L’associazione XCarona propone un crowdfunding per coprire i costi di manutenzione e un gruppo di lavoro cercare soluzioni concrete
Aprire una raccolta fondi. È questo il prossimo passo che l’associazione XCarona – che a lungo si è interessata al destino della piscina comunale – intende compiere a seguito della decisione del Municipio di Lugano di chiudere la struttura balneare dal 2025. Obiettivo dell’incontro era ripercorrere, insieme ai numerosi presenti all’interno della Galleria La Loggia, la cronistoria della piscina di Carona, snocciolando in particolare il discusso progetto del campeggio glamour, per poi lasciare spazio alle opinioni dei numerosi presenti.
La volontà di raccogliere fondi è stata comunicata da Philippe Blanc, membro del comitato di XCarona. Nel frattempo è atteso anche il riscontro del Municipio all’interpellanza della Sinistra che chiede lumi sulle cifre che stanno dietro all’annunciata chiusura. «L’obiettivo del crowdfunding è quello di riuscire a raccogliere quei circa 350mila franchi che il Municipio di Lugano non intende investire per tenere aperta la piscina», ha spiegato. L’iniziativa nasce «a seguito di diverse sollecitazioni che abbiamo ricevuto da parte di cittadini che si vogliono mettere a disposizione per contribuire finanziariamente ai costi di manutenzione». Per riuscire in questo intento, l’associazione «vuole indire un gruppo di lavoro per cercare delle soluzioni concrete per evitare che si chiuda il centro balneare».
La critica di fondo che XCarona muove al Municipio «è che nonostante abbiamo fatto di tutto per cercare di ragionare insieme, in maniera costruttiva e partecipativa – spiega Nicola Morellato, anche lui membro dell’associazione –, non abbiamo ricevuto ascolto né siamo stati coinvolti. In più, attorno al progetto del Glamping non c’è chiarezza: se inizialmente la Città voleva investire 6 milioni di franchi (uno a carico del Tcs), successivamente i costi sono esplosi, passando da 6 a 10,5 milioni in cambio di un canone di concessione annuo di soli 68mila franchi dal Tcs. In quarant’anni dunque, Lugano incasserebbe appena 2,7 milioni. Non sta in piedi a livello di cifre». Di solito, ha affermato, «il pubblico va dal privato quando non ha i soldi per realizzare. Qui no, è il pubblico che mette i soldi e dà al privato la gestione e per noi è una cosa che non sta né in cielo né in terra».
La cronistoria proposta dall’associazione parte dal 2011, anno in cui Carona si è aggregata a Lugano. «Nel rapporto di Commissione per l’aggregazione si leggeva: “Pure il garantire piena efficienza alle infrastrutture di svago quale la piscina, è un impegno preciso che Lugano si assumerà a pieno”. La popolazione aveva approvato il processo di unificazione, incoraggiata anche da queste promesse». Promesse che, secondo Morellato, non sono state mantenute. «La mobilitazione e l’interesse che c’è oggi per questo tema dimostrano che quanto era stato messo nero su bianco 13 anni fa è stato dimenticato».
Ancora nel 2016, «il Municipio aveva dichiarato di credere nelle potenzialità del centro sportivo di Carona e si era detto disponibile a creare un tavolo di lavoro con alcune associazioni, la Commissione di quartiere, gli albergatori e le società sportive». In pratica, ha raccontato Morellato, «si è trattato di un brainstorming che avrebbe dovuto portare allo sviluppo di un Masterplan di tutto il polo sportivo». Molte le idee che erano emerse: «un parco giochi, un parco avventura, una zona d’incontro 20km/h, un ammodernamento del minigolf, una parete d’arrampicata alla Cava, e addirittura una pista di pattinaggio». Successivamente è arrivato il progetto del Glamping. «Progetto che dopo nostre analisi e riflessioni è stato oggetto di una petizione contro la privatizzazione della piscina di Carona, che secondo XCarona doveva rimanere un servizio a favore della collettività». Le firme raccolte sono state 2’465. Si aggiungono inoltre tre ricorsi al Consiglio di Stato, tra i quali uno che in particolare contesta la variante di Piano regolatore (Pr) di Lugano, sezione di Carona, che avrebbe aperto la strada alla ristrutturazione della piscina e al partenariato pubblico-privato con il Tcs. Ricorso che considera la modifica di Pr in contrasto con norme e legislazione superiori e come un’iniziativa che “privatizza gli spazi oggi pubblici che occuperà”.
«Le opposizioni – ha precisato Blanc – riguardano il progetto Glamping, non la ristrutturazione della piscina. Colpevolizzare chi ha fatto ricorso per la chiusura della piscina, significa non volersi assumere le proprie responsabilità. Non vedo nessun nesso di causalità. Una presenza numerosa come quella di oggi è segno che c’è una forte volontà da parte dei cittadini di vederci chiaro e trovare una soluzione insieme». Non sono mancati tuttavia interventi di critica. «Al momento la proposta è quella, se cerchiamo di ‘ribellarci’ poi il rischio è che si venga ‘ricattati’ come in questo caso. Valutiamo bene se quello che stiamo facendo è nell’interesse del quartiere di Carona o se è una questione, a questo punto, ideologica», ha espresso un presente. «All’utente interessa che ci sia quel servizio pubblico, come è finanziato sono aspetti secondari. Il Municipio ha trovato comunque una sorta di equilibrio. Mi sembra di aver visto molta lotta, che però alla fine ha portato a questo spiacevole risultato», ha commentato una cittadina. Insomma, nella sala il tema era evidentemente molto sentito.
«È curioso – ha concluso Blanc – che proprio nello stesso periodo in cui Lugano ha dichiarato di voler chiudere la piscina, alcuni Comuni ticinesi hanno annunciato importanti investimenti per rilanciare la propria piscina comunale (Chiasso, Tenero, Savosa-Massagno), dimostrando che, anche i Comuni più piccoli comprendono l’importanza di investire per la propria cittadinanza nei servizi pubblici come le piscine, centri sportivi, ricreativi e di svago. Per questo è incomprensibile pensare che Lugano, città più grande del Ticino e nona più grande della Svizzera, non sia invece in grado di valorizzare una piscina di grande pregio, nonché un centro sportivo e ricreativo. Oltrettutto – ha precisato –, l’unico posizionato in zona collinare in mezzo alla natura, al riparo dalle sempre più torride estati cittadine». In conclusione è stata proposta una canzone il cui ritornello cantava così: “Manteniamo la piscina di Carona, non c’è alternativa è la nostra corona; in questo posto ci nuotiamo insieme; rendiamola eterna: è il nostro bene».
In settimana il tema dovrebbe essere trattato anche nella seduta di Consiglio comunale e, forse, verrà data risposta all’interpellanza della Sinistra.