laR+ I dibattiti

Ps, la grande delusione

Con il ritiro, all’inizio della conferenza, della mozione (70 firmatari) che chiedeva una lista per il Consiglio di Stato, per le prossime votazioni del 2023, formata da 3 socialisti e 2 verdi e che aveva suscitato un vivo interesse, ha spento ogni possibile dibattito in tal senso. Con quella proposta sarebbe stato possibile inserire un candidato rappresentante l’ala minoritaria moderata del Ps. Le motivazioni addotte dalla direzione del partito a giustificare una lista con solo 2 rappresentanti Ps accompagnati da due Verdi e un Indipendente, sono essenzialmente due. La prima riguarda la presunta negatività di una concorrenza (chiamata impropriamente "lotta fratricida"), fra i candidati della lista. È noto che dove ci sono battaglia politica e concorrenza tra le diverse sensibilità d’area del partito, si stimolano gli elettori a recarsi a votare rafforzando la lista di voto. Un es. clamoroso a tale riguardo, l’abbiamo avuto negli anni 1970, quando si affrontarono in una dura battaglia politica per il Consiglio di Stato i due partiti socialisti (Psa e Pst) con il risultato di ottenere ognuno un consigliere di Stato. La seconda motivazione è data dal fatto che i Verdi esigono una parità di rappresentanza con il nostro partito, non giustificati dai risultati elettorali delle ultime votazioni del 2019. Solo a queste condizioni, sono disposti a partecipare a una lista unica per il potere esecutivo. La direzione del Ps ha accettato queste condizioni in vista di una possibilità, in un prossimo futuro di allargare l’area progressista, ottenendo due consiglieri di Stato, un socialista e un verde. Di queste ottimistiche previsioni, non ne abbiamo nessuna certezza. Per contro, questa lista bloccata, essendo già decisi il nome dei due rappresentanti il partito, da confermare al prossimo congresso, può invece provocare alle prossime votazioni un calo di consensi alla lista del Gran Consiglio, dovuto all’impossibilità di presentare un terzo candidato d’area moderata. Ricordo che l’attuale subentrante del consigliere di Stato Bertoli, Amalia Mirante, che è interessata a partecipare a questa elezione, nel 2019 ha ottenuto ben 35’293 voti personali, su di un totale di 19’062 schede di partito. Questo risultato conferma che ha un seguito consistente tra i 15’000 elettori Ps. La sua esclusione dalla lista può essere motivo di non partecipazione alle prossime votazioni non sentendosi rappresentati quali socialisti moderati, con le conseguenze di cui sopra. L’idea di passare dal sistema proporzionale a quello maggioritario per il Consiglio di Stato (in pratica imposto dai Verdi), e senza coinvolgere la base degli iscritti (1’000), ad es. tramite un sondaggio, potrebbe quindi indebolire il Partito socialista, intaccando la sua coesione interna e creando un possibile calo elettorale. Se i giovani socialisti e i giovani verdi creassero una loro lista si aprirebbe la possibilità di inserire il o la candidata moderato/a nella lista del Consiglio di Stato e nel rispetto della parità rappresentativa tra Verdi e Ps.
Avrà il coraggio la direzione del Ps di proporlo? Lo vedremo al prossimo congresso del 13 novembre 2022.