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Riciclaggio di oro e valuta: chieste sette condanne a Como

L’inchiesta della Guardia di finanza di Como è stata condotta nel periodo compreso fra il 2015 e il 2017 e coinvolge 12 imputati

Coinvolti anche due ticinesi, uno di Pedrinate e uno di Mendrisio
(Depositphotos)
8 novembre 2024
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Sette condanne per complessivi trent'anni di carcere e cinque assoluzioni per insufficienza di prove. Le richieste formulate da Simona De Salvo nel processo in Tribunale a Como nei confronti di dodici imputati (due sono ticinesi) accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzati al riciclaggio e al commercio di oro e al riciclaggio di soldi sporchi (da e per il Canton Ticino).

Accuse inizialmente contestate a ventisette imputati, fra cui quattro ticinesi indicati come i riferenti di quattro agenzie di intermediazioni finanziarie di Lugano e della filiale di Balerna di una banca privata. Tutto ciò a seguito di una vasta inchiesta della Guardia di finanza di Como condotta nel periodo compreso fra il 2015 e il 2017. Le fiamme gialle lariane nel corso dell'indagine avevano sequestrato 25 chili di oro, 6 chili di argento, 299 monili d'oro (a Valenza Po), 2,2 milioni di euro e 576mila franchi, il tutto per un valore complessivo di 20 milioni di euro.

Il fascicolo giudiziario (era stato ridotto a spezzatino) nel corso degli anni ha girato nei Tribunali di mezza Italia, sino a quando la Corte di Cassazione ha deciso che per il reato più grave, cioè quello associativo, la competenza era dei giudici lariani. In questi giorni il processo: stamane le conclusioni dell'accusa. La richiesta più pesante, 7 anni e mezzo, per un 69enne di Trapani. Cinque anni e mezzo (due), quattro e mezzo (due), tre anni e due anni le altre richieste. Per sei imputati l'accusa ha chiesto la condanna per il reato associativo. I due ticinesi per i quali è stata chiesta l'assoluzione non essendo stata raggiunta la prova dell'illecito, sono di Mendrisio e Pedrinate. Le difese puntano a escludere dal processo l'esistenza di una associazione con ‘un unico scopo condiviso’. La sentenza è attesa entro Natale.

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