Il procuratore generale Andrea Pagani accoglie parzialmente l’istanza del legale degli autogestiti Costantino Castelli. L’inchiesta riparte.
La capodicastero Sicurezza della Città di Lugano Karin Valenzano Rossi sarà sentita dalla Magistratura come imputata nel caso della demolizione parziale dell’ex Macello, ventennale sede del Centro sociale autogestito il Molino. Il procuratore generale Andrea Pagani ha infatti parzialmente accolto la richiesta di supplemento di indagini volte ad accertare eventuali responsabilità penali durante la controversa notte fra il 29 e il 30 maggio scorsi. Come noto, il pg ha prospettato circa un mese fa un decreto d’abbandono per l’inchiesta avviata in seguito alla denuncia dei Verdi per le ipotesi di reato di abuso d’autorità; abuso di violazione intenzionale, subordinatamente colposa, delle regole dell’arte edilizia; infrazione alla legge federale sulla protezione dell’ambiente; e danneggiamento. Ora, colpo di scena: l’inchiesta prosegue e la posizione processuale della municipale cambia.
A sollecitare e a ottenere la continuazione dell’inchiesta è stato l’avvocato Costantino Castelli, rappresentante degli autonomi. Pagani non ha invece accolto l’istanza dello stesso legale di interrogare altri testimoni: il consigliere di Stato e capodipartimento Istituzioni Norman Gobbi, il comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi, il comandante della Polizia della Città di Lugano Roberto Torrente e l’ex capodicastero Sicurezza di Lugano Michele Bertini. Il magistrato non ha infatti ritenuto che le loro audizioni possano portare elementi nuovi alle indagini.
Ricordiamo che la municipale – esattamente come l’ex sindaco Marco Borradori, l’allora vice Michele Foletti e i colleghi di esecutivo Filippo Lombardi e Lorenzo Quadri – è già stata sentita nei mesi scorsi, ma in qualità di persona informata sui fatti. A loro differenza, tuttavia, è stata interrogata più di una volta.