Mendrisiotto

Tra il personale dell'Osc c’è ’delusione e rabbia'

I tagli decisi a livello cantonale preoccupano anche il settore della sociopsichiatria: ‘Il lavoro aumenta, il personale no. È così da anni’

Un momento dell’incontro a Casvegno
(Ti-Press/Elia Bianchi)
29 febbraio 2024
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Bastano due parole e pochi ideogrammi agli operatori dell'Osc, l'Organizzazione sociopsichiatrica cantonale, a Mendrisio, per far capire in modo inequivocabile come la pensano sulle misure messe in campo al livello cantonale. Sullo striscione che una delegazione del personale srotolerà al corteo, a Bellinzona, si legge: ‘Il lavoro ⇑ Il personale ⇓’. Del resto, è da anni che da quelle parti si vede aumentare la mole di impegni e diminuire la forza lavoro. Tra i dipendenti dell'Osc è ormai una sorta di pensiero unico. Se lo sono ripetuto anche oggi, giovedì, al momento di incontro che al Teatro a Casvegno ha preceduto la manifestazione generale, riunendo un folto numero di persone.

‘Delusione e anche rabbia’

Quali sono oggi i vostri sentimenti? «Delusione. Preoccupazione – ci mette a parte Michel Petrocchi, membro della Commissione del personale Osc, presieduta da Valentino Garrafa –. E questo per un lavoro che si vuole continuare a fare bene ma per il quale vengono erogate sempre meno risorse: una contraddizione. Quindi si vive tutto questo con un senso d’ingiustizia e anche di rabbia», ammette.

Nel vostro settore quale impatto avranno le decisioni prese dalla politica? «La mancata sostituzione del 20% dei partenti significa che sempre meno persone dovranno assumersi sempre più lavoro, che all'Osc sta crescendo da anni: è un dato di fatto – chiarisce Petrocchi, educatore –. Se si vuole pretendere di assicurare le nostre mansioni con meno personale, vuol dire non prendere in considerazione che la qualità del lavoro peggiorerà. Tutto questo sarà a carico anche dei dipendenti pubblici, i quali dovranno operare in condizioni peggiori, quindi con un maggior rischio di burn-out e di aumento del numero di ore di malattia e con più probabili partenze verso il settore privato».

E il carico di lavoro aumenta

L'Osc, insomma, è sempre più sollecitata. «Pensiamo al malessere dei giovani, alla società più fragile, a situazioni sempre più complesse anche tra gli adulti. La presa a carico di queste problematiche è complicata: occorre un approccio multidisciplinare – ribadisce –. Bisogna poter finanziare un lavoro di questo tipo, se lo si vuole fare. Se no, che si abbia il coraggio di dire che non c'è questa volontà. Come Stato bisogna assumersi la responsabilità: vogliono delle cure di qualità o dei palliativi?».

Accanto alle preoccupazioni per il futuro del Servizio, ci sono poi quelle per il valore dato al lavoro in se stesso. «Lavoro che non ci viene riconosciuto: niente rincaro, la questione delle pensioni in sospeso, tagli che vanno avanti da 30 anni – ricorda Petrocchi –. Tutto questo umilia e svilisce il lavoro pubblico. In più ci tacciano di essere dei privilegiati. Ma se vogliamo poter contare su personale con delle competenze adeguate per un certo tipo di lavoro, occorre riconoscere una paga giusta. D'altra parte, la scala salariale del 2017 l'hanno portata avanti tutti i partiti e i sindacati. E ora ci si lamenta che i giovani prendono troppo poco. Ma chi ha usato la lima? Non si può prima votare la pianificazione sociopsichiatrica, poi smontarla».