La proposta di riduzione del numero dei membri dell'esecutivo, contenuta in una mozione, non trova consenziente l'attuale amministrazione
Non è il momento di tagliare il numero dei municipali. È la conclusione alla quale giunge, nella risposta alla mozione presentata dal consigliere comunale brissaghese Claudio Jelmoni lo scorso 1° luglio, l'esecutivo del borgo di confine. Jelmoni, lo ricordiamo, in sintesi chiede di portare da 7 a 5 il numero di municipali a partire dal quadriennio 2028-2032. Proposta a onor del vero non nuova (già un decennio fa era stata discussa e bocciata) che il Municipio non ritiene affatto opportuna per tutta una serie di motivi.
Innanzitutto, si legge nelle osservazioni dell'Amministrazione, l'attuale composizione a 7 è essenziale per garantire una rappresentanza equilibrata di tutte le forze presenti sulla scena politica locale e assicura la possibilità di esprimersi sui vari temi a tutte le sensibilità politiche, sociali e ambientali del Comune. Portare a 5 il numero di membri dell'esecutivo rischierebbe, dunque, di trascurare alcune fasce della comunità. Sempre secondo il Municipio, il notevole lavoro con il quale oggi l'Amministrazione di un Comune è confrontata può essere meglio affrontato se vi è una distribuzione equilibrata dei compiti e un processo decisionale più condiviso, evitando di sovraccaricare ciascun membro di eccessivi oneri. A tutto vantaggio anche della possibilità di meglio poter approfondire le varie problematiche sul tappeto. Il numero attuale permette inoltre di valorizzare al meglio le singole specifiche competenze dei municipali, garantendo un approccio più mirato. Anche in questo caso, caricare sulle spalle di pochi membri dell'esecutivo più competenze arrischia di compromettere l'efficacia dell'azione amministrativa.
Nella sua risposta, il Municipio ricorda pure che la cura dimagrante che ha interessato il legislativo nel 2014 (i consiglieri comunali sono passati da 30 a 20) non ha comportato una diminuzione delle responsabilità sulle spalle dei municipali. Anzi, al contrario, le nuove sfide che l'ente pubblico si trova ad affrontare richiedono una struttura organizzativa solida e ben strutturata, pena il rischio di trovarsi a doverle esaminare in modo non adeguato.
Insomma un'eventuale riduzione dei membri della compagine municipale nuocerebbe al buon funzionamento dell'Amministrazione. Da qui il ‘no’ all'idea.