Aster Rotondi, direttore dell'Ance di Como (costruttori edili), sostiene le richieste per regole d'appalto che riducano preventivamente il rischio di abusi
«Quelli denunciati dai costruttori ticinesi sono abusi che ben conosciamo, in quanto si sono verificati e continuano a verificarsi anche in Italia – afferma Aster Rotondi, direttore dell’Ance (Associazioni nazionale costruttori edili) di Como -. Per cui comprendo, e condivido, la richiesta che in vista dei lavori per il raddoppio della galleria autostradae del S. Gottardo, i nostri colleghi ticinesi hanno rivolto al governo elvetico per avere bandi di gara in grado di garantire tutti i soggetti interessati: le imprese e i lavoratori».
In Ticino, si sostiene che il mercato del lavoro è degenerato, come denunciato da più parti e soprattutto ai danni dei lavoratori italiani, distaccati in Svizzera per il tempo necessario per portare a temine l’opera: è successo anche sul cantiere del Monte Ceneri, nell’ambito dell'Alptransit. Se fatti analoghi si sono registrati anche a Como, così come in diverse comuni italiani, come evitare che ciò possa accadere? «Rispettando il codice europeo degli appalti», risponde Rotondi. «Codice che prevede norme molto severe, perchè anche in Italia ci sono aspetti legali da rispettare».
Alle gare di appalto per lavori che comportano spese importanti possono partecipare anche imprese edili svizzere, per il tramite di Associazioni temporanee di imprese: la capofila deve avere la sede legale in uno dei Paesi dell’Unione europea.
L’attuale codice degli appalti, risale al 2016 e con numerose novità rispetto a quello precedente. Fra le novità più significative l’introduzione più rilevante ha riguardato l’Anac (Attività nazionale anticorruzione) che nello specifico ha focalizzato la sua attenzione su alcuni aspetti degli appalti, primo fra tutti i subappalti, non di rado affidati a imprese controllate dalla criminalità organizzata. Imprese senza regola su due aspetti importanti: quello della sicurezza nei cantieri e sul trattamento economico, con lavoratori in nero e sfruttati. Fenomeni che, statistiche alla mano, sono calati, anche se continuano ad essere presenti.
«Situazioni come quelle denunciate in Ticino, che hanno spinto i nostri colleghi a chiedere misure per evitare che possano ripetersi, da noi sono maggiormente presenti negli appalti per lavori che non vanno oltre i 100 mila euro – continua il direttore dell'Ance di Como –. Appalti solitamente assegnati a imprese in base al criterio del prezzo più basso. Un criterio che riduce la discrezionalità del committente e che sempre più spesso si dimostra sbagliato, in quanto dietro gli appalti concessi a coloro che hanno offerto il prezzo più basso si annidano i rischi di abusi ai danni dei lavoratori». Come se ne esce, pensando anche alla richiesta del gruppo di lavoro ‘CostruzioneTicino’? «Mettere in atto misure di contrasto, indipendentemente della nazionale delle imprese – risponde Rotondi –. Come? Prevedendo severe misure in materia di controlli e verifiche già a monte, per fare in modo che la scelta della impresa a cui assegnare i lavori sia la più oculata possibile, e seguire con attenzione l’esecuzione dei lavori»'. A questo proposito il rappresentante delle imprese edile comasche («ce ne sono parecchie che hanno lavorato e continuano a lavorare in Ticino») non manca di sottolineare il fatto che i controlli nei cantieri a causa della carenza di ispettore del lavoro sono insufficienti.