gravano sempre di più sul bilancio famigliare. Tra il 2010 e il 2022 il premio medio (vedi ‘Glossario’) è passato da 236 a 314 franchi per persona al mese. Dal 2018 è cresciuto in media del 2,4% all’anno (+3,7% dal 1996). L’incremento è stato marcato nel 2023 (+6,6% quello annunciato, +5,4% quello effettivo) e quest’anno (+8,7%). Allo stesso tempo, salari e rendite pensionistiche non hanno tenuto il passo. A peggiorare le cose è il disimpegno finanziario di una parte dei cantoni. Negli ultimi anni alcuni di loro (non il Ticino) hanno adeguato solo in parte, o addirittura abbassato, l’importo consacrato alla riduzione dei premi.
Cosa cambierebbe?
Chi ne trarrebbe beneficio?
L’aumento dei premi di cassa malati si fa sentire soprattutto per le persone con redditi medi e medio-bassi, benché sufficientemente elevati per essere escluse dai sussidi. I premi di molte di queste persone sono superiori al 10% del reddito disponibile: saranno dunque loro i principali beneficiari dell’iniziativa. Per chi invece ha un reddito basso e già riceve una riduzione del premio Lamal, l’ulteriore sgravio “sarebbe appena percettibile” (Consiglio federale).
Chi esattamente approfitterà del ‘tetto’ del 10%, e quanto consistente sarà lo sgravio, dipenderà dall’ammontare dei premi nel cantone in questione, dal reddito disponibile dell’assicurato e dai criteri in base ai quali il cantone eroga i sussidi. A trarne maggiormente profitto saranno ad esempio le persone che abitano in un cantone con premi elevati e poco generoso in materia di sussidi, oppure in uno con premi elevati e redditi sotto la media (è il caso del Ticino).
L’iniziativa però non specifica cosa si intende per reddito disponibile (ad esempio: vi rientra anche la sostanza?), né indica quale premio (con quale modello? Con quale franchigia?) debba essere preso in considerazione per il calcolo. Spetterà al Parlamento stabilirlo, se l’iniziativa verrà accolta. Solo allora sarà chiaro chi ne approfitterà, e in quale misura.
Quanto costerebbe?
Attorno ai 4,5 miliardi di franchi (Confederazione: 3,7 miliardi; Cantoni: 800 milioni), comunque in una forchetta fra 3,5 e 5 miliardi l’anno, secondo stime ufficiali basate sui dati del 2020. Lo scenario intermedio elaborato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) prevede nel 2024 costi supplementari annui per complessivi 5,8 miliardi di franchi (4,7 miliardi a carico della Confederazione, 1,1 miliardi a carico dei Cantoni). Nel 2030 questi raggiungerebbero gli 8,2 miliardi, dentro una forchetta che va dai 7 miliardi (scenario migliore) agli 11,7 miliardi (peggiore).
Dove si prenderebbero i soldi?
Non si sa. Il testo dell’iniziativa non lo precisa. La ministra della Sanità Elisabeth Baume-Schneider (Ps) paventa tagli in altri settori o un aumento delle imposte. Secondo la copresidente del Ps Mattea Meyer, basterebbe attingere dalle riserve della Confederazione. Se invece dovesse entrare in vigore il controprogetto, sarebbero soltanto alcuni Cantoni a dover reperire risorse supplementari (attraverso misure di risparmio o un aumento delle imposte, ad esempio) per poter erogare maggiori sussidi.
Perché un controprogetto indiretto?
Perché la maggioranza del Parlamento riconosce che c’è un problema. Il controprogetto indiretto (a livello di legge) riprende la richiesta dell’iniziativa, riducendo anch’esso i premi in misura superiore a quanto succede oggi. Solo i Cantoni verranno chiamati alla cassa: saranno obbligati a destinare un contributo minimo alla riduzione dei premi compreso fra il 3,5% e il 7,5% dei costi cantonali a carico della Lamal. Ciò significa che dovranno automaticamente aumentare la propria partecipazione se questi ultimi cresceranno. Oggi, diversamente dalla Confederazione, non sono tenuti a farlo. I Cantoni per contro rimarranno liberi di stabilire l’entità dei sussidi e la cerchia dei beneficiari.
Cosa comporta per i Cantoni?
Il contributo complessivo dei Cantoni aumenterebbe di almeno 360 milioni di franchi all’anno (quello della Confederazione per contro rimarrebbe invariato). I Cantoni che non soddisfano i requisiti stabiliti dal controprogetto potranno decidere se erogare sussidi più elevati a chi già beneficia di sussidi parziali e/o modificare la soglia di reddito che dà diritto ai sussidi per fare in modo che li ricevano anche gli assicurati che ora non ne hanno diritto. Otto Cantoni (tra cui il Ticino) già oggi versano più soldi del contributo minimo previsto dal controprogetto: per loro non ci sarà alcun onere supplementare, almeno in una fase iniziale. I costi sanitari però continueranno a crescere. I Cantoni perciò saranno chiamati a sborsare sempre di più a titolo di sussidi: la stima dell’Ufsp va da circa 700 milioni di franchi (se i costi lieviteranno dell’1%) a circa 960 milioni di franchi (se cresceranno del 2%) nel 2030.
Cosa dicono i favorevoli?
Cosa dicono i contrari?
Come andrà a finire?
L’iniziativa è sostenuta solo dalla sinistra, dai sindacati e dalle organizzazioni affini. Al cospetto hanno un ampio fronte formato da Consiglio federale, Cantoni, tutti gli altri partiti, organizzazioni economiche e dalle due associazioni del settore (Curafutura e Santésuisse). Nonostante la flagrante disparità tra le forze in campo, un sondaggio realizzato da Tamedia in febbraio indicava che il 64% degli interpellati era favorevole all’iniziativa. Stando a un altro sondaggio commissionato dal Ps all’istituto Sotomo, nella seconda metà di marzo il 60% degli interpellati (compresa una chiara maggioranza dei simpatizzanti Udc) era intenzionato a votare sì, il 36% no e un 4% era ancora indeciso. Altre indagini demoscopiche evidenziano come l’incremento dei premi di cassa malati sia la principale preoccupazione di una parte importante della popolazione. Il 3 marzo, inoltre, popolo e Cantoni hanno accolto per la prima volta una proposta della sinistra che rafforza lo Stato sociale. Non pochi osservatori hanno interpretato il sì alla 13esima Avs come un punto di svolta, il segnale che l’elettorato svizzero – tradizionalmente molto cauto – è ormai disposto ad approvare senza troppe remore proposte che comportano spese miliardarie per lo Stato. Andrà a finire così anche il 9 giugno?
Cosa succede se l’iniziativa viene accolta?
Il Consiglio federale elaborerà un progetto di legge per attuarla. Dopo la consultazione, trasmetterà un messaggio al Parlamento. Qui il dibattito potrebbe protrarsi “per diversi anni”, scrive l’Ufsp. L’iniziativa prevede che, se la legge d’esecuzione non è entrata in vigore tre anni dopo l’approvazione da parte di popolo e Cantoni, il Consiglio federale emani provvisoriamente entro tale termine le disposizioni d’esecuzione per via di ordinanza. Se l’iniziativa viene respinta, entra in vigore – a data da stabilirsi – il controprogetto. Sempre che non venga lanciato un referendum, e che la legge venga poi affossata alle urne.
I premi dell’assicurazione malattie obbligatoria non dipendono dal reddito, né dallo stato di salute: al netto di un eventuale sussidio, il top manager di una banca paga lo stesso premio di un addetto alle pulizie. Per questo si parla di premio unico, o pro-capite. L’ammontare del premio dipende per contro da diversi criteri (età, cantone e regione, franchigia, modello assicurativo, copertura infortuni o no).
Lo si ottiene dividendo la somma tutti i premi pagati in Svizzera per il numero complessivo degli assicurati in tutto il Paese. Può anche essere calcolato per gruppo di assicurati Lamal (p. es. giovani adulti) e/o per Cantone. L’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) lo utilizza dal 2018 come cifra chiave.
Quello di un adulto (dai 26 anni) con libera scelta del medico, franchigia minima (300 franchi) e copertura infortuni. Oggi più dell’80% degli assicurati opta per un modello alternativo (scelta del medico limitata, franchigia opzionale o una combinazione dei due), pagando così di meno rispetto al premio standard. Dal 2018 pertanto l’Ufsp non lo utilizza più come cifra chiave.
La parte del reddito lordo che un’economia domestica, detratti i contributi salariali, le imposte e i premi Lamal, può effettivamente utilizzare.