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Violenza domestica, la prevenzione di Lugano fa scuola

Risultati incoraggianti nel primo anno dell’iniziativa Vido+, tanto che si sta valutando di estenderla alle altre Polcom

In sintesi:
  • Il progetto è partito oltre un anno fa e ha intercettato 40 situazioni per un totale di quasi 70 persone coinvolte. Una buona parte ha poi accettato di proseguire con la presa a carico e nessun caso è sfociato in reato
  • Karin Valenzano Rossi: ‘I numeri ci sono, ora bisogna consolidarsi e farsi conoscere ulteriormente’
Situazioni da prevenire
(Ti-Press/Archivio)
3 gennaio 2025
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Promosso a pieni voti ‘Vido+’, progetto di prevenzione della violenza domestica. A poco più di un anno dal lancio, nell’ottobre del 2023, l’iniziativa della Città di Lugano realizzata in collaborazione con il Cantone e con l’Associazione comunità familiare sta iniziando a dare i primi riscontri. «Sta funzionando molto bene» ci dice la capodicastero Sicurezza Karin Valenzano Rossi. Talmente bene che a Bellinzona si sta valutando di estenderla anche alle altre Polizie comunali del cantone.

‘Bisogna saper cogliere i segnali’

Restando al presente, la Polcom di Lugano è l’unica – assieme naturalmente agli agenti della Polcantonale – a essere stata formata per affrontare il problema con questa nuova modalità operativa. E non è un caso. Non solo perché l’idea è partita effettivamente dalla Città, ma anche perché di tutti i reati legati alla violenza domestica che avvengono annualmente in Ticino, un quinto si registrano a Lugano. «La necessità c’era e c’è sicuramente – osserva la municipale –, ma come c’erano già dei buoni servizi sul territorio. Era importante non creare doppioni inutili, ma piuttosto qualcosa che potesse legare quanto di buono esiste già». E così, tutte le pattuglie della Polcom sono state formate a osservare un nuovo protocollo, basato sulla valutazione dei rischi di possibili casi di disagio famigliare che potrebbero sfociare in violenza domestica. «Gli agenti devono essere in grado di cogliere eventuali segnali di un problema e indicare le situazioni potenzialmente delicate al gruppo Vido+, che a sua volta effettua una presa di contatto con le persone segnalate, alle quali viene proposta una consulenza. Va precisato che non c’è nessun tipo di obbligo, in assenza di reato. È proprio una forma di prevenzione, di sensibilizzazione se vogliamo».

A curare la formazione, come anche il protocollo, è stato il Centro competenza violenza della Polcantonale diretto da Marina Lang, mentre a Lugano è stato creato un team ad hoc che entra in azione dopo gli interventi di polizia. «I primi risultati sono incoraggianti, e anche la collaborazione con gli altri partner sta andando bene. Proprio per questo, la Polizia cantonale sta valutando di allargarlo, formando quindi anche gli agenti delle altre Polcom». Secondo Valenzano Rossi, è «adeguato affidare questo compito preventivo alle Polizie comunali, perché sono quelle che conoscono meglio il territorio e le persone che ci vivono. Va inoltre considerato che si tratta di un’azione interdisciplinare, non interviene solo la polizia ma anche altri attori». E infatti, a finanziare le prime tre consulenze gratuite al Consultorio familiare è il Dicastero socialità della Città.

Casi intercettati: nessuno è sfociato in reato

Venendo alle cifre. Tra ottobre 2023 e settembre 2024, ci sono stati 40 accertamenti da parte del Centro competenza violenza. Di questi, 34 sono sfociati poi in incarichi al team Vido+ per il follow up. I contatti con persone coinvolte in situazioni di possibile disagio famigliare sono stati 68. Di queste, 45 hanno acconsentito di avere un primo colloquio e 21 – 13 donne e 8 uomini – quelle che hanno accettato di rivolgersi al Consultorio famigliare. «I contatti non riguardano solo potenziali vittime, ma tutti i coinvolti in situazioni delicate, che sin qui sono state prevalentemente legate a contesti di dissidi o disagi all’interno di coppie». Dei casi intercettati da Vido+ «nessuno è sfociato in reato». Ed è proprio in questo ampio spettro, di tensioni e talvolta di possibile anticamera di reato, che si muove il progetto. «È in queste situazioni di conflitto o di possibile conflitto che potrebbe ‘escalare’ che ha senso effettuare il contattato – aggiunge la capodicastero –: le persone coinvolte parlando si aprono e magari le tensioni riescono a stemperarsi oppure si fanno coraggio per chiedere aiuto. Non si vuole essere invadenti, ma segnalare che gli aiuti ci sono».

«Il primo anno d’esperienza è stato positivo, ora bisognerà consolidarsi ulteriormente. I numeri ci sono, ora è importante farsi conoscere e far conoscere i servizi che ci sono». Tra gli obiettivi del futuro prossimo, effettuare una misurazione dei risultati «più scientifica e approfondita in collaborazione con la Supsi». Nel 2022 sono stati circa 200 gli interventi di polizia legati all’ambito domestico nella sola Lugano, ovvero circa 4 a settimana, e di questi 46 sono sfociati in reati. Oggi «si assiste a una flessione nelle cifre, ma non credo che sia ancora legata alla nostra iniziativa, che è ancora molto giovane, ma piuttosto alla fine della pandemia e delle misure a essa legate. Durante il Covid c’era stato un aumento dei casi di violenza domestica». Nell’attesa di avere riscontri statistici più preciso, il prosieguo del progetto è già confermato.

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