Ballottaggio, il presidente Udc: ‘Faremo un lavoro capillare per mobilitare’. Gli altri partiti compatti dietro i loro candidati... almeno a parole
Al ballottaggio del 19 novembre sarà una lettera alla posta la rielezione agli Stati del democentrista Marco Chiesa, considerati gli oltre 39mila voti racimolati al primo turno? «No, non diamo nulla per scontato – frena Piero Marchesi, alla testa dell’Udc ticinese e riconfermato consigliere nazionale alle elezioni di domenica –. Al ballottaggio si riparte da zero. Bisognerà quindi rimboccarsi le maniche». Concretamente: «Dovremo fare un lavoro capillare per motivare i nostri elettori, quelli della Lega e quelli degli altri partiti che già al primo turno hanno votato per Marco al Consiglio degli Stati, ma da parte nostra sarà necessario un lavoro capillare anche per guadagnare, fra i cittadini, nuovi elettori». Nulla è scontato, per dirla con Marchesi, eppure il vantaggio di Chiesa sugli altri competitor è netto. «Che potesse andare bene lo immaginavo; anzi, il risultato di Marco – aggiunge il deputato alla Camera bassa – è stato al di là di ogni più rosea aspettativa».
Merito di Chiesa o del partito di cui è anche presidente nazionale? «Per la corsa agli Stati il merito è soprattutto di Marco – afferma Marchesi –. Si vota col maggioritario e quindi si vota in primis la persona. È chiaro che lui rappresenta un’area di pensiero molto chiara, ma ha pure la capacità di essere molto trasversale. Speriamo che tutto questo trovi conferma al turno di ballottaggio. In ogni caso come Udc ci impegneremo a fondo pure nella campagna in vista del voto del 19 novembre». Anche per motivare e mobilitare gli alleati leghisti, quantunque il movimento di via Monte Boglia non sia riuscito alla Camera del popolo a recuperare la seconda poltrona persa quattro anni fa. «Mi aspetto dalla Lega il sostegno alla candidatura di Chiesa, perché uniti si vince – sottolinea Marchesi –. D’altronde alle ‘Cantonali’ dello scorso aprile il secondo seggio leghista in governo è stato confermato grazie all'accordo con l’Udc e grazie all’apporto dell’Udc. Domenica il terzo seggio d’area al Consiglio nazionale, e secondo per l’Udc, lo abbiamo ottenuto grazie all’accordo con la Lega e grazie all’apporto della Lega. Affermare che l’alleanza non funziona significherebbe non guardare la realtà. Ricordo inoltre che Marco Chiesa è il candidato dell’Udc e della Lega al Consiglio degli Stati, come è stato ribadito nell’accordo che abbiamo stretto a suo tempo».
Il portavoce della Lega e granconsigliere Daniele Caverzasio assicura: «Il nostro sostegno a Chiesa anche al ballottaggio è fuori discussione. Peraltro già al primo turno l'appoggio leghista si è fatto sentire, in maniera importante. Crediamo fortemente nella politica che Chiesa sta portando avanti, quindi parteciperemo attivamente anche alla campagna per il secondo turno. E poi i patti vanno rispettati. Insomma, per noi le cose sono chiare».
In casa liberale radicale il ‘day after’ è all’insegna, sia come sia, della sicurezza. Nel senso che «sapevamo fin dall’inizio che, indipendentemente dal risultato della prima manche, la vera partita si sarebbe giocata al ballottaggio», risponde il presidente del Plr Alessandro Speziali alla domanda su come il suo partito accompagnerà Alex Farinelli in queste tre settimane che separano dal secondo turno per il Consiglio degli Stati. E con quasi 1’500 schede da rimontare rispetto al centrista Fabio Regazzi. «Ci ritroviamo a dover recuperare il ritardo accumulato – concede Speziali –, ma quello che faremo, e che avevamo già previsto di fare, sarà lavorare duramente rimanendo concreti e coerenti. Farinelli è conosciuto per essere, appunto, coerente, credibile e questo denota chiaramente la sua persona. Noi, come partito, in questa campagna ci siamo affidati ai valori di sempre, anche se non sono tempi facili per un partito liberale». Insomma, «continueremo a spiegare perché Farinelli è utile al Ticino», e sollecitato sui motivi Speziali li snocciola: «Essendo trasversale, sia in Ticino sia a Berna, può costruire delle alleanze sia tra i deputati sia tra i Cantoni su diversi temi come le possibili riforme nella sanità per abbassare i costi, il completamento di diverse infrastrutture da noi in Ticino e poi, ovviamente, da ticinese ha un completo osservatorio sul mercato del lavoro e quindi può influire anche sulle misure di accompagnamento». E ancora: «Coltivando come lui ha fatto in questi anni il rapporto con il resto della Svizzera, e con gli Uffici federali, continuerà a sensibilizzare sulle nostre peculiarità per riuscire a ottenere qualcosa, come ad esempio maggiori risorse quando si tratta di gestire meglio l’affluenza migratoria, o accelerare le tempistiche di infrastrutture ferroviarie e viarie importanti, e penso al Mendrisiotto e al Locarnese. Con un pragmatismo non fine a se stesso, ma che ha chiaro l’obiettivo da raggiungere: non illusioni, ma risultati per il nostro cantone».
Anche quattro anni fa le parole dopo il primo turno erano reboanti, ma alla fine il partito era tutto tranne che compatto dietro la candidatura di Giovanni Merlini. Che, infatti, non ce la fece. Era un’altra epoca, certo. Ma oggi Speziali può garantire che tutto il Plr è pronto a sostenere Farinelli? «Sento che il partito è davvero compatto dietro Alex, e sento un partito che crede in lui e si fida di lui. Anche perché è davvero la migliore espressione del nostro interclassismo, e porta avanti temi concreti più che tecnica elettorale. Ci aiuta a concentrarci sulle misure più utili per i ticinesi, e in particolare per risolvere la crisi che affligge il ceto medio, che ogni mese si vede la vita sempre più cara».
Inutile girarci attorno, nel Plr votare Farinelli agli Stati significa anche far entrare Alessandra Gianella in Consiglio nazionale, dove è prima subentrante dopo l’elezione dello stesso Farinelli e di Simone Gianini. «Certo – risponde Speziali –, se Alex andasse agli Stati sarebbe l’occasione di avere una donna a Berna che, prima di tutto, è una grande lavoratrice ed è molto ben inserita a livello federale. E non esiste un politico efficace che non sia connesso mentalmente e personalmente con la Svizzera tedesca». Con Gianella, «abbiamo l’opportunità di impreziosire ulteriormente il gruppo a livello federale grazie al suo egregio lavoro che ha, più volte, dimostrato a livello cantonale».
«Il nostro partito è convinto e compatto dietro Fabio Regazzi per tre motivi fondamentali», commenta il presidente del Centro Fiorenzo Dadò. Il primo è che «in questi anni Regazzi ha dimostrato di saper costruire e dialogare con tutti. Basti pensare al congedo paternità, al tentativo di innalzare l’età pensionabile che non ha appoggiato, alla nuova legge contro le punizioni corporali sui bambini per la quale ha avuto un ruolo determinante nel convincere una maggioranza, e ancora ultimamente alla questione dei rustici vinta al fotofinish. Queste sono tutte dimostrazioni che Regazzi è un politico capace di unire e creare consenso da destra a sinistra».
Per Dadò, e siamo al secondo motivo, «Regazzi dopo dodici anni di Consiglio nazionale ha maturato l’esperienza necessaria per rappresentare non solo il Centro a Berna, ma proprio il Ticino alla Camera dei Cantoni». Infine, c’è da rispondere per il presidente del Centro anche a una questione di equilibrio: «È importante che siano rappresentati sia Sopraceneri sia Sottoceneri, come è stato per anni con Fabio Abate e Filippo Lombardi e anche nell’ultimo quadriennio (circa, ndr) con Marina Carobbio e Marco Chiesa».
Dadò non fa un discorso esclusivamente partitico, «anche perché noi Regazzi al Nazionale l’abbiamo già eletto». Il discorso è ‘cantonale’, dal momento che «sarebbe davvero un valore aggiunto per tutto il Ticino, e sarebbe ancora più influente lavorando in una Camera decisiva come il Consiglio degli Stati. Sarebbe un peccato che, a parte alcuni temi molto divisivi, i nostri rappresentanti non lavorassero insieme. Regazzi può garantire tutto questo».
Per l'area rossoverde la candidata al ballottaggio sarà Greta Gysin, in nome dell'accordo stretto tra Ps e Verdi e che avrebbe visto il sostegno dell'area al nome che avrebbe ottenuto più voti al primo turno. Gysin ha superato di ben 3mila crocette il candidato socialista Bruno Storni ed eccola a provare a (ri)conquistare il seggio lasciato libero ad aprile da Marina Carobbio. La co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin è diretta: «I risultati di domenica dimostrano che Greta è l’unica rappresentante donna nella Deputazione ticinese, la sua responsabilità e la sua capacità di profilarsi e proporsi come seconda donna eletta al Consiglio degli Stati può ampliare la visione politica uscita dal voto, è importante evitare che si consideri il sentimento della popolazione unilaterale e schiacciato a destra». Quindi, «siamo con convinzione assieme a Gysin per condurre questa battaglia, perché chi è stato rieletto ieri a destra faceva già parte di maggioranze e non hanno avuto alcuna volontà di cambiare le cose in tutti questi anni. Serve fare un varco di luce per trovare, con pragmatismo, soluzioni percorribili». E sono sicuri, nei Verdi, del sostegno socialista alla causa d’area? «Sì, sono sicura che l’area risponderà in modo positivo esattamente come quattro anni fa quando abbiamo sostenuto convintamente Marina Carobbio».
La conferma arriva perentoria dalla copresidente del Ps Laura Riget: «Come da accordi presi con i Verdi, appoggeremo in maniera compatta Greta Gysin al ballottaggio. Per quanto riguarda la campagna ci saremo e daremo senz’altro il nostro contributo. A breve ci coordineremo con i Verdi». Nella tornata del 2019 era comunque tutta un’altra storia… «Sapevamo che sarebbe stato estremamente difficile confermare il risultato di quattro anni fa, conseguito anche per una serie di fattori contingenti: l’onda verde, l’onda viola che ha spinto molto la rappresentanza femminile e Marina Carobbio presidente del Consiglio nazionale. Siamo comunque molto motivati e determinati perché agli Stati venga mantenuto il seggio dell’area rossoverde. Durante la campagna sarà per noi molto importante insistere su temi come per esempio i premi di cassa malati, il salario minimo legale e la protezione dell’ambiente: temi che Gysin incarna».
La partecipazione di Amalia Mirante di ‘Avanti con Ticino & Lavoro’ potrebbe portare via voti all’area rossoverde? Riget: «In questa campagna elettorale è emerso chiaramente che le posizioni portate avanti da Mirante e dal suo movimento si differenziano in maniera sostanziale da quelle del Ps e dei Verdi e dunque dell’area rossoverde. Gli elettori dovranno fare una scelta: se vogliono agli Stati chi si batterà fra l’altro per una società paritaria, per premi di cassa malati più bassi e per la protezione del clima, allora devono votare Greta Gysin».
Caustica la replica di Amalia Mirante. «Con la mancanza di Storni al ballottaggio, l’area socialdemocratica, la sinistra moderata non sono per niente rappresentate nel secondo turno per gli Stati – osserva l’economista e deputata al Gran Consiglio –. Non c’è nessun esponente di una sinistra moderna nella quale riconoscersi». Detto questo, Mirante pensa alla campagna per il turno di ballottaggio, dopo aver ottenuto al primo round 13’744 voti. «Staremo e starò in mezzo alla gente per ascoltare, capire e parlare. Mi presenterò come sono e come sono sempre stata: una socialdemocratica, vicina ai problemi concreti dei cittadini. Non parto certo come favorita, ma l’impresa non è impossibile. Me la giocherò sino in fondo, di sicuro farò una campagna per vincere. Perché ci credo e perché come Avanti con Ticino & Lavoro ci crediamo». I temi nelle tappe di avvicinamento al secondo turno? «Il reddito dei ticinesi sempre più basso, un cantone che viaggia a una velocità ridotta rispetto al resto della Svizzera e questo a causa principalmente dei problemi che derivano dalla libera circolazione delle persone, che noi non mettiamo in discussione: stiamo però pagando un prezzo troppo alto e allora serve una compensazione in milioni. Altro tema: più posti di lavoro federali in Ticino».