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Riciclaggio milionario tra Bergamo e Lugano, quattro condanne

I fatti risalgono a oltre dieci anni fa. Principale imputata, condannata a 5 anni, una imprenditrice che all'epoca dei fatti risiedeva a Sorengo

Coinvolte anche alcune banche luganesi
(Ti-Press)
9 luglio 2024
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Quattro pesanti condanne per riciclaggio di una dozzina di milioni di euro da Bergamo a Lugano. Soldi passati da tre società edili su sei conti correnti di altrettante banche (quattro in riva al Ceresio, una a Singapore e una a San Marino). Una volta ripuliti attraverso operazioni transnazionali, sono stati reinvestiti in una sfilza di immobili. La sentenza di condanna di primo grado, pronunciata nella tarda mattinata dai giudici del Tribunale orobico, arriva a oltre dieci anni dai fatti, di cui si è avuta notizia nel 2017, dopo l’operazione Pecunia Olet. L’inchiesta inizialmente era a carico di sei indagati (padre, madre e due figli bresciani) e due consulenti ticinesi, usciti dal processo nel 2022 a seguito di un non luogo a procedere, in quanto non è possibile processare in Italia cittadini svizzeri per reati compiuti nella Confederazione. Al centro della vicenda una 47enne imprenditrice che all’epoca dei fatti risiedeva a Sorengo (titolare di un permesso B). Nel corso dell’inchiesta, per rogatoria, su banche svizzere era stata sequestrata una decina di milioni di euro riconducibili alla donna. Gli investigatori della Guardia di Finanza di Brescia avevano accertato che i soldi erano rimbalzati fra Calcio (Bergamo), San Marino, Singapore e Lugano. La donna è stata condannata a cinque anni e quattro mesi, cinque anni al padre, quattro anni e quattro mesi sia alla madre che al fratello. Condanne superiore alle richieste dell'accusa, che per la donna aveva chiesto quattro anni e tre mesi e tre anni e un mese per gli altri tre imputati. I giudici bergamaschi hanno disposto anche la confisca di 6,1 milioni euro. L'avvocato difensore Gianbattista Scalvi di Brescia ha già fatto sapere che ricorrerà in Appello.