Case secondarie private in affitto per massimo 90 giorni. Censi: ‘Cambiare destinazione dell’immobile? Tornare indietro potrebbe non essere scontato’
Per un privato affittare la propria casa secondaria in Ticino sarà un po’ più difficile quest’estate. O meglio: lo potrà fare alle stesse condizioni del passato, ma per un massimo di 90 giorni. È la novità introdotta nel febbraio 2022 da quella che è stata chiamata ‘Lex Airbnb’, in realtà una modifica puntuale del Regolamento d’applicazione della Legge edilizia. Di unica competenza del Consiglio di Stato. Un cambiamento fatto per cercare di limitare (o meglio, regolamentare) l’espansione incontrollata delle piattaforme online come Airbnb ma che ha suscitato diversi malumori. Tra questi quello dell’Associazione case e appartamenti di vacanze Ticino (Acav), che ha segnalato una serie di problematiche e difficoltà: «Con questo limite di novanta giorni si obbliga il proprietario di una casa secondaria a fare un cambio di destinazione se vuole affittarla per un periodo maggiore», spiega Andrea Censi, neopresidente dell’Acav. «E novanta giorni non sono molti. Meno di una stagione estiva ‘piena’. Il rischio è che anche le tasse di soggiorno diminuiscano, perché gli affittuari sono costretti a limitare il periodo di disponibilità della struttura. È insomma un sistema che va a svantaggio di tutti».
La soluzione, per un privato che vuole affittare il suo stabile per un periodo maggiore, è quella di convertire la destinazione della struttura: rinunciando allo ‘status’ di casa secondaria a uso privato e assoggettandosi quindi anche alla legge sugli esercizi alberghieri. Ma questo, afferma Censi, «genera molteplici incertezze. Quale dovrebbe essere la destinazione? Se si tratta di una casa di vacanze si potrà tornare allo stato di partenza? In caso negativo qual è il motivo, dato che l’abitazione viene usata come casa di vacanza anche dai turisti? Si tratta di un processo per certi versi ‘irreversibile’», avverte Censi. Domande delicate. Questo perché le località di vacanza, dove si trova buona parte delle case secondarie, sono infatti soggette alla ‘Lex Weber’ che limita il numero di case secondarie a un massimo del 20% del totale. «Una percentuale che in molti casi è abbondantemente superata. Quindi – prosegue il presidente dell’Acav – se qualcuno decide di trasformare la destinazione della propria casa secondaria in immobile commerciale deve avere le rassicurazioni del caso. Non può farlo a scatola chiusa. È necessario che abbia la garanzia che in futuro potrà ottenere un permesso per tornare allo ‘status’ precedente». Un problema – segnala l’associazione case e appartamenti di vacanze Ticino – per chi vorrebbe affittare la casa secondaria per qualche anno, magari per far fronte a una spesa, e poi tornare a sfruttarla per le proprie vacanze.
In ogni caso, ci tiene a precisare Censi, «l’atteggiamento dell’Acav vuole essere proattivo. Recentemente abbiamo aggiornato statuto e obiettivi, lo scopo è quello di diventare un Ente il più inclusivo possibile, che possa dialogare con i vari attori del settore turistico per capire quali sono i problemi e trovare delle soluzioni condivise». Tra gli obiettivi: far conoscere il settore delle case private in affitto sulle piattaforme, soprattutto a livello istituzionale. «Non è un settore che opera nell’illegalità. Questi operatori, soprattutto i piccoli, magari non vivono nemmeno in Ticino o non sono informati sulla legislazione cantonale e quello che può offrire. Come associazione vogliamo quindi essere anche un canale informativo», precisa Censi. «A differenza di quello che si pensa, case e appartamenti di vacanza non sono in concorrenza con gli hotel. Sono due offerte diverse per due tipi di clientela diversa e che si completano per mantenere il primato di regione turistica regina in Svizzera... Quello che vogliamo è essere categorizzati come qualcosa di complementare all’offerta alberghiera, che porta anche benefici per la ristorazione, per le attrazioni turistiche (musei, impianti di montagna), negozietti di paese, commerci, prodotti locali e altro ancora. Spesso – aggiunge il presidente dell’Acav – chi soggiorna in una casa o appartamento di vacanza poi sfrutta bar e ristoranti della zona».