Polizia unica, rapporto ‘Polizia ticinese’, riforma della Legge sulla polizia: tanti i dossier pendenti nella ‘Giustizia e diritti’. Si cerca una sintesi
Non solo magistratura e relative riforme. C’è anche tanta polizia nei dossier sotto la lente della commissione parlamentare ’Giustizia e diritti’. Basti pensare alla revisione totale, proposta dal governo, della Legge sulla polizia. Ma anche al documento intitolato ‘Polizia ticinese’ ed elaborato dall’omonimo gruppo di lavoro: designato anni fa dal Consiglio di Stato e composto di rappresentanti sia del Cantone sia dei Comuni, è coordinato dal segretario generale del Dipartimento istituzioni Luca Filippini. ‘Polizia ticinese’, un progetto, non definitivo, “di miglioramento della collaborazione tra Polizia cantonale e Polizie comunali”. Che però ha incassato di recente le critiche dei Comuni del Luganese, soprattutto con riferimento alla “nuova” prospettata “governance”. Peraltro lo studio messo a punto dalla squadra di Filippini vuole essere “una valida alternativa” alla Polizia unica. Già, quella Polizia unica (in pratica una Polizia cantonale senza più le PolComunali) di cui sollecita l’introduzione in Ticino l’iniziativa parlamentare depositata nel dicembre 2020 dall’allora granconsigliere socialista Raoul Ghisletta e firmata da altri sedici deputati di partiti diversi: oltre al Ps, la lista include Lega, Plr, Centro, Verdi, Più Donne e Pc. Così quattro anni fa. E oggi? L’iniziativa è sempre pendente in commissione.
Un contesto complesso. La carne al fuoco insomma è tanta, e il presidente della ‘Giustizia e diritti’ Fiorenzo Dadò (Centro) assicura che «tutto il dossier relativo alla polizia, adesso anche arricchito dal rapporto ‘Polizia ticinese’ messo in consultazione, sarà discusso e valuteremo come commissione il modo migliore di procedere». Quello che concerne la polizia, continua Dadò, «è un dossier sicuramente molto importante, considerando anche il fatto che abbiamo già sui nostri tavoli pure la revisione della Legge polizia che andrà valutata anch’essa». Con una postilla, però. Vale a dire che «il settore della giustizia, anche perché molto trascurato negli ultimi anni, resta senz’altro il dossier più urgente da affrontare».
Afferma il deputato liberale radicale e membro della ‘Giustizia e diritti’ Matteo Quadranti: «Resto dell’idea che in Ticino si debba andare verso un solo corpo di polizia. Cosa che si tradurrebbe in un miglior coordinamento e in un’ottimizzazione delle risorse e quindi anche in un contenimento della spesa, aspetto quest’ultimo non trascurabile in un momento difficile per le finanze pubbliche in generale. Senza dimenticare la buona esperienza fatta in cantoni, come Neuchâtel, dove esiste già una polizia unica». Una posizione in linea con quella dell’ex parlamentare, anch’egli del Plr, Giorgio Galusero, già ufficiale della Cantonale. Alla commissione Galusero ha lasciato in eredità una bozza, datata 14 novembre 2022, di rapporto favorevole all’iniziativa di Ghisletta e cofirmatari. Diversi gli argomenti invocati dall’allora granconsigliere a sostegno della realizzazione di una sola polizia in Ticino. Ne citiamo alcuni. “Una sola linea di condotta permetterebbe di impiegare in maniera più mirata e funzionale il personale, razionalizzando gli sforzi e orientando le azioni a seconda delle necessità e dei bisogni, siano essi comunali, regionali o cantonali. Un assetto definito sul modello di polizia unica consentirebbe certamente di ridurre quegli inevitabili doppioni che esistono attualmente e dunque una diminuzione dei costi. La polizia unica permetterebbe un uso più oculato delle risorse, siano esse di personale, logistiche, strutturali o formative”, scriveva Galusero.
«Per me – dichiara un altro esponente del Plr, Tiziano Zanetti, co-relatore in ‘Giustizia e diritti’ sul messaggio governativo concernente la revisione totale della Legge sulla polizia – vanno bene tutte le soluzioni, purché venga garantita ovunque la prossimità, una questione su cui dobbiamo porre l’accento alla luce del tipo di territorio in cui viviamo. Detto questo, auspico che in seno alla commissione vengano chiariti ruoli e situazioni pendenti affinché si instauri una collaborazione con il Dipartimento istituzioni che consenta di costruire qualcosa di concreto in favore del cantone».
Il deputato e commissario leghista nella ‘Giustizia e diritti’ Alessandro Mazzoleni comincia togliendosi qualche sassolino dalla scarpa e – tra le righe – difendendo va da sé il direttore del Di Norman Gobbi: «Il messaggio sulla Legge polizia e il risultato del rapporto ‘Polizia ticinese’ sono lì a dimostrare, assieme magari a quanto messo in campo per la riforma delle Arp, che il Consiglio di Stato qualcosa l’ha fatto eccome, nonostante qualcuno vada in giro a dire sia un governo stanco...». Dopodiché per Mazzoleni, tra iniziativa parlamentare pro Polizia unica e rapporto ‘Polizia ticinese’, il percorso è chiaro: «Prima di tutto è importante che non si esamini la questione solo dal punto di vista tecnico e politico cantonale, ma si dovrà tener conto delle necessità dei Comuni che presentano peculiarità tipiche sia delle grandi città, sia delle piccole realtà di valle. Quindi – continua Mazzoleni – sarà compito della sottocommissione preposta valutare un incontro se non proprio con l’Associazione dei Comuni ticinesi, almeno con una delegazione dei Comuni più rappresentativi». Dialogo, dialogo e ancora dialogo ma con anche un paletto ben piantato nel terreno: la questione finanziaria. Perché «se l’obiettivo è trovare una soluzione che accontenti tutti, non nego la mia preoccupazione per l’aspetto legato al finanziamento. Sappiamo tutti che il grande progetto ‘Ticino2020’, che aveva l’obiettivo di regolare i flussi tra Cantone e Comuni, oggi possiamo definirlo sospeso... e questo – riprende il vicecoordinatore leghista – fa sì che progetti importanti hanno incognite che devono essere chiarite perché il cittadino non può più aspettare i tempi di ‘Ticino2020’». Di conseguenza, «occorre che il Consiglio di Stato, assieme alla nostra commissione e i Comuni, trovino soluzioni finanziarie transitorie». Per Mazzoleni, a ogni modo, «è molto positivo che sia stata lanciata una discussione sulla polizia. Adesso dobbiamo sederci tutti a un tavolo e spiegarci, capirci per trovare una sintesi».
«Di principio rimaniamo per la polizia unica – dice il capogruppo socialista Ivo Durisch –. Il rapporto del gruppo di lavoro ‘Polizia ticinese’ ha comunque un aspetto positivo: definisce bene la differenza tra le competenze della Polizia comunale, che diventerebbe prettamente polizia di prossimità, e quelle della Cantonale, che si occuperebbe dell’interventistica. Ciò ridurrebbe anche i doppioni. È una proposta da non scartare a priori».
Polizia unica sì, no: dibattito annoso. Ora sui banchi della politica c’è il rapporto, come detto non definitivo, ‘Polizia ticinese’. Ventiquattro pagine al netto degli allegati. “Migliorare l’assetto della sicurezza interna nel Cantone rendendolo più efficiente ed efficace; armonizzare i costi e aumentare la professionalità nella gestione dei corpi di polizia”: per perseguire questi obiettivi, si legge a pagina 20, il gruppo di lavoro diretto da Filippini, “ha compiuto un’analisi delle collaborazioni tra la polizia cantonale e le polizie comunali, ha considerato i principi di ‘Ticino2020’ e ha proposto, infine, una soluzione costituita da: una nuova ripartizione dei compiti tra i livelli istituzionali cantonale e comunale, ciò per massimizzare l’efficienza, riducendo potenziali sovrapposizioni” e “una nuova organizzazione tra i vari livelli, ciò per assicurare una governance più efficace”.