Diciotto bambini della scuola elementare di Capriasca si confrontano sul concetto di cittadinanza attiva
Un progetto-pilota in grado di sviluppare un modulo fruibile da tutti gli istituti scolastici del cantone. Parte, dunque, dal Luganese per poi contagiare tutti gli allievi ticinesi la ‘Scuola di democrazia’. Ieri fra i banchi della terza elementare di Tesserete si è tenuta la prima lezione.
Quale l’incubazione? «Il progetto è nato circa un anno fa – ci risponde il capo della Sezione enti locali, Marzio Della Santa – in occasione di una giornata di studio promossa dall’Associazione dei Comuni svizzeri sulla milizia politica. Attraverso dei workshop ci si era posti la sfida del come coinvolgere i giovani nella politica. Per il Ticino, attraverso la nostra sezione, avevamo indicato la strada di una politica fatta di emozioni positive da far vivere fin dalla più tenera età. Sappiamo bene che spesso i nostri comportamenti sono dettati dalle nostre emozioni e dalle esperienze che facciamo fin da giovani. Normalmente nei primi dieci anni sviluppiamo quei comportamenti che ci accompagneranno sostanzialmente lungo tutta la vita. Quindi vivere un’esperienza positiva ed emozionante può essere un imprinting che domani porterà questi bambini, diventati cittadini, a essere cittadini attivi».
Ma da cosa si differenzia da una lezione di educazione civica? «La differenza – evidenzia Della Santa – è che qui gli scolari identificano un bisogno. Mi spiego meglio, la classe gioca il ruolo del Legislativo; l’Esecutivo invece è rappresentato dal direttore di istituto, Giovanni Carenini, dal docente Lorenzo Mena e dal capodicastero Mathieu Moggi. Divisi in gruppi i bambini dovranno difendere e giustificare le loro proposte. Insieme voteranno quello che riterranno il bisogno più condiviso».
Da una ‘scuola di vita’ più teorica, quindi, «parliamo di un livello più esperienziale» puntualizza il caposezione. Un bisogno – e sta qui la ‘rivoluzione’ – «che verrà poi soddisfatto dal Municipio. In questo senso gli alunni potranno cogliere il frutto del loro impegno. E nel definire questo bisogno (al quale sono posti dei limiti di spazio, di concreta realizzazione, di spesa, di tempo) sensibilizzarli sul fatto che essere un Comune, essere una comunità significa sostanzialmente interessarsi non solo a sé stessi ma anche degli altri».
Simona Corecco, collaboratrice della Sezione enti locali, ha condotto ieri la prima giornata dedicata a ‘Il mio Comune, la mia casa’: «In quella che è stata una prima lezione introduttiva dove lo scopo è imparare divertendosi – ci spiega la nostra interlocutrice – si è parlato del significato del Comune, del suo ruolo, del perché è importante e di chi lo gestisce». Tema non proprio... elementare. Come l’hanno recepito le nuove generazioni? «Più volte abbiamo loro battuto le mani! – è l’entusiastica risposta –. L’argomento in effetti non è fra i più scontati. Abbiamo chiesto ai bambini di scrivere o disegnare la prima cosa che veniva loro in mente parlando di Comune. E sa una cosa? Anziché creargli dei ‘mal di pancia’ piano piano sono riusciti da soli a individuare tutti quegli elementi presenti in un Comune, dall’elemento territoriale e delle persone che lo abitano a quello istituzionale, dall’elemento servizi all’amministrazione».
Bambini oggi, dunque, e cittadini attivi domani: «Abbiamo ragionato non solo a livello comunale, ma anche rendendo attenti gli allievi che il comune è un pezzetto di cantone che a sua volta è un pezzetto della Svizzera. Anche qui attraverso un gioco: abbiamo ritagliato 18 puzzle che potranno poi assembleare e divertendosi conoscere meglio il proprio paese». Non manca di illustrarci i diversi step Simona Corecco: «Il gioco di ruolo parte dall’idea di creare conoscenza e consapevolezza che per funzionare il Comune ha bisogno dell’impegno di tutti. Un contributo che ha inizio dal rispetto delle strutture, dal rispetto del territorio, dal rispetto degli altri. Tutto questo per creare cittadinanza attiva che significa anche impegno nelle associazioni o nel volontariato per esempio. Non quindi un cittadino utente, ma soprattutto una comunità, dove a cuore di tutti vi è la propria casa e il proprio Comune».