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Lega, Udc, Plr, Ps e Centro tutti contenti. Ciascuno a modo suo

A. Bignasca: ‘Il caso Gobbi ci ha ricompattati’. Marchesi: ‘Crescita continua’. Sirica: ‘Reggiamo bene’. Speziali: ‘Sempre più primi’. Dadò: ‘Felice’

Risultati e prospettive
(Ti-Press)
14 aprile 2024
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Il risultato più atteso di questa domenica di elezioni comunali arriva alle 18:31. A Lugano il sindaco uscente, il leghista Michele Foletti, è davanti all’alleato (allo sfidante alleato... un ossimoro), il democentrista e consigliere agli Stati Marco Chiesa: 827 voti personali di differenza. «Non avevo dubbi sulla riconferma come sindaco di Michele – dice una comprensibilmente soddisfatta Antonella Bignasca, ai vertici del movimento di via Monte Boglia, nonché leghista della prima ora –. L’avevo detto anche a scrutinio in corso. Anzi, mi aspettavo uno scarto maggiore, più di mille voti». Foletti «è diventato sindaco in un momento difficile (la morte di Marco Borradori, ndr) e credo che tutti abbiano apprezzato il lavoro che ha fatto in questi anni. Ancora non ho verificato, ma penso che abbia preso molti voti anche dall’esterno, voti di apprezzamento. Ha quindi senz’altro meritato questa conferma. Un sindaco uscente che lavora bene, tendenzialmente viene riconfermato. E così è accaduto». E poi, aggiunge l’ex deputata al Gran Consiglio riferendosi a Chiesa, «fare il sindaco e il consigliere agli Stati non è possibile, si può dire quello che si vuole, ma a Lugano non è possibile. Ritengo che di questo l’elettorato abbia tenuto conto». Insomma, questa «è la sua vittoria, la vittoria di Michele come sindaco (presentatosi per la prima volta agli elettori come sindaco uscente, ndr) per il lavoro che ha svolto in questi anni».

Quella di Foletti è una vittoria, per usare le parole di Bignasca, che rafforza l’alleanza con l’Udc o che può provocare qualche mal di pancia ai cugini per il fatto che Chiesa non si sia piazzato davanti al sindaco uscente? «Penso che Chiesa – riprende Antonella Bignasca – sia contento di essere in Municipio a Lugano, evidentemente non lo è Tiziano Galeazzi per essere rimasto fuori. Sono da sempre favorevole all’alleanza tra Lega e Udc». Ribadito il concetto, osserva: «Dove siamo andati da soli abbiamo, tendenzialmente, migliorato e riconfermato i quattro sindaci, salvo Tenero dove Marco Radaelli non si è ripresentato. E cioè i sindaci di Blenio, Bioggio, Torricella-Taverne e appunto di Lugano. Laddove ci sono le persone che lavorano bene si fanno i voti. Non si scappa, l’equazione, semplice quanto si vuole, è questa». Nei municipali dei principali centri la Lega ha mantenuto le posizioni. Non solo a Lugano. Ma anche a Locarno con Bruno Buzzini, a Bellinzona con Mauro Minotti, a Chiasso con Stefano Tonini. E a Mendrisio, città nella quale Lega e Udc correvano separati, «per Caverzasio è una grande vittoria! – commenta Bignasca –. La sua rielezione non era scontata. E invece è finita uno a uno, un seggio a noi e uno ai democentristi».

Dunque il caso Gobbi non ha inciso sul risultato della Lega, perlomeno riguardo ai Municipi (domani si conosceranno i risultati della corsa ai legislativi locali). «Come lo chiamate voi, il caso Gobbi ha ricompattato la Lega – sottolinea Bignasca –. L’incidente stradale avvenuto lo scorso novembre, e che viene fuori tutto a un tratto a poche settimane dalle elezioni comunali, la grande attenzione mediatica, l’apertura di un’inchiesta penale, dalla quale sono convinta che non salterà fuori niente, ha, ripeto, ricompattato la Lega. Certamente la questione procuratori pubblici (la recente nomina di due pp ndr) ci ha fatto perdere dei voti, ma il caso Gobbi no e quando viene attaccata la Lega sa fare squadra». Di più: «Per le prossime elezioni cantonali partiremo con fiducia da qui, dai risultati odierni», preannuncia Bignasca.

Marchesi: ‘Continuiamo a crescere e quella di Lugano non è una battuta d'arresto, anzi’

Questa di Lugano è una battuta d’arresto nel costante percorso di crescita che ha accompagnato l’Udc nelle ultime elezioni? Il suo presidente cantonale – e riconfermatissimo sindaco di Tresa – Piero Marchesi non la vede così, anzi. «È abbastanza evidente come la campagna di Marco Chiesa sia stata molto modesta, fatta per entrare in municipio e dare il suo contributo alla lista – dice rispondendo a ‘laRegione’ –. Avrebbe potuto farla più sostanziosa e spingendo di più, ma va bene così». L’obiettivo, prosegue Marchesi, «era confermare i tre seggi, sostenere un sindaco come Foletti che ora, a posteriori si può dire, ha lavorato bene e merita, ed è andato tutto per il verso giusto». Ma davvero davvero, considerato che comunque i democentristi hanno messo in campo un pezzo da novanta come il già presidente nazionale Chiesa? «Come presidente cantonale se Chiesa oggi fosse finito davanti avrei avuto qualche grattacapo in più...», risponde Marchesi che evidentemente comprende come gira il mondo.

Ciò detto, l’area Lega/Udc tiene. Eccome. «La situazione di Lugano è emblematica, dove i nostri partiti hanno obiettivi comuni, fanno una lista senza litigare, non abboccano ai media che cercano giustamente di mettere zizzania tra candidati, le cose possono andare bene. In altri comuni, invece, dove non si va d’accordo e ognuno tira la coperta dalla propria parte non si va lontani». A ogni modo, «dopo elezioni cantonali e federali molto positive abbiamo ottenuto 10-11 seggi in più nei municipi». Che caccia via.

Certo è che se, parlando di Comuni dove non si fa d’accordo, succede come a Mendrisio dove sia il democentrista Cerutti (ex Plr) sia il leghista Caverzasio vengono confermati... «È molto positivo perché questo seggio non era Udc, lo ha acquisito in corso di legislatura e oggi l’ha confermato per volere del popolo», replica Marchesi. Che pensa già al domani: esaurita la campagna elettorale di questo anno e mezzo, adesso nei municipi si dovrà lavorare. Che Udc sarà quella dall’altro lato della barricata, lato che comincia a rimpolparsi? «I municipali – spiega quindi Marchesi – devono sapere che chi è seduto in consiglio comunale ha un altro ruolo, e di conseguenza il confronto dovrà averlo anche coi consiglieri del suo partito. Quando un municipale Udc dovrà difendere la posizione del collegio, anche se non la condivide al 100%, e il gruppo democentrista non sarà d’accordo combatterà questa proposta».

Sirica: ‘Da soli bene, le liste rossoverdi arretrano: serve incontrarsi e riflettere’

L’analisi che offre da noi interpellato il copresidente Fabrizio Sirica è su due piani, quello dei poli urbani e quelli dei piccoli centri. E non mancano autocritica e presa di coscienza per l’area rossoverde non sia un buon momento. Ma per l’area rossoverde, perché invece il Ps sembra veleggiare bene.

Con ordine. «Nei centri urbani avevamo diverse insidie davanti come Partito socialista, la prima era Lugano. Alcuni commentatori dicevano che il nostro seggio era a rischio – ricorda Sirica –, noi eravamo sereni ma il timore poteva starci... e invece noto un quasi 17% preso come Ps e alleati di sinistra, quindi lo 0,5% meno rispetto a tre anni fa ma senza un intero partito come alleato». Dove l’intero partito non menzionato, per ora, sono i Verdi. Tornando ai poli, «a Locarno nonostante l’incognita rappresentata da Avanti e Bruno Cereghetti, che ha fatto una discreta votazione per un movimento personalistico, non abbiamo perso niente. A Bellinzona confermiamo la superpotenza di Mario Branda con il sindacato e manteniamo la percentuale, quindi per quanto riguarda le città c’è soddisfazione per la tenuta del partito».

Detto dei poli, si passa al resto. E qui dal dolce si va passa all’amaro, se non al fiele. Perché «per quello che riguarda le liste Ps, con altri movimenti di sinistra, dove siamo andati da soli abbiamo confermato la tenuta, senza svarioni». Il dato che però Sirica definisce «estremamente negativo» è che «fuori dai poli urbani le liste rossoverdi sono andate incontro a una sconfitta che non si può non osservare, abbiamo perso una decina di municipali nei piccoli comuni, e se si contano pesano». E qui, Sirica non ci gira attorno, «c’è insoddisfazione». I motivi dove sono da cercare? «Per me l’analisi è molto chiara – dice il copresidente del Ps –, tre anni fa siamo avanzati con una vittoria inaspettata di 11 seggi fuori dai centri urbani. Oggi perdiamo quella decina. L’onda verde che ci aveva spinti in quei vari municipi è rinculata, e il banco di prova di questa analisi è che dove i Verdi sono andati da soli hanno perso quei 2, 3, 4 punti percentuali che vediamo mancare nelle liste rossoverdi». Pertanto, «è un problema che assumo come dato significativo di un peso minore dell’area rossoverde. Con la giusta autocritica dal lato Ps». D’accordo, e adesso? «Adesso è tutto a caldo – risponde Sirica –, ho già annunciato per i prossimi mesi la richiesta di un incontro ai Verdi per fare un’analisi complessiva di queste tre tornate prima del nostro congresso (in programma sabato 8 giugno, ndr) per riflettere insieme. Una delle criticità emerse dalla nostra base è che non si è visto molto il progetto in quanto tale, bisogna costruirlo e siamo agli inizi. Queste comunali sono un termometro utile anche per capire come applicarlo con coerenza e costanza».

Bourgoin: ‘A Locarno colpa di Avanti’

Concetto che la deputata e co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin ribadisce: «Sembra confermarsi una tendenza in atto dalle elezioni cantonali e poi da quelle federali e cioè un calo di voti per l’alleanza rossoverde: un giudizio definitivo lo potremo però formulare domani quando verranno comunicati i risultati per i consigli comunali». I Verdi perdono un municipale (Pierluigi Zanchi) nell’unica città dove gli ecologisti erano rappresentati a livello di esecutivo. «Inutile fare delle dietrologie, la spiegazione di quanto avvenuto a Locarno sta nella presenza di Avanti con Ticino&Lavoro che ci ha portato via dei voti», sostiene Bourgoin: «Siamo comunque entrati in municipio a Coldrerio e abbiamo mantenuto il seggio in quello di Balerna. Considerando Locarno, marciamo sul posto. Ma gli esecutivi non sono per noi un tema, quello che ci dà la temperatura come partito sono i legislativi».

Speziali: ‘Eravamo la prima forza, siamo ulteriormente cresciuti’

La soddisfazione in casa liberale radicale è evidente. «Devo dire che siamo rimasti sorpresi a partire come prima forza del Cantone per poi ulteriormente aumentare la presenza nei municipi, sia nelle valli sia nelle zone urbane» sottolinea il presidente Alessandro Speziali. Questo «vuol dire che il Plr si conferma partito del territorio, dei bisogni concreti e anche un partito che sa rinnovarsi». Perché «se pensiamo al Locarnese, abbiamo avuto brillantissime conferme come Nicola Pini che diventa sindaco a Locarno ma anche novità come il sindacato di Renato Mondada a Minusio. Penso, quindi, al grande lavoro fatto dalle sezioni con le quali noi, come partito cantonale, abbiamo lavorato gomito a gomito, sollevando spesso e facendo nostri problemi molto sentiti nelle regioni, su tutti pensiamo alla mobilità». E ancora: «Questa soddisfazione aumenta se pensiamo al periodo che stiamo attraversando, con una continua nascita di nuove liste e la frammentazione politica: un partito storico come il nostro rimane fondamentale e un punto di riferimento delle persone», rileva Speziali. Al punto che «quello che vediamo è che spesso gli eletti liberali sono eletti con cifre molto alte, mi sento onorato di avere nel partito persone che godono di così tanta fiducia della popolazione».

Bene, adesso come si può tradurre questo successo nell’azione di un partito cantonale che nelle ultime tornate non è andato in maniera così entusiastica? «Alle federali siamo tornati a crescere con la lista al Nazionale dopo vent’anni – puntualizza Speziali –, cercando di tradurre le nostre priorità in temi concreti. Quando si parla di temi concreti come traffico, scuola e quotidianità i cittadini lo notano e il nostro partito diventa un riferimento. Quello che vedo è un assoluto bisogno di applicare meglio in Gran Consiglio la necessità di concretezza che c’è, anche se a livello locale il discorso demagogico per forza di cose viene depotenziato dal momento che i risultati i cittadini li notano aprendo la porta di casa». Quello che il Plr continuerà a fare, assicura Speziali, «è continuare a portare avanti i nostro valori senza cedere alla demagogia e alle illusioni, sarebbe tradire la nostra storia e il nostro futuro».

Dadò: ‘Sezioni e candidati hanno fatto un lavoro egregio’

«Sono molto soddisfatto! – esclama il presidente del Centro Fiorenzo Dadò –. Le elezioni comunali hanno confermato il buon trend del partito, iniziato con le elezioni cantonali e ribadito da quelle federali. In questa tornata abbiamo conquistato addirittura maggioranze assolute e dei seggi in città e comuni importanti». A proposito di città, a Locarno il Centro ha raddoppiato, riconquistando un seggio. «Questo risultato arriva dopo l’ottimo lavoro svolto dalla sezione e dai candidati», evidenzia Dadò. Un trend positivo, da ricondurre a quali fattori? «È un insieme di cose: nelle comunali 2024 sezioni e candidati, ripeto, hanno fatto un lavoro egregio. Se pensiamo alle Cantonali e alle Federali, ci sono stati il cambiamento del nome (da Ppd a il Centro, ndr), ma anche un cambio di passo nel modo di far politica, individuando temi precisi e sentiti dalla popolazione. Se continueremo con questo impegno ai vari livelli, arriveranno, ne sono certo, altri risultati».