Riportiamo la testimonianza di una docente della scuola media superiore del Sottoceneri: 'L'aspetto più bello è l'impegno degli allievi'
La situazione è straordinaria e le scuole stanno testando i supporti informatici e nuove modalità didattiche, anche pensando a un futuro "normalizzato". L'impegno e le forze di tutti sono al massimo: direzioni, docenti e allievi (nonché le famiglie). Tutti confrontati con il lavoro remoto e nuove piattaforme su cui sperimentarlo.
Ma il sistema non regge l'enorme quantità di dati, quindi 'crasha' e non sempre ha la stessa qualità. Questa per S. (nome noto alla redazione) è solo una delle "testimonianze dello sforzo di tutti. Anche i docenti all'ultimo anno di carriera s'impegnano per rivedere le fondamenta e il loro modo di lavorare, per cercare di garantire il miglior servizio possibile". S. è docente in una sezione di scuola media superiore pubblica nel Sottoceneri e ha condiviso la sua quotidianità di insegnante ai tempi del coronavirus.
"Devo dire che l'aspetto più bello sono gli allievi: fanno i compiti, cercano soluzioni, sono pazienti. Almeno per ora. Sarà la novità; sarà che amano la scuola più di quanto non vogliano ammettere". La scuola, racconta, vuole accompagnare gli allievi "far sentire che teniamo al loro impegno e alla loro passione". "Diciamo che l'uomo batte la macchina, anche in questo: se i supporti per ora vanno implementati, la passione di docenti e discenti è più che sufficiente e cerca di supplire a tutto".
La docente racconta che nonostante le difficoltà tecniche, la trasmissione di contenuti in videolezione oppure per mezzo di registrazioni è buona. "Gli studenti possono riascoltare, tornare indietro. Insomma, ognuno ha la possibilità di studiare secondo il suo ritmo".
Tuttavia, l'insegnante sottolinea come "i momenti condivisi restino irrinunciabili". Secondo S. la situazione che si sta vivendo in queste settimane permetterà d'imparare soprattutto che "la lezione in classe è insostituibile, per una quantità di ragioni". Da una parte, "permette di approfittare della competenza creativa dei docenti" e, dall'altra, "dell'interazione necessaria con gli allievi, non solo umana, ma anche culturale".
La lezione in carne e ossa è perciò "l'unico mezzo per realizzare una costruzione reale e condivisa del sapere"; senza dimenticare "la dimensione sociale della scuola". La docente confida che, probabilmente, dopo quest'esperienza, l'informatica affiancherà l'insegnamento tradizionale ("e di certo sarà un bene"), ma aggiunge: "Non vedo l'ora di sentire l'odore dell'aula e i banchi che strisciano assordanti sui pavimenti. Davanti allo schermo manca la vita".