Doveva essere un’elezione tranquilla, invece è successo di tutto. E le conseguenze sono ben oltre le piccole oscillazioni di percentuale sul Consiglio di Stato. Ho cominciato a interessarmi di politica attorno ai vent’anni con un comizio a Chiasso di Rosina Rossi, una delle prime militanti Psa, e Werner Carobbio. Rosina Rossi se n’è andata poco tempo fa, Werner Carobbio è ancora lì. I Carobbio sono ancora lì. E questo è un problema per la sinistra. È una sorta di successione dinastica. Come se Bianca Berlinguer, che vediamo ogni martedì sera ammiccare con Mauro Corona a Carta Bianca, fosse segretaria del Pd. Nessuno riesce a immaginarselo. Eppure, da noi succede qualcosa di similare.
Io credo che all’origine del modesto risultato del fronte rossoverde vi sia la voglia di cambiamento che il partito non è riuscito ad assecondare. C’è voglia di personaggi nuovi, di aria fresca in politica. Spiace dirlo, è un po’ come sparare sulla Croce Rossa, ma il vertice Ps ha commesso errori a iosa. Così, in ordine casuale: non si mette in lista per il Consiglio di Stato un candidato imberbe ancora agli studi pur se universitari privo di ogni esperienza nelle istituzioni, non si lasciano fuori tre teste di serie come Bruno Storni che potrebbe tranquillamente insegnare le problematiche ambientali a tutti i verdi che si vestono di verde per dimostrare che sono verdi, o come Mario Branda plebiscitato come sindaco a Bellinzona oltre ad Amalia Mirante che dopo l’ultima elezione se la memoria non mi tradisce era subentrante.
La direzione inoltre avrebbe dovuto dire a Marina Carobbio no, tu no. Resti a Berna a difendere il Ticino, cosa che stai facendo benissimo, perché vuoi smettere? Abbiamo bisogno di te lì, non sei sostituibile! Clamoroso poi l’errore di Greta Gysin che ha rinunciato alla sua candidatura. Non vi è controprova, ma sono convinto che se si fosse proposta sarebbe in questo momento al governo. E ahimè le occasioni perdute non ritornano più. Avrebbe dovuto prendere esempio da Marchesi che ha sfidato gli uscenti leghisti. Ha di certo speso un sacco di soldi, non ce l’ha fatta, ma in compenso per il Gran Consiglio ha trascinato il suo partito alla vittoria!
Il modo di votare non è più quello del secolo scorso, finito il tempo della lista secca. Quelli della lista senza intestazione saranno sempre di più e chi non opta per questa variante tende a sporcarla, aggiungendo candidati di altri partiti che si ritengono meritevoli. La tendenza è questa e al prossimo giro saranno ancora di più. Che dire poi dell’idea incomprensibile di inserire un candidato della società civile. Crearsi complicazioni in casa a che scopo? Quel candidato aveva vergogna a rivelare che era verde o rosso? Suvvia! Così adesso il fronte rossoverde ha un altro personaggio ingombrante, un già rettore, da sistemare nel futuro prossimo venturo. Insomma, per la lista rossoverde la vedo nera. A meno che non si faccia avanti un papa nero come cantato dai Pitura Freska che ribalti tutti gli equilibri pregressi e sposti il partito lontano da Lumino, come è stata Elly Schlein per il Pd! E non finisce qui: cosa potrebbe succedere se alle prossime federali Mirante si candidasse? Speravano, tenendola fuori, di mandarla in cantina e buttare la chiave. Adesso rischiano di ritrovarsela nell’attico su a Berna!
Sarà dura trovare qualcuno che riporti il Ps al largo, a meno che Branda e Storni, una coppia dalle eccellenti competenze e potenzialità, si mettano al timone. Infine, mi sia concessa un’autocitazione. Il 20 ottobre era stata pubblicata una mia lettera dal titolo “sbaglia chi dice no ad Amalia” che concludevo così: “Mi auguro che i socialisti non temano una sfida interna. Un partito senza sfide e confronti veri inevitabilmente non può che ammosciarsi”. Mi sa che avevo visto giusto!
P.S. A pezzo concluso ecco la notizia che il seggio della Carobbio non verrà coperto. Io mi ricordo papà Werner nei comizi sostenere quanto fosse importante la presenza alle Camere federali. Adesso fino a fine legislatura il Ticino sarà un cantone dimezzato con un unico rappresentante di destra. Una beffa, per un partito che a Berna aveva iniziato il suo importante cammino nelle istituzioni con l’elezione di Pietro Martinelli. La sua rinuncia, con gesto generoso, aveva dato il seggio a Werner Carobbio. Erano davvero altri tempi!